Contro il Parkinson anche la danza e un café

N0n immaginate un bar da cappuccino e brioche: questo è un Café nel senso di luogo di incontro, per sconfiggere l’isolamento e la depressione, favorire il confronto e la partecipazione ad attività di diverso genere. Il primo Parkinson Café di Italia, inaugurato poche settimane fa, e diventato realtà grazie ad una neonata realtà, la Fondazione Silvana e Bruno (fondazionesilvanaebruno.it), senza scopo di lucro, frutto dell’impegno dei coniugi Mastrotto e delle figlie, che insieme hanno voluto mettere a disposizione la loro esperienza personale con la malattia di Parkinson per dare un aiuto concreto ai malati del territorio, circa 200 nel bacino dell’Ulss 5 e 90 nel solo territorio di Arzignano-Chiampo.

 

L'’albero simbolo della Fondazione Silvana e Bruno, opera di un artigiano dell’altopiano di Asiago

L’albero simbolo della Fondazione Silvana e Bruno, opera di un artigiano (Gianluca Bardoa Rodeghiero)  dell’altopiano di Asiago

Siamo in provincia di Vicenza, ad Arzignano. L’idea del Parkinson Café, in via Arciso Mastrotto 107, si ispira alla positiva esperienza anglosassone dove i Parkinson Café esistono – e funzionano – ormai da qualche anno. Un modo per accogliere e rispondere in maniera concreta ad un bisogno sentito.

Taglio del nastro al Parkinson Café

Taglio del nastro al Parkinson Café

Questo vuole essere un luogo aperto di incontro, di condivisone e aggregazione per i malati, le famiglie e tutti coloro che vorranno contribuire e usufruire delle iniziative che saranno inizialmente pianificate grazie alle collaborazioni con professionisti del territorio e all’azione dei volontari: attività motorie prima di tutto, funzionali a favorire la capacità di movimento compromessa dalla malattia e attività ricreative, la lettura di libri e quotidiani, incontri formativi su tematiche specifiche, per sostenere e facilitare la condivisione e la socialità.

Uno spazio dove le iniziative e i ritmi di azione rispetteranno i nuovi tempi e le abilità dei malati che qui, con l’aiuto dei volontari e attraverso il confronto positivo con altri che vivono la stessa situazione, potranno reagire alla malattia e ritrovare il piacere di stare insieme, di uscire e ritrovare se stessi. Cinque i volontari inizialmente coinvolti in questo primo progetto della Fondazione Silvana e Bruno che, grazie al bagaglio di esperienza in ambito sociale o in comunità, supporteranno l’attività del Parkinson Cafè, ma le porte sono aperte anche per nuovi aiuti.

L’apertura, tutti i martedì e i giovedì dalle 9 alle 12, è ormai un appuntamento fisso per oltre una ventina di malati che da inizio mese possono contare anche su due eleva4corsi di attività motoria specifica, estremamente importante in chi è colpito dal Parkinson. L’iniziativa è sostenuta sin dall’inizio dalla dirigenza dell’Ulss 5 e dall’Unità Operativa Complessa di Neurologia dell’Ospedale di Arzignano.

Al Museo Civico di Bassano, intanto, si sono tenute due giornate di (8 e 9 aprile) del progetto Danc(ex)INclusive: ben 3 classi di Dance Well nelle magnifiche sale del museo e poi approfondimenti, workshop e performance, per condividere delle Buone Pratiche, a partire da esperienze sviluppate in Veneto e in Alto Adige da artisti e organizzazioni attive nel coinvolgimento di comunità e persone diversamente abili, proprio attraverso la pratica delle arti performative.

“Dance Well – movimento e ricerca per Parkinson” si basa sull’impatto salutare che la pratica artistica della danza, esercitata regolarmente, può avere sul sistema neurologico, sulle prestazioni fisiche e sulla qualità della vita delle persone con Parkinson o con ridotta mobilità. A oggi sono circa un centinaio le persone che frequentano il progetto e venerdì l’esperienza è stata aperta tutti coloro che hanno voluto provare, in particolare ad alcuni studenti dell’istituto G. A. Remondini e della Scuola Media Vittorelli.

Elevator Bunker, una rappresentazione

Elevator Bunker, una rappresentazione

Fra le testimonanze, quelle di Giovanna Garzotto insegnante di Dance Well, e Adriana Sasso, referente del laboratorio Din Don Down, importante esperienza di teatro handicap, nata a Bassano, che ha visto negli anni il consolidarsi di una vera e propria compagnia stabile, guidata dal regista Pippo Gentile, riconosciuta e apprezzata a livello nazionale e internazionale.

Si è parlato anche di Danceability, con Pierluigi Zolin, una tecnica di danza che può essere praticata da chiunque, accessibile a tutti senza limiti fisici o di età, sottolineando il piacere di muoversi e di danzare insieme in modo spontaneo. Presente anche Matteo Maffesanti, filmaker e regista del collettivo Elevator Bunker, nato nel 2010 a Verona a seguito di numerose esperienze video e teatrali in ambito sociale. Dal Sud Tirolo invece Sonia Ellmunt, con il Laboratorio Artistico “Akzent“, dove persone con handicap residenti nel territorio della Val Pusteria, vengono accompagnate in un percorso artistico attivo, in grado di contribuire allo sviluppo della personalità.