Una carriera nel volontariato: giovani dal Veneto alla Bosnia per imparare la pace e l’imprenditorialita’ sostenibile

Ridare colore e dignità alla cancellata della casa di una famiglia fragile, a Banja Luka, oppure rimettere a nuovo un parco giochi a Sarajevo. Un gruppo di giovani volontari veneti (con la Caritas diocesana di Vittorio Veneto, Treviso, in veste di organizzatrice) ha dedicato parte delle vacanze alla propria formazione, tramite il volontariato, insieme ad altro giovani  albanesi e bosniaci, coinvolti nel progetto europeo Inside . Un viaggio che si ripete ogni anno: è dai tempi della guerra in Croazia e delle carovane umanitarie dirette a Sisinac i rapporti della Caritas di Vittorio Veneto con i Balcani proseguono ininterrottamente. E, nel tempo, si sono evoluti, hanno preso le forme di campi di volontariato, ma anche di occasioni di scambio e formazione. E di lavoro.

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Da 11 anni di seguito che Caritas Vittorio Veneto organizza campi estivi di formazione e servizio in Bosnia Erzegovina, a consolidare un legame di solidarietà stretto ai tempi della guerra civile dell’ex Jugoslavia e mai sciolto. Quest’anno, in particolare, due campi (oltre a quello di Banja Luka, su pace e guerra, uno del tutto nuovo a Sarajevo sul tema dell’ambiente, che si conclude oggi, 30 agosto) hanno coinvolto una ventina di ragazzi e ragazze dai 18 ai 25 anni.

caritasA Banja Luka in Bosnia, dieci giorni di formazione e servizio si è discusso di come imparare a costruire la pace e tuffarsi nel dialogo tra culture e religioni in una terra con lunga convivenza di culture e religioni (e non sempre di conflitto come 25 anni fa) e poi riportare questo patrimonio a casa, nel proprio territorio e essere costruttori di dialogo anche a Nordest, dove l’esperienza di convivenza è minore. Insieme a loro, gli amici di Youth For Peace,  giovani bosniaci ortodossi, cattolici, musulmani ed ebrei che lavorano insieme per il bene del proprio Paese e “per mostrare, ancora una volta, che la convivenza tra culture e religioni non è solo possibile, ma arricchisce”, dicono gli organizzatori.

I giovani veneti (dal 19 al 28 agosto) hanno visto la pace, hanno ascoltato testimoni della guerra, hanno toccato con mano il dialogo tra le fedi, hanno vissuto una grande esperienza di amicizia. Si sono spinti fino a un villaggio in Bosnia dove durante la guerra i paesani serbi hanno difeso i musulmani dai soldati serbi, hanno ascoltato la voce di chi c’era. Ora, la sfida è riportare tutto questo, come una ricchezza, nella vita quotidiana, in Italia.

caritas2Successivamente, a Sarajevo, una iniziativa tutta nuova: una settimana di formazione e lavoro sull’imprenditorialita’ sostenibile e il recupero degli spazi abbandonati: giovani italiani, albanesi e bosniaci insieme per questo progetto che e’ anche finanziato dalla UE tramite Erasmus Plus, il programma europeo per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport. Il viaggio è stato preceduto da giornate di formazione per i giovani, per conoscersi e saperne di più sul progetto Erasmus Plus, ma soprattutto a preparare il materiale sul tema del campo “spreco o non spreco”.

Nel bosco di Mojmilo, appena sopra Sarajevo, è gia’ stata posta la targa che ricorda che il parco è stato recuperato e rimesso a nuovo grazie ai volontari di Inside. L’intero progetto nasce per dare ai giovani partecipanti:

  • competenze per individuare o creare opportunità di lavoro, in particolare in ambiti di sostenibilità ambientale e imprenditorialità sostenibile
  • occasioni di dialogo con coetanei di Paesi e culture diverse, per superare i pregiudizi
  • stimolo a prendersi cura di spazi abbandonati o aree depresse perché ciascuno è responsabile del territorio in cui vive

Il legame tra il territorio veneto e i Balcani è diventato anche opportunita’ di lavoro: il filo diretto creato dalla Caritas con i Balcani non è fatto solo di beneficenza, ma puo’ trasformarsi perfino in opportunità, etiche, di business, e di lavoro. Arrivano infatti dalla diocesi di Vittorio Veneto sia l’attuale responsabile di Caritas Italiana per Serbia e Bosnia che l’ex responsabile, fino a pochi mesi fa, di Caritas Italiana in Macedonia Albania Kosovo Montenegro, entrambi trentenni.

caritas3Daniele Bombardi, trentaseienne di Ceggia (Ve), è oggi responsabile di Caritas Italiana in Bosnia Erzegovina: è stato referente del campo sulla gestione dei conflitti.

Alessandro Cadorin, invece, classe 1981, di Sarmede (Treviso) è il responsabile di Caritas Italiana ad Haiti, nuova tappa di un percorso professionale e personale in zone fragili nel mondo, tutto all’interno di Caritas: nel 2009 casco bianco in Kosovo, poi in servizio in Georgia, poi responsabile Caritas Italiana per Albania, Macedonia, Montenegro e nuovamente Kosovo, poi la decisione di partire per l’America Latina a chiudere un cerchio di raggio quasi decennale: quando fece domanda di servizio civile Caritas, la sua idea era andare in Guatemala (e qui si racconta in una intervista).