Una scuola – la prima in Italia – intitolata a Tina Modotti, “esempio di friulanità e cittadina del mondo”

Il decreto di attribuzione recita così: “Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, l’Ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia, l’Ufficio VI – Ambito territoriale per la Provincia di Udine hanno decretato l’intitolazione dell’Istituto Comprensivo di Premariacco a Tina Modotti, artista fotografa esempio di friulanità nel mondo per una scuola che si apre ad una dimensione transnazionale, spirito libero dalla ricca avventura umana, esempio di impegno e di riscatto, sensibile alla dimensione inclusiva dell’uomo come la scuola promuove e sostiene”.

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tina-modotti_1920Da ieri, 17 gennaio 2018, «il nostro Istituto si chiama Istituto Comprensivo Tina Modotti», dice con una certa emozione che il dirigente scolastico Maddalenza Venzo che ha aperto la cerimonia di intitolazione dell’IC Premariacco alla fotografa friulana nella Sala Consiliare della Provincia di Udine. In platea bambini rappresentanti alcune classi dell’Istituto e numerose autorità: il presidente del consiglio della Regione Franco Jacop,  l’Assessore alle infrastrutture e territorio Mariagrazia Santoro, l’assessore provinciale alle attività del tempo libero e alla concessione dei contributi per il funzionamento delle scuole Beppino Govetto e i sindaci di Remanzacco, Moimacco, Premariacco, paesi dove è radicato il comprensivo –  quasi 150 docenti e oltre mille studenti che ora si può raccogliere sotto un unico nome.

La vicenda umana di Tina Modotti la vede donna in un ambito professionale prettamente maschile, friulana d’origine e insieme  cittadina del mondo, migrante per tutta la vita – dall’America al Messico, dalla Russia alla Spagna- impegnata in  prima persona con la sua arte fotografica e con le sue scelte politiche  nelle grandi battaglie di libertà contro il fascismo e per la liberazione degli oppressi, di coloro che non avevano mai avuto voce nella storia. Di questi e altri argomenti si tratterà nei corsi di studio del prossimo anno scolastico attraverso incontri con esperti di fama internazionale indicati dal Comitato Tina Modotti e il lavoro quotidiano dei docenti. Alla fine dell’anno gli allievi del comprensivo, saranno in grado di restituire la storia di Tina Modotti attraverso parole, fotografie, disegni, video che saranno oggetto di una mostra/evento.

(In foto: Tina e Miguel Covarrubias)

(In foto: Tina e Miguel Covarrubias)

«Avevamo bisogno di un’identità, questo nome riconosce alla nostra terra una dimensione nazionale» ha proseguito la dott.ssa Venzo «Tina Modotti ci insegna la passione e anche la compassione, sentimenti che dobbiamo trasmettere ai ragazzi che diventeranno futuri cittadini. La figura di Tina Modotti offre mille opportunità formativo-didattiche su temi che ci sono cari. Da sempre l’Istituto punta sulla creatività, l’apprendimento delle lingue straniere, l’inclusività quali fattori determinanti per la società di oggi e di domani.»

A sostenere i programmi didattici dell’Istituto ci sarà anche il Comitato Tina Modotti, presieduto da Marì Domini: «A Tina Modotti, fotografa nota in tutto il mondo, ancora non era stata intitolata nessuna scuola. È un riconoscimento istituzionale che ci fa immensamente piacere, specie perché far conoscere la sua storia ai bambini è come piantare un seme che abbiamo la certezza ci condurrà nel futuro.» Paolo Ferrari, docente di Storia contemporanea all’Università di Udine, ha ricordato che Tina Modotti è stata dimenticata per decenni, riscoperta solo grazie al fotografo Riccardo Toffoletti che ne ha riportato alla luce il lavoro e la vita. «Questa intitolazione non è scontata perché  Tina Modotti è  stata messa in soffitta, dimenticata perché rappresentava il modo di essere di una donna più vicina all’oggi che agli anni in cui è vissuta.»

Dalla Spagna Laura Branciforte, professoressa all’Università Carlo III di Madrid e biografa dell’artista, ha portato la sua testimonianza videoregistrata raccontando quanto il passaggio di Tina Modotti durante la guerra civile, nel ’34 sia stato significativo. Qui, come dirigente del Soccorso Rosso si prodigò la popolazione civile rimanendo indimenticata nella memoria di tanti.

modotti-bambini-della-colonia-della-bolsa-messicoGianpaolo Gri, già docente di Antropologia culturale all’Università di Udine ha approfondito il tema  “Tina Modotti e l’infanzia” aprendo un nuovo capitolo della vita della fotografa, immaginato a misura di bambino. Ha dato una fotografia a ciascuno dei bambini presenti suggerendone la lettura in chiave di attualità: «É un’immagine dove un bambino sorpreso osserva per la prima volta una macchina fotografica. Ha in braccio un bimbo più piccolo e lo protegge: è l’esatto contrario di un’azione di bullismo. Modotti ha scattato questa foto nella colonia autogestita per bambini soli della Bolsa, fondata dal filantropo Arturo Oropeza. Qui ogni settimana i bambini si incontravano per discutere i problemi, avendo un parlamento di loro rappresentanza. Anche questo è un esempio in contrasto a oggi: questa comunità sarebbe da mettere a confronto con la situazione dei minori oggi.». Gri continua: «Questa immagine rappresenta la sensibilità di Modotti verso i ragazzi, una sensibilità maturata fin da piccola, quando lavorava in filanda, a Udine, già da bambina per aiutare la famiglia e i suoi fratelli più piccoli. Così è stata Tina, e in Spagna, abbandonando la sua macchina fotografica per aiutare gli altri, è semplicemente è passata dalle immagini alla vita vera, alle tragedie della storia. Una bella lezione da cui noi possiamo imparare».

E nella vostra città, quante sono le scuole, le strade, i parchi intitolati a donne? Molti meno di quelli al maschile, secondo uno studio di Toponomastica femminile, e quasi sempre si tratta di figure religiose.

Qui la mappa in aggiornamento (se ci sono intitolazioni al femminile in programma, per favore, fatecelo sapere).