Venini conquista la Corea, smart building trentini in Qatar, Università di Trieste contro le microplastiche, il Brasile incontra le imprese venete

L’ultima edizione del Salone del Mobile 2019 a Milano ha portato grandi risultati per Venini, nome storico del vetro artistico. L’interesse del mercato per l’azienda è cresciuto concretizzandosi in numerosi nuovi contatti e altrettanti ordini effettuati da rivenditori provenienti da tutto il mondo.
L’evento milanese, inoltre, ha permesso a Venini di conquistare il mercato della Corea, strategico per il posizionamento del brand nell’area asiatica. La Corea, infatti, sta dimostrando una sempre più significativa attenzione al lusso e, in particolare, nei confronti delle eccellenze del made in Italy.

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Venini ha dimostrato di saper valorizzare la tradizionale lavorazione artigianale del vetro, rinnovandola grazie alla creatività dei designer: “Ogni nuova collezione mescola sperimentazione e antichi saperi, contribuendo a rendere straordinaria la cultura del vetro – fa sapere l’azienda -. In occasione del Salone del mobile 2019 è stata presentata la nuova collaborazione con Hani Rashid e Lise Anne Couture; è stato rinnovato il sodalizio con Peter Marino; sono stati celebrati i 20 anni dell’iconica collezione di lampade Abaco con due nuove versioni firmate ancora una volta da Monica Guggisberg e Philip Baldwin; è stata ampliata la gamma di luci Balloton, così identificative del marchio con la loro lavorazione capace di dare al vetro una trama materica, un effetto ottico matelassé”.

“Venini inizia il 2019 con grande entusiasmo, anche grazie al recente aumento di capitale deliberato dalla famiglia Damiani, che consente all’azienda di consolidare il proprio assetto per affrontare nuove importanti sviluppi”, ha dichiarato Guido Damiani, presidente del Gruppo Damiani, che nel 2016 ha acquisito la storica vetreria artistica.

Venini è stata fondata nel 1921 dall’avvocato milanese Paolo Venini e dall’antiquario veneziano Giacomo Cappellin, destinata a diventare un nome di riferimento nel mondo del vetro artistico, ponendo le basi di quell’identità stilistica che ancora oggi la contraddistingue.
Nel tempo, Venini stringe significative collaborazioni con artisti come Napoleone Martinuzzi, Carlo Scarpa, Vittorio Zecchin e, nel dopoguerra, con Gio Ponti, Fulvio Bianconi, Tapio Wirkkala e Mimmo Rotella, fino ai contributi di designer e architetti contemporanei del calibro di Peter Marino, Ron Arad, Tadao Ando, Gae Aulenti, Massimiliano Fuksas, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Gaetano Pesce, Emmanuel Babled, Francesco Lucchese, Monica Guggisberg, Philip Baldwin, Hani Rashid e Lise Couture. Così l’originale produzione artistica si rinnova nelle forme e nel linguaggio. Fra progetti iconici e nuove creazioni, la vetreria presenta le sue opere in due collezioni: Art Glass raccoglie straordinari vasi scultorei e oggetti per il décor; Art Light presenta lampadari e importanti installazioni luminose destinate a grandi spazi pubblici o privati.
Venini vanta una palette cromatica senza eguali che, insieme alle tecniche di lavorazione del vetro, è parte di un patrimonio culturale tramandato di generazione in generazione. La fornace di Venini è infatti l’unica in grado di realizzare 125 colorazioni di vetro, frutto di una lunga e appassionata formulazione alla ricerca di nuove combinazioni. La struttura è organizzata inoltre per lavorare con una tavolozza di 12 colori, attraverso 12 forni attivi nello stesso momento.
veninii2Da sempre, Venini realizza oggetti dal design intramontabile che si rivalutano nel tempo. Grazie all’eccellenza qualitativa, all’alto contenuto artistico e al valore manifatturiero intrinseco a ogni pezzo, i vetri Venini vengono battuti ad aste importanti raggiungendo cifre da record: appartiene a Venini, infatti, l’opera di vetro di Murano più pagata della storia che con “La Sentinella di Venezia” del 1962 ha raggiunto ben 737mila dollari.
Le creazioni firmate Venini sono entrate a far parte delle collezioni permanenti di musei della portata del Metropolitan Museum e del MOMA di New York, della Fondazione Cartier di Parigi, del Victoria and Albert Museum di Londra e delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Il museo Venini, raccogliendo 45.000 disegni, 10.000 foto d’epoca e 4.000 opere d’arte, rappresenta il più prezioso archivio storico della vetreria artistica moderna e contemporanea.
Dal 2016 la società è controllata dalla famiglia Damiani, già a capo dell’omonimo brand internazionale di alta gioielleria,
con l’obiettivo di dare maggior impulso a una delle più autentiche eccellenze del made in Italy.L’ultimoa

Le aziende dello Smart Building trentino in Qatar

Le imprese trentine del cluster “Smart Building” guardano al Qatar. Il Pil pro capite più alto al mondo, gli investimenti in programma in vista dei Mondiali di Calcio di Doha 2022, le politiche economiche favorevoli all’interscambio internazionale sono fattori a cui le aziende locali non sono rimaste indifferenti. Il riferimento va, in particolare, al settore casa e costruzioni, per il quale si stima in un incremento di valore di oltre il 15 per cento, tra il 2018 e il 2020, in Qatar. Da qui l’organizzazione di una nuova missione commerciale, in occasione della prestigiosa fiera internazionale Project Qatar, durata fino al primo maggio. Il Trentino è l’unico territorio italiano che si è presentato in modo compatto con uno stand di 90 metri quadri e cinque imprese presenti che rappresentano le diverse declinazioni dello Smart Building, cioè le tecnologie, i prodotti, i materiali e le applicazioni per migliorare la qualità della vita negli ambiti domestici, lavorativi ed urbani.

La missione è frutto di una serie di iniziative promosse a partire dal 2018 da Trentino Sviluppo in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento e l’Ufficio di Doha dell’ICE-Agenzia, sezione per la promozione degli scambi dell’Ambasciata d’Italia nell’Emirato del Qatar.

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Con 421 espositori da tutto il mondo, una superficie di quasi 27mila metri quadrati e oltre 14 mila visitatori registrati nel 2018, Project Qatar rappresenta un appuntamento di spicco per il settore dei componenti e dei sistemi costruttivi, con focus sulle proposte di elevata qualità. Il mercato qatarino è molto aperto all’interscambio ma anche esigente e punta sull’eccellenza e su prodotti con una loro specificità e storia.

qatar_trentino_2Le imprese trentine del settore hanno scelto di cogliere la sfida, rispondendo al bando promosso da Trentino Sviluppo per la partecipazione congiunta alla fiera. Project Qatar è una vetrina mondiale in un momento in cui il governo qatarino sta diversificando l’economia puntando su settori nuovi rispetto all’oil&gas, per supportare grandi progetti pubblici e privati volti a migliorare le infrastrutture del Paese. La fiera è giunta alla sua sedicesima edizione. Il Trentino è stato rappresentato da cinque diverse realtà del territorio, in alcuni casi alla loro seconda missione in questo Paese, dopo la positiva partecipazione alla fiera Hospitality Qatar dello scorso novembre. Le aziende partecipanti sono Avisio Porfidi, specializzata nell’estrazione e lavorazione del porfido; Dellfin che presenta nella sua offerta complementi d’arredo e lampade realizzati in Pietra Dolomia®; Woodco, che realizza pavimenti in legno; Metalife, affermata a livello internazionale per i sistemi di filtraggio per acqua dolce e Algorab, realtà ICT vocata ai sistemi di telecontrollo per l’industria ed i servizi di broadcasting.

Le imprese si sono preparate alla partenza con il supporto dello staff di Trentino Sviluppo, che coordina il progetto. La presenza in fiera ha rappresentato l’occasione per incontrare nuovi partner commerciali o rafforzare accordi già avviati nella precedente missione. Alla delegazione si è unita anche una sesta azienda, Effegilab specializzata nella ricerca e nella produzione di prodotti cosmetici ed integratori naturali, interessata a sfruttare l’occasione della presenza trentina in Qatar per intrecciare nuovi accordi di collaborazione.

Fvg-Cina: da accordi, nuove opportunità per agroalimentare e turismo

Dopo l’accordo tra l’Autorità portuale e la compagnia cinese China Communication Construction Company – CCCC per lo sviluppo della logistica verso la Cina e il centro Europa, il Memorandum di intesa Italia – Cina per la Nuova via della Seta potrà portare al Friuli Venezia Giulia opportunità per il settore agroalimentare e per il turismo.

È quanto ha sostenuto il governatore della Regione intervenendo a Udine al dibattito organizzato dal Far East Film Festival al cinema Centrale. Per la Regione, il Friuli Venezia Giulia è stato in grado di sfruttare le opportunità con un accordo chiaro che circoscrive le legittime preoccupazioni verso gli investimenti strutturali in corso da parte della Cina poiché si muove all’interno della normativa europea e poiché – nel caso specifico dei porti – non consente agli investitori cinesi di subentrare, nemmeno con quote di minoranza, all’interno della proprietà pubblica portuale.

Entro un perimetro di regole chiare, il Friuli Venezia Giulia può offrire un sistema logistico retroportuale che va da Gorizia a Pordenone, passando per Cervignano del Friuli, per aprirsi poi ad una partnership con la vicina Carinzia (tema questo già inserito nell’agenda del governo regionale). Oltre a ciò, si aprono prospettive di export per i prodotti agroalimentari, nonché per l’offerta turistica, entrambi inseriti tra i principali interessi della nuova classe media cinese.

In questa direzione si muove anche il Ministero dello Sviluppo economico che ha fissato l’obiettivo di aumentare di 7 miliardi l’export italiano verso la Cina (oggi l’export Italia – Cina vale 13 miliardi di euro). Nel 2018 l’export italiano è aumentato del 3%, con un incremento percentuale molto arretrato rispetto a Usa e Giappone (+20%) o India (+11%).

Per il Friuli Venezia Giulia la bilancia commerciale con la Cina ha un saldo negativo di 218 milioni di euro (con un export di 357 milioni), mentre gli Stati Uniti si confermano il primo partner commerciale con 2,2 miliardi. Cifre su cui potrebbe incidere positivamente il turismo a patto di inserire – questa la visione del Mise – la regione nella promozione del Nordest italiano assieme a Veneto, Trentino Alto Adige e Emilia Romagna.

Per quanto riguarda il turismo, obiettivo è fare leva sulle opportunità offerte dalla Nuova via della seta per abbinare, al potenziamento delle relazioni commerciali, un incremento di flussi turistici dalla Cina: è attorno a questo obiettivo che si sono incontrati stamane, presso la sede della Regione a Udine, l’assessore al Turismo, il sottosegretario allo Sviluppo Economico (presente in Friuli Venezia Giulia in occasione del Far East Film Festival), i vertici di PromoTurismo Fvg e quelli di Trieste Airport.

Proprio lo scalo di Ronchi dei Legionari rappresenta, secondo l’Amministrazione regionale, un valore aggiunto per il territorio, sia in ragione dell’operazione di rilancio concretizzatasi, a gennaio scorso, con l’ingresso in società del colosso F2i, che in virtù di una situazione logistica ideale, con collegamenti diretti tanto su gomma quanto su rotaia.

Infrastrutture, quelle del Friuli Venezia Giulia, che offrono, in una prospettiva più ampia, un servizio importante all’intero Nordest e al bacino mitteleuropeo. Funzionalità e intermodalità diventano così le chiavi, nelle parole dell’assessore al Turismo, per incidere con ulteriore forza sulle potenzialità di una regione sì piccola, ma centrale in un contesto non più solo continentale bensì, grazie ai recenti accordi sottoscritti con la Cina, mondiale.

Su questa piattaforma, l’Esecutivo ha pertanto chiesto al Ministero allo sviluppo economico (Mise) di elaborare, a quattro mani e di concerto con gli operatori del settore, un piano per far sì che alla crescita dei traffici commerciali facciano paio adeguate azioni utili a conferire al Friuli Venezia Giulia maggior peso sul mercato cinese anche sotto il profilo turistico.

Dal Mise è giunta anche la proposta di veicolare la promozione del territorio attraverso video accessibili da QR-code posti sulle etichette delle bottiglie di vino: un’operazione di marketing tanto più efficace quanto più i produttori sapranno fare sistema.

Visita del Console del Brasile a Palazzo Santo Stefano

Il Console generale del Brasile Eduardo dos Santos è stato accolto in visita a Palazzo Santo Stefano dal presidente della Provincia di Padova per riconfermare i legami con l’Italia e consolidare le sinergie tra i due Paesi in ambito culturale ed economico. Al tavolo operativo hanno partecipato anche il sindaco di Anguillara Veneta oltre a rappresentanti dell’Università di Padova, del Maap e di Assindustria Veneto Centro.

dsc_6646La riunione è servita a stabilire contatti e sinergie vista l’importante presenza di aziende padovane già stanziate in Brasile, i cambiamenti sociali in atto e la crescita economica che il Paese sta vivendo. In particolare, la Provincia e il Comune di Anguillara hanno invitato, tramite il Console, il presidente del Brasile Jair Bolsonaro a visitare i luoghi di origine  legati al nonno paterno. Il Console ha presentato le opportunità economiche e imprenditoriali offerte dal Brasile che intende investire soprattutto su infrastrutture, tecnologie, innovazione.

L’Università di Trieste è partner del progetto Interreg Italy-Croatia NET4mPLASTIC

Il programma CBC Italia-Croazia è lo strumento finanziario a sostegno della cooperazione tra i due territori degli Stati membri europei che si affacciano sull’Adriatico.

L’incontro di apertura si è svolto a Trieste il 22 marzo scorso. Il progetto avrà durata triennale, è finanziato con quasi 2 milioni e mezzo di euro e riunisce nove partner, italiani e croati, tra cui l’Università di Trieste.

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Il progetto NET4mPLASTIC mira a migliorare e sviluppare metodi per ridurre tempi e sforzi di rilevazione e di identificazione delle microplastiche, nonché per raccogliere dati sulla loro distribuzione e composizione lungo le aree costiere e marine croate e italiane.

«Infatti non solo gli oceani, ma anche il nostro mare Adriatico sta diventando sempre più un mare di plastica, plastica che poi finisce nei pesci che mangiamo. C’è la necessità di individuare la provenienza delle plastiche per arginare il fenomeno “a monte” e nel contempo analizzare la possibilità di un recupero/riciclo a valle» spiega la Prof.ssa Schmid, responsabile scientifico per UniTS.

Uno degli obiettivi del progetto è quello di mettere in campo le nuove tecnologie per contrastare l’inquinamento da macro e microplastiche in spiagge, sedimenti e habitat marini del mare Adriatico.

Il progetto NET4mPLASTIC punta su una rete di competenze trasversali e internazionali. Insieme all’Università di Ferrara e all’Università di Trieste, la partnership prevede il coinvolgimento dell’Università di Spalato (Croazia), di diversi enti territoriali italiani – la Regione Marche e l’Istituto di sanità pubblica veterinaria delle regioni Abruzzo e Molise – e croati – l’Istituto didattico per la sanità pubblica e l’Istituzione pubblica per il coordinamento e lo sviluppo del distretto di Spalato Dalmazia – e di due aziende del settore, la Hydra Solutions SRL e la Prosoft LTD.