Come vendere online il 70% di calzini (spaiati)

Eusebia e Lionello sono una coppia anche nella vita: diversi per nazionalità, età, esperienze, insomma diversi su tutto, ma «la prova vivente che anche così si può stare bene insieme». Diversi come due calzini spaiati: quelli che tre anni fa – l’azienda ha esattamente l’età della loro figlia – si sono messi a vendere, rigorosamente online. E quando sono arrivati i primi ordini si sono detti (un po’ sorpresi): funziona!

Oybo WhitePoulle

Oybo WhitePoulle

Lei ci ha messo l’esperienza nel settore della comunicazione, lui nella grafica e design. L’azienda si chiama Oybo, e fa il verso all’esclamazione di sorpresa di chi si accorge di avere scambiato i calzini.

 

Oybo modello Bricks

Oybo modello Bricks

Rigorosamente in famiglia hanno messo su un sito che parla solo inglese, perché non c’era il tempo né le persone necessarie a tradurlo anche in italiano, e dovendo scegliere una lingua si è optato per quella dal pubblico potenzialmente più ampio.

Un giro all’edizione 2013 di Pitti uomo ha dato il segnale che sì, la strada era quella giusta: «C’è stato qualche buyer che ci ha chiesto: ma davvero qualcuno li compra? In realtà abbiamo capito dopo che avevamo scommesso su una nicchia in crescita: complice anche la crisi, sempre meno persone investivano su capispalla o accessori costosi, e preferivano affidare lo stile e un tocco di colore a un accessorio».

La produzione è affidata interamente a una azienda veneta: «La nostra famiglia non aveva i macchinari, siamo partiti così». La vendita via web è stata scelta perché rappresentava una soluzione completa al problema della mancanza di una rete distributiva classica.

All’inizio si pensava a un pubblico di “intenditori”, magari fra architetti e design, ma proprio lo strumento dell’e-commerce ha permesso di avere una mole di dati decisamente inaspettati sugli autori degli ordini: «Professori universitari, medici, psicologi sono fra i clienti più assidui. Età dai 15 anni, quando vuoi distinguerti dagli altri, agli 80, quando non devi più dimostrare nulla a nessuno. E un 40% di donne che ci chiedevano anche di iniziare una collezione completamente femminile». Collezione che oggi è nel catalogo.

La richiesta ha fatto sì che il calzino untuned (disegnato e prodotto interamente in Italia, specifica il sito, naturalmente in inglese)  sia entrato anche nei negozi, ma selezionatissimi: qualcuno in Italia, altri in Svizzera, Giappone, Benelux. Le vendite online invece arrivano a quota 70% e vedono primeggiare Francia e Stati Uniti, oltre all’Italia.
Il 2014 si avvia a una chiusura con un +60% di fatturato rispetto al 2013.
E dopo avere azzeccato il primo trend (quello degli accessori in crescita) e il secondo (l’aumento dell’e-commerce), non poteva mancare il terzo: «La moda dei selfie ai piedi ha generato una sorta di community, gli #Oybofriends, che ci mandano le immagini dei propri piedi… vestiti. Noi le pubblichiamo, e siamo attivissimi su Instagram, oltre ad aggiornare periodicamente il blog aziendale e Pinterest».

E la community del calzino (spaiato) cresce.

Linus con Oybo natalizi

Linus con Oybo natalizi

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I nomi dei clienti vip sono protetti – persone di spettacolo e tv, un cognome altisonante dell’alta finanza inglese e una spedizione di un ordine in California, a San Francisco, all’indirizzo del quartier generale di Apple – ma di certo Marianne Mirage ha girato il suo videoclip natalizio “Jingle Bells rock” indossamdo il modello Polpo.
E Linus di Radio DeeJay si è fatto fotografare da Nicola Savino indossando i BeReady natalizi.