Giro d’Italia in Veneto: si producono meno bici, ma si riparano di più

Nel giorno in cui il Veneto ha accolto il Giro d’Italia, arrivano dei conti sul settore della bicicletta che mostrano una battuta d’arresto.

Le due ruote infatti non sono solo per gli appassionati di ciclismo: la bicicletta rappresenta per molti un simbolo di libertà, di contatto con la natura, del vivere sano e oggi un impegno a favore della sostenibilità ambientale.

giro d’italia 2024, stage 18, marketing, Williams

Veneto sul podio

Il Giro d’Italia negli anni ha consentito la nascita di aziende di produzione che hanno investito in ricerca e innovazione per soddisfare la domanda di biciclette sempre più performanti e competitive. Non a caso l’intera filiera del Made in Italy è riconosciuta come un’eccellenza a livello europeo e mondiale che conta 3.351 imprese con 8.099 addetti. Il cuore trainante è rappresentato da quelle 1.961 aziende artigiane (il 58,5% del totale), che si sono specializzate nella componentistica e accessori, mantenendo saldo il loro valore insostituibile di conservazione della tradizione locale e della qualità e unicità del prodotto.

Il Veneto tira la volata della produzione al secondo posto per numero di imprese, dietro solamente alla Lombardia: sono 513 imprese che impiegano 2.314 addetti, di cui il 63% artigiane. Oggi però qualcosa sta cambiando sull’andamento di mercato, rispetto al boom del post pandemia. E la fascinazione del Giro d’Italia non è più sufficiente.

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Battuta d’arresto

La passione per la bicicletta sta subendo infatti una leggera flessione, un’inversione di tendenza nonostante si siano attivate politiche ambientaliste e di incentivazione alla mobilità sostenibile, registrando a livello nazionale nel 2023 una battuta d’arresto del 29%  per le tradizionali e del 23% delle e-bike elettriche, con un volume d’affari di 2,6 miliardi di euro contro i 3,2 dell’anno precedente, anche se gli effetti sulla filiera si vedranno nei prossimi mesi del 2024.

Ma se la produzione segnala una leggera crisi, a reggere è tutto il comparto delle riparazioni e della componentistica e degli accessori, rappresentato principalmente da piccole realtà con meno di 10 dipendenti. Secondo i dati regionali elaborati da Confartigianato Imprese Veneto, su dati Unioncamere – Infocamere, si è infatti allargata la forbice tra le aziende di fabbricazione e quelle di riparazione. Mentre le prime hanno subito dal 2018 a oggi un calo di numero  nel registro imprese anche nel periodo post pandemia caratterizzato da incentivi fiscali e bonus, le aziende di riparazione hanno invece evidenziato un aumento nel numero, segno di una crescita della domanda.

Gli incentivi

In sostanza: chi va in bicicletta, preferisce aggiustarla che comprarne una nuova. A registrare un aumento di fatturato è la produzione di biciclette da corsa di alta gamma, che ha sostenuto il mercato grazie soprattutto all’export. Il Made in Italy dunque è una garanzia di qualità, ricerca e tecnologia.

“Il comparto manifatturiero della bicicletta in Italia è sempre stato un’eccellenza a livello europeo e le aziende venete hanno sempre primeggiato sia per la produzione che per la componentistica – spiega il presidente di Confartigianato Imprese Veneto Roberto Boschetto -. Il fatto che stia vivendo un periodo di stallo, se non addirittura di crisi, nonostante la spinta delle politiche a favore della mobilità sostenibile, dovrebbe far riflettere sulla necessità di modificare alcune linee di incentivazione. Non sono più sufficienti i bonus e i contributi per l’acquisto di biciclette elettriche, anche se dai dati il crollo delle vendite è meno evidente. Se non vogliamo disperdere questo patrimonio italiano e veneto di tradizione dobbiamo iniziare a invertire l’approccio delle politiche sulla mobilità, incentivando non tanto l’acquisto ma il suo utilizzo, attraverso l’implementazione delle zone a traffico limitato nei centri urbani, delle piste ciclabili di collegamento con la periferia e favorendo percorsi in sicurezza per i ciclisti”.

Tutto questo, per Confartigianato Imprese Veneto, contribuirebbe a sostenere il settore della bicicletta che fortunatamente ancora regge grazie a quel microcosmo di aziende che compongono la maggior parte della filiera. “Chi veramente oggi sta invertendo la rotta sono gli artigiani di riparazione e manutenzione – continua Boschetto – segno di una tendenza non più all’acquisto di un mezzo nuovo, molto spesso non alla portata di tutti, ma alla riparazione dell’usato, Il consumatore medio tende a comprare solo beni di prima necessità e a risparmiare sul cosiddetto “superfluo, non necessario”. Ecco, bisogna rendere la bicicletta indispensabile per gli spostamenti, come mezzo di trasporto economico, salutare, non inquinante”.