L’impiegata inghiottita dal computer (e altre storie per portare il digitale sempre più vicino alle aziende)

Una dipendente Vodafone è stata inghiottita dal computer e adesso, tramite la rete, chiede aiuto. Ha un nome, un tesserino, perfino un volto e una storia, ma non esiste. È un gioco: per liberarla occorre mettere in fila gli indizi, individuare una password dietro l’altra, seguire la storia. Così un’impresa come Vodafone è riuscita nell’obiettivo – portare i propri dipendenti, 80mila, a frequentare la intranet aziendale per aggiornarsi sui prodotti, i trend del mercato e le novità più rilevanti – rivoluzionando l’approccio. Non ha dato un ordine, ma li ha coinvolti in una avventura alla quale viene spontaneo (e gradito) partecipare.

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È solo un esempio di come il digitale stia entrando nelle aziende, a iniziare ovviamente dalle più grandi: «In questo caso abbiamo rovesciato il messaggio: non più devi fare questo, ma ti propongo un’esperienza piacevole e divertente, che consente comunque di raggiungere l’obiettivo. I giocatori assidui sono stati il 20%, di più quelli che hanno comunque aumentato gli accessi alla rete aziendale», spiega Tomas Barazza, direttore generale di Digital Accademia, nata da una costola di H-Farm (l’incubatore che ha sede a Roncade, Treviso) e oggi azienda autonoma che si occupa di formazione digitale a ogni età, dai bambini agli anziani, dalla pubblica amministrazione ai privati, dalle grandi aziende alle Pmi (sulle quali l’attenzione è in crescita).

Qui, sempre più spesso, arrivano in visita gli studenti delle ultime classi superiori, per vedere da vicino lavori che non hanno ancora mai sentito neanche nominare. Fra i clienti, Eni e Generali, Autogrill e Despar. Ma non c’è un catalogo: la formazione è “su misura”, «non c’è una formula che vada bene per tutti» dice Maurizio Milan, amministratore delegato. Intanto l’accademia cresce (nel 2013 il fatturato era 2,7 milioni, nel 2014 la previsione era 4, 5) e ha nel mirino altre 30 assunzioni nel prossimo triennio. Tutte figure nuove, in cui gli sviluppatori di contenuti hanno il ruolo principale.

Di fronte alle possibilità di cambiare metodo, e di portare l’innovazione digitale al proprio interno, spiega Barazza, «le aziende arrivano con un’idea ancora confusa di che cosa cercano: hanno un  problema da risolvere senza sapere come, ma con la volontà di non fermarsi al “solito modo”. Insieme mettiamo a punto gli obiettivi, creiamo soluzioni tarate sul singolo caso, a volte organizziamo giornate di camp qui per i dipendenti». Vale per chi lavora nei servizi, ma anche chi ha un bene fisico da vendere sta cercando la strada, fra l’e-commerce e gli altri strumenti possibili messi a disposizione dalle nuove tecnologie.

Per i giovani

Oltre ai percorsi per i bambini e a quelli per gli anziani, ci sono quelli per chi vuole specializzarsi in ambito digitale. E’ appena stata presentata la settima edizione del MADEE, il MasterLab in Digital Economics & Entrepreneurship, progetto di formazione in ambito digitale aperto a tutti (proprio tutti: non è necessario avere una laurea). Dura nove mesi, con oltre 350 ore di lezione e lo sviluppo di un project work in team: gli obiettivi sono fornire e avviare le competenze necessarie per costruire da zero una startup digitale, e trasmettere competenze di digital marketing e project management utili per ricoprire ruoli di comunicazione e consulenza all’interno di aziende o agenzie che vogliano sviluppare business in ambito digitale nei diversi ruoli (digital strategist, community manager, digital PR).
Il numero massimo di posti disponibili al MasterLab è 20, il 27 febbraio è possibile partecipare all’open day di selezione. La lezioni della settima edizione cominciano il 30 marzo 2015.

Per i neoassunti

Chi ricorda lo stress del primo giorno di assunzione? Una quantità di cose da capire velocemente, e non sempre qualche collega disponibile ad aiutare. Anche dal punto di vista delle aziende il momento dell’ingresso è delicato: bisogna trasferire rapidamente al nuovo dipendente tutto ciò che gli serve, e l’accesso a mezzi come gli archivi di informazione non basta: servono strumenti semplici per la condivisione della conoscenza.
In questi casi le aziende possono farsi realizzare ad hoc prodotti come Kickstart, una cornice per rendere più semplice al nuovo assunto e ai dipendenti la comprensione dell’azienda e della cultura nella quale è inserito. Ci sono game a tappe, livelli e medaglie che trasformano la nuova recluta in un kickstarter provetto, e poi filmati, infografiche dinamiche e quiz per gli aspetti chiave.

Per fare squadra

Sempre più spesso le aziende cercano il modo di far crescere valori come lo spirito di gruppo: un modo è una versione digitale di una caccia al tesoro, in questo caso si chiama WHAIWHAI DIGit ed è un’avventura sociale che si adatta ai luoghi in cui i partecipanti si trovano (posto di lavoro  incluso).

Digital Accademia, una caccia al tesoro

Digital Accademia, una caccia al tesoro

Le guide turistiche WhaiWhai, per città come Venezia, Roma, Firenze e Milano, hanno avuto successo cambiando il modo di viaggiare e legandolo a racconti cifrati, che diventano leggibili a mano a mano che vengono risolti gli enigmi proposti da qualunque telefono cellulare, via sms.
Nel caso di una azienda, a giocare sono i dipendenti, secondo un format che si può svolgere all’interno o all’aperto. Divisi in squadre, i giocatori comunicano tramite un device (tablet o smartphone) con la piattaforma. Un mistero lega le molte storie di innovatori e di grandi invenzioni del passato nate per caso o da tempi di crisi che vengono proposte ai giocatori livello dopo livello. Per proseguire nella lettura delle storie e scoprire il mistero è necessario raggiungere un preciso luogo – fisico o virtuale –  e risolvere gli enigmi.

Per comunicare

È un’esperienza “immersiva”, 3 giorni e 3 notti: è lo StoryThinking Bootcamp, il prossimo dal 17 al 20 marzo 2015. Pensato per chi si occupa di marketing, comunicazione interna, gestione risorse umane, formazione o è semplicemente interessato a questi ambiti.

L’obiettivo è imparare ad ascoltare le storie di colleghi e clienti, sapendole interpretare; comunicare in modo più profondo e saper gestire messaggi complessi; imparare a progettare attraverso le storie. In sei fasi si ripercorrono i 6 stadi fondamentali in cui è costruita ogni storia: una volta compresi i principi chiave della narrazione si potrà utilizzarli all’interno della propria organizzazione.