I sette vizi capitali dell’e-commerce (ne vale la pena?)

Invidia

“Il mio concorrente ha l’eShop? Allora anch’io ma più glam! …ma poi dove vado?”

Gola

“Finalmente ho l’eCommerce: vendo, svuoto tutto e realizzo subito!”

Ira

“Il mio eCommerce un Flop?!? Qualche testa rotolerà per questo!”

Superbia

“Per il mio eCommerce ho comprato tutta la tecnologia più yeah!
Ma non va!”

Accidia

“Perché il MIO eCommerce guidato da ALTRI non va come vorrei IO!?!”

Lussuria

“Faccio pubblicità, quindi vendo! vendo!! vendo!!? vendo???”

Avarizia

“5k, 50k o 500mila? Mumble mumble… eCommerce: ma quanto costi?”

esvi16_1200x628I dati, gli errori, le soluzioni e le sfide delle vendite online (per quei pochi che hanno deciso di entrate in questo campo): a Vicenza, il 14 dicembre (dalle 8.30 in Fiera, sala Palladio) si parla di strategie per l’e-commerce. L’organizzazione è di Studio Cappello, che è anche Google partner (cioè ha superato un processo di certificazioni mirate a raggiungere obiettivi). Qui verrà presentata anche una ricerca in asclusiva per il Nordest. Quel che è certo è la conferma del trend positivo in atto: la crescita c’è ed è notevole, soprattutto per quanto riguarda gli acquisti da telefono mobile, che per molti è ormai una protesi fissa. L’e-commerce nel 2016 in Italia segna un +18% con quasi 20 miliardi di euro tra prodotti (9 miliardi) e servizi (11 miliardi).

Nel 2016 i consumatori che hanno effettuato almeno un acquisto online durante il 2016 sono cresciuti del 7% e sono 19 milioni (60% degli internet user). Tra questi gli acquirenti abituali che effettuano almeno un acquisto al mese sono 12,9 milioni e generano il 91% della domanda totale online, spendendo in un anno una media di 1.382 euro. Questi sono dati generali: l’Italia resta però ancora fanalino di coda: in UK gli web shopper sono 48 milioni (l’85% degli internet user), in Germania 55 milioni (l’81% degli internet user), in Francia 41 milioni (il 76% degli internet user). Interessante il dato sull’export, inteso come il valore delle vendite da siti italiani a consumatori stranieri, che cresce nel 2016 del 17% e supera i 3,4 miliardi di euro. Potrebbe essere un punto di svolta per molti: l’abbigliamento ad esempio è il settore che più beneficia dell’e-commerce per vendere all’estero con quasi la metà delle vendite (42%).

esvi16_1200x628-2Ma se guardiamo al dato relativo ai fatturati delle aziende che si aprono all’eCommerce (appena il 5%), la situazione non appare rosea: aprire un sito attrezzato per le vendite, con tutto quel che significa, può sembrare fatica sprecata, mentre chi si cimenta nell’impresa si chiede: ne valeva la pena?

Giovanni Fagherazzi è digital business strategist e ewolfer (cioè membro di Ewolf, agenzia padonava che supporta le aziende nelle vendite online con un servizio “sartoriale” per ciascuna): “Uno dei segreti del successo di un’impresa oggi è quello di continuare a rimanere nella testa delle persone ed essere preferiti quando si manifesta il bisogno. Per molti aprire un e-ommerce non è una sfida da poco. E affrontare tutto il processo che implica realizzare un business online per portarsi a casa un misero 5% in più non fa gola a nessuno. Ma è proprio qui che si annida uno dei vizi più subdoli, ovvero la Gola: considerare l’e-commerce solo come uno strumento per fare altro fatturato è un grosso errore”.

Nella pratica quotidiana, molte imprese si lanciano in nuovi business online perché magari lo fa la concorrenza (invidia) o perché credono e sperano di guadagnare di più (gola) o ancora perché, sedotta da tecnologie di ultima generazione che promettono prestazioni straordinarie e aumento esponenziale di vendite (superbia)… “ma ciò che noi vediamo è che lo fanno senza aver capito davvero perché devono farlo”, sottolinea Fagherazzi.

In altre parole: serve strategia, e avviare un e-commerce è sempre e comunque fare impresa. La giornata del 14 dicembre, gratuita e destinata a imprese e agenzie, si occuperà dei temi principali: come far convivere tecnologia e marketing, come creare esperienze soddisfacenti per clienti potenziali e acquisiti, come monitorare i risultati.

Il tutto con un affaccio diretto sulle esperienze reali: gli inizi, le scelte, gli errori, soprattutto ex post, ovvero quando apparentemente sembra troppo tardi per intervenire (ma per  gli esperti del settore “non è mai troppo tardi”). Ci sarà anche una storia di insuccesso, per imparare dagli errori già fatti. Con un messaggio: “Nonostante le difficoltà e gli errori che inevitabilmente può commettere un’azienda con poca esperienza e competenza in un ambito così complesso come il commercio online  – che mette insieme novità provenienti dalle nuove tecnologie, da nuovi mezzi con i quali ancora troppe aziende non familiarizzano, e novità di comportamenti d’acquisto da parte degli utenti assolutamente diversi rispetto ai classici offline – il rischio più grande è quello di non esserci“.

Sul sito il programma completo, evento gratuito con registrazione online.