Skilift, funivie e impianti di risalita a fune prodotti dalla Leitner Spa di Vipiteno si sono evoluti fino a diventare mezzi di trasporto per le capitali del mondo, da Berlino a Santiago de Cali (Colombia), da Ankara (Turchia) a Città del Messico, risolvendo problemi di traffico, inquinamento, collegamenti difficili.
Gli innevatori firmati dalla Technoalpin di Bolzano, ispirati dalla serie di inverni con scarse precipitazioni nevose degli anni Ottanta nei comprensori sciistici a sud delle Alpi, mettono in campo una meccanica intelligente che si può applicare ad altri contesti, come i sistemi antiincendio. Perfino i gatti delle nevi (della Prinoth di Ortisei) sono uno dei banchi di prova dell’industria 4.0: non si limitano a movimentare mucchi di neve, ma elaborano informazioni su cloud e diventano gestori di dati.
Tutte imprese di montagna, altoatesine in questo caso, ma l’elenco dei casi che si possono citare a Nordest è lungo: dalla Errebi, che dal 1949 produce chiavi per serrature a Cibiana, Belluno – «un caso da studiare perché pensiamo che mantenere le aziende dove sono nate significhi preservare l’occupazione in paesi altrimenti destinati a diventare dormitori», ha dichiarato il dg Luca Mazzuccato – alla friulana Wolf di Sauris, il prosciuttificio che la scorsa estate, a causa di un ponte chiuso, ha dovuto chiedere la pazienza di clienti e fornitori (oltre che del personale) per ordini e consegne (e intanto spingeva l’e commerce).
A Tolmezzo la Beng, Bearzi engineering, (13 addetti, 3 milioni il fatturato) ha appena ricevuto una nuova commessa: creare fanali e proiettori per un’edizione limitata e speciale di un’unica automobile, riservata ad un unico cliente, che ha deciso di regalarsi la vettura dei suoi sogni (un solo esemplare, valore 3,5 milioni). Un po’ più lontano, a Tarvisio, si è appena concluso il primo anno finanziario della nuova gestione Kito delle Weissenfels di Fusine, Con un fatturato che supera i 5 milioni di euro (in prospettiva 9 milioni il prossimo anno e 12 nel 2019) e 80 dipendenti, età media 54 anni, questo è il baluardo produttivo del colosso giapponese, leader nella produzione di paranchi e gru. «E a settembre , proprio a Tarvisio, iniziarà la realizzazione di accessori per catene, come fase di differenziazione produttiva nel mondo, sui quattro catenifici di proprietà Kito» spiega Raffaele Fantelli, direttore dello stabilimento italiano. Una conferma che Kito ha intenzione di mantenere il suo avamposto italiano, proprio nel Tarvisiano.
Ancora, Eurotech gestisce da Amaro (poco più di 800 abitanti in provincia di Udine) un gruppo che ha diramazioni in Giappone, Usa, Francia. Qui si lavora sull’internet delle cose, e sui “gemelli digitali”: «Molto presto, milioni di cose, avranno il loro gemello. Il digital twin è una copia digitale dinamica di qualcosa di reale, attraverso la quale risulta più facile interagire: rappresenta l’entrata nell’era dell’economia dei dati», spiega il fondatore Roberto Siagri.
Aziende di montagna. Meglio: aziende con un Dna di montagna, cioè «capaci di fare del contesto in cui lavorano un punto di forza – spiega Stefan Pan, vicepresidente di Confindustria e presidente del Consiglio delle rappresentanze regionali e per le politiche di coesione territoriale – Sulle Alpi si trova un bacino di innovazione formidabile: parlo di un’area che non prevede confini geografici, ma include tutti i Paesi interessati che già cooperano in Eusalp, una macroregione il cui Pil è di 3mila miliardi, praticamente equivalente a quello della Germania. La strategia europea di sviluppo va esattamente in questa direzione: valorizzare competitività e sostenibilità di ciascuna regione, creando le premesse per poter creare valore aggiunto».
E il presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, Luca Barbini, ha scritto al presidente nazionale Vincenzo Boccia e allo stesso Pan proponendo la costituzione di “Confindustria per la Montagna”, un gruppo tecnico interno per portare all’attenzione del governo, in modo più incisivo, «le istanze delle terre alte e delle imprese che qui operano, spesso con problematiche e difficoltà particolari. La questione territoriale, delle aree interne e, in particolare, della montagna – ha scritto – è un tema cruciale per la crescita del sistema-Paese, anche se spesso viene confinata ai margini del dibattito pubblico ed esclusa dall’agenda politica, prevalentemente dettata dalle emergenze e dall’estemporaneità, nella perenne attesa di quelle riforme istituzionali e strutturali che aiuterebbero le nostre imprese a competere in mercati sempre più incerti e complessi».
Per lanciare ufficialmente questa proposta e per affrontare il tema, Confindustria Belluno Dolomiti ha organizzato un evento dedicato alla “Montagna che costruisce futuro – Nuove visioni e progettualità per i territori alpini”: «Servono politiche e strategie in grado di innescare le potenzialità delle “piccole Italie”- ha sostenuto Barbini, presidente di una territoriale che insiste su un territorio completamente montano e incastonato tra realtà a Statuto speciale, con tutte le difficoltà che ciò comporta – nella consapevolezza che le diversità, le eccellenze e le specificità dei singoli territori rappresentano una ricchezza e un patrimonio da valorizzare. Nonché un fattore decisivo per la competitività del Paese».
Investire sulle “terre alte” «significherebbe – continua Barbini – incidere, ad esempio, sulla definizione di nuovi modelli di governance, sulla riforma delle autonomie locali, sulla riorganizzazione dei servizi, sulla regolazione dell’utilizzo delle risorse naturali, sulle opportunità offerte dalla rivoluzione tecnologica in atto. La montagna, infatti, non è un luogo destinato allo spopolamento e all’invecchiamento, e quindi a un lento e inesorabile declino, ma può essere il centro di un nuovo modello di sviluppo, sostenibile e inclusivo».