Coldiretti invita i mercati più promettenti per l’agroalimentare, tecnologia trevigiana per Gatwick, un Sace point a Udine #AziendeConLaValigia

Nei prossimi mesi Coldiretti realizzerà in Veneto alcune iniziative di incoming, in collaborazione e grazie ai finanziamenti delle  C.C.I.A.A. di Padova e Treviso-Belluno (a cui si accoderà anche la sede di Venezia-Rovigo).

Venti qualificati buyer provenienti dai mercati europei più promettenti per il comparto vinicolo (Svezia, Danimarca, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Estonia e Lettonia) incontreranno i produttori interessati in tre diversi momenti provinciali.

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Le imprese agricole  che ancora non hanno superato certi confini commerciali avranno quindi l’occasione di aprire nuovi mercati di sbocco entrando in contatto con operatori del canale horeca e catene distributive specializzate. Oltre al rinomato Prosecco, gli acquirenti stranieri potranno conoscere anche i vini della Denominazione Venezia (Lison Bianco, Tai, Malanotte, Raboso) e quelli dei Colli Euganei, in particolar modo i rossi dal taglio bordolese. L’occasione sarà anche utile per far recepire all’estero le opportunità eno-turistiche che il territorio offre.

Queste attività si inseriscono all’interno di un progetto pluriennale che Coldiretti Veneto ha avviato per sostenere l’export. Come confermano gli ultimi dati Istat relativi al secondo semestre 2018, il Nord-Est è l’area dove le esportazioni crescono di più (+3,8%), con il Veneto che gioca un ruolo chiave soprattutto all’interno dell’Unione Europea. Interessante sapere – continua Coldiretti –  che tra le prime quindici province esportatrici ci sono Vicenza, Treviso, Verona e Padova. Protagonista assoluto è il settore agroalimentare che conferma la regione prima in Italia in termini di fatturato, con una quota di 6,6 miliardi di euro nel 2017 e una crescita del 37% negli ultimi cinque anni.

Tecnologia Came nei parcheggi

dello scalo londinese di Gatwick

CAME, Gruppo italiano leader nella fornitura di soluzioni tecnologiche integrate per l’automazione di ambienti residenziali, pubblici e urbani, ha realizzato il sistema per la gestione dei parcheggi dell’Aeroporto di Gatwick a Londra, il secondo più grande scalo del Regno Unito, nel quale transitano oltre 45 milioni di passeggeri.

Nello sviluppo di questo progetto, CAME si è avvalsa dell’esperienza di CAME Parkare, brand del Gruppo specializzato nel settore dei parcheggi automatici e dei parcometri, con una consolidata esperienza nel settore aviation e installazioni in più di 50 aeroporti nel mondo. Grazie a un’offerta completa e un approccio flessibile, l’azienda è in grado di gestire la complessità dei sistemi di parcheggio di grandi hub internazionali e contemporaneamente di rispondere alle esigenze dei piccoli scali locali.

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I PARCHEGGI DELLO SCALO LONDINESE – L’Aeroporto di Gatwick è dotato di 8 aree di parcheggio che si estendono su una superficie di 300.000 m2 e dispongono complessivamente di 40.000 posti auto. Gli spazi, concepiti con una logica di “sosta lunga” e “sosta breve”, parcheggi “premium” per un accesso più rapido all’aerostazione e posteggi con un utilizzo stagionale, richiedevano una tecnologia per la gestione del ticketing con tariffe diversificate.
L’hub londinese, che genera ogni mese in media fino a 400.000 transazioni attraverso le sue strutture di parcheggio, aveva la necessità di gestire questa complessità.

LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DI GATWICK – Per rispondere alle esigenze e alle complessità dell’Aeroporto di Gatwick, CAME ha sviluppato una soluzione altamente customizzata, capace di far fronte sia all’elevato volume di traffico nel sistema che alla gestione di un ambiente in continua evoluzione, che non può permettersi momenti di stallo.
L’affidabile hardware PKE è controllato da una stazione remota all’interno della struttura di Gatwick airport, dove vengono gestite tutte le 8 zone di parcheggio e le loro specifiche esigenze e complessità tariffarie. Utilizzando la tecnologia Lince cloud-based, il team R&D di CAME Parkare ha lavorato a stretto contatto con Gatwick e Empark per sviluppare una soluzione di parcheggio completamente su misura che offre soluzioni di pre-booking, gestione e controllo degli accessi, pagamenti anticipati, contactless ed elettronici, appositamente sviluppati per lo scalo londinese.

Il sistema PKE di CAME è basato su una rete di dispositivi automatici che regolano l’accesso, controllano il pagamento e registrano tutte le attività all’interno dei parcheggi, con la possibilità di effettuare monitoraggi e interventi di manutenzione a distanza, senza presenza di personale in loco.

Il software Lince Cloud, cuore del sistema CAME, consente all’Aeroporto di gestire online le prenotazioni e i pagamenti anticipati della sosta, offrendo ai clienti la soluzione di pagamento più vicina alle proprie abitudini (Pay-by-Phone, carte di credito, contactless e contante), per accedere ai parcheggi, in modo semplice e veloce, con biglietti in formato QR Code. Il software permette, inoltre, di supervisionare in tempo reale i sistemi dei posteggi accedendo con qualsiasi tipo di browser e dispositivo, come PC, Tablet e Smartphone. Mentre il sistema ANPR dà la possibilità di leggere e identificare in tempo reale il numero di targa e i particolari degli autoveicoli in transito.
I PLUS DELLA SOLUZIONE – E’ stata apprezzata la capacità di CAME di progettare, in contesti complessi, soluzioni altamente customizzate e scalabili, in grado di dialogare con tutte le tecnologie presenti sul mercato – dal software gestionale dell’aeroporto, ai sistemi di pre-booking e ticketing – realizzando un sistema aperto a sviluppi futuri. Fiore all’occhiello anche il sistema di videocamere per il riconoscimento delle targhe che ha reso più rapido l’accesso ai posteggi.

Friuli VG: meccanica, mobili e navale

trainano l’export in Russia

Prima parte dell’anno in chiaroscuro per l’interscambio regionale con la Federazione Russa dopo la performance più che positiva del 2017 (+20%). Il Friuli Venezia Giulia ha infatti chiuso in crescita (+3,7%) il primo semestre di quest’anno a 324 milioni di euro di scambi commerciali, frutto dell’incremento in doppia cifra dell’import da Mosca (+10,5%), ma in calo del 4,8% nelle esportazioni, che si attestano a 132,6 milioni di euro.

Tra le province, nel semestre vola Gorizia a 48 milioni di euro, con una crescita export del +18,6% sullo stesso periodo dell’anno precedente, seguita da Udine, anch’essa in positivo (+3,4%) a quasi 44 milioni di euro. Male invece Pordenone e Trieste, rispettivamente con perdite del 28,2% e del 24,7%. È il quadro degli scambi (base Istat) con il grande Paese eurasiatico emerso oggi a Trieste nel corso del I seminario italo-russo, organizzato dall’Associazione Conoscere Eurasia, Roscongress, Forum economico di San Pietroburgo, Generali e Rizzani de Eccher S.p.A. in collaborazione con il Centro culturale Veritas, Intesa Sanpaolo e Banca Intesa Russia.

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Macchinari e meccanica, prodotti della siderurgia e cantieristica navale, ma anche mobili, motori e apparecchiature costituiscono il motore delle imprese del Friuli Venezia Giulia nell’export verso la Russia – ha detto il presidente dell’Associazione Conoscere Eurasia e di Banca Intesa Russia, Antonio Fallico -. Un rapporto stretto, quello con Mosca, che può fare un salto di qualità importante anche in virtù della complementarietà delle reciproche produzioni”.

Nel dettaglio, cresce l’export degli apparecchi elettrici (48,7 milioni di euro e +38,4%), mentre sono in calo i macchinari (-41,4%, 30,7 milioni di euro) e stabili i prodotti delle altre attività manifatturiere, in gran parte mobili (24 milioni di euro). Lo scorso anno le importazioni dal Friuli Venezia Giulia sono cresciute il doppio (+20%) rispetto alla media nazionale, con un valore complessivo di 324,4 milioni di euro e un saldo attivo della bilancia commerciale di quasi 17 milioni di euro. In crescita notevole infine l’importazione di metalli e prodotti della siderurgia, prima voce degli ordini dalla Russia con 123 milioni di euro. La Russia è il 12° Paese buyer al mondo per la regione e per le sue aziende, grazie a una crescita che nel 2017 ha riportato le vendite a livelli superiori rispetto al 2012, prima cioè delle sanzioni e della crisi del rublo.

Un Sace point a Udine

Un Sace Point in Confindustria Udine: è una delle azioni concordate durante un incontro ospitato a palazzo Torriani, sede degli Industriali friulani, tra la presidente Anna Mareschi Danieli (nella foto) e i rappresentanti di Sace Simonetta Acri, Chief Sales Officer, ed Alberto Turchetto, Head of North East Area.

In coerenza con le linee strategiche del Gruppo Cassa depositi e prestiti di cui fa parte, che identificano nel supporto all’export e all’internazionalizzazione delle imprese italiane un pilastro fondamentale per le attività del Gruppo, Sace ha sviluppato un piano che prevede un significativo incremento delle risorse mobilitate e un nuovo modello di servizio per le imprese esportatrici per garantire un più forte sostegno in mercati ad alto potenziale e ai settori strategici dell’industria italiana.

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Export e internazionalizzazione sono due fattori cruciali per la competitività della nostre imprese e la proiezione sui mercati esteri è fondamentale per consolidare anche gli insediamenti sul nostro territorio. Per aumentare il numero degli esportatori abituali – spiega Anna Mareschi Danieli – è necessario approfondire la conoscenza degli strumenti messi a disposizione delle imprese, la gestione del risk management e le leve per proteggere i propri crediti ed operazioni con controparti estere. Per questo, ogni mese, o su richiesta specifica degli imprenditori, Confindustria Udine, che all’internazionalizzazione destina già da tempo risorse e competenze dedicate, implementerà i servizi organizzando incontri personalizzati mirati alle specifiche esigenze aziendali, ai quali sarà presente un funzionario Sace”.

Le esportazioni in provincia di Udine (elaborazione dati dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine), sono cresciute nel primo semestre del 2018, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ben oltre il doppio della media italiana: +9,1%, passando da 2.745 a 2.994 milioni di euro, contro il +3,7% nazionale. L’incremento percentuale, superiore anche a quelli registrati dalle macro aree del Nord-Est, +5,9%, e del Nord-Ovest, +4%, conferma il dinamismo delle vendite all’estero delle aziende udinesi, complessivamente con valori superiori alla fase pre-crisi del 2008.

La quota dell’export provinciale udinese su quello regionale si attesa al 36%, superiore a quello delle altre province (Pordenone 24,3%, Trieste 18,2%, Gorizia 21,6%).

Durante l’incontro è stata fatta una panoramica sull’attuale situazione geopolitica in continua evoluzione, con particolare riguardo ai rapporti tra USA e Cina ed al tentativo in corso di riscrivere le regole del commercio internazionale. Infine, si è convenuto di agire su due fronti: da un lato stimolare le filiere, in primis della metalmeccanica e del legno-arredo, coinvolgendo i rispettivi cluster regionali, per azioni di sensibilizzazione nel far rete tra il capo-filiera e le imprese a monte o a valle dell’esportazione; dall’altro, con l’individuazione di pochi ma strategici mercati target, intercettando grandi buyers esteri da invitare sul territorio regionale per organizzare business matching con le aziende associate. In una fase seguente, si potranno organizzare missioni mirate nei mercati individuati per approfondire i primi contatti avuti.