La Virosac è una azienda di Pederobba (Treviso) specializzata nella produzione di sacchetti per rifiuti e per la conservazione degli alimenti. Nel 2013 ha visto aumentare del 7% il valore della produzione (31,9 milioni contro i 29,8 nel 2012), e nei primi sei mesi del 2014 il fatturato ha segnato un ulteriore 10% in più.
Una crescita iniziata nella seconda metà del 2013, quando l’azienda ha iniziato a raccogliere i risultati di un lavoro che ha coinvolto tutte le componenti interne al fine di potenziare produzione, strategia commerciale e comunicazione. E il contributo di tutti collaboratori interni viene definito “indispensabile”: lo scorso gennaio, in busta paga era stato riconosciuto un bonus creatività ai dipendenti – dagli operai ai dirigenti – che avevano proposto idee innovative, e per alcune si sta valutando il brevetto.
Si investe nello sviluppo tecnologico (oltre 1,5 milioni nel 2013, cifra che sarà replicata nel 2014) e nel miglioramento della gestione interna, che consente di evadere il 22% degli ordini direttamente in giornata, e tutti gli altri in pochi giorni: fondamentale perché nella grande distribuzione, che vale circa tre quarti del volume d’affari di Virosac, bisogna consegnare velocemente in tutta Italia
Anche occupazione e investimenti mantengono un trend di crescita: oggi i dipendenti totali sono 110 e ci sono state 12 nuove assunzioni negli ultimi 18 mesi.
Risponde Roberta Virago, Responsabile Marketing Virosac.
Che tipo di persone avete assunto?
Abbiamo assunto sia operai che altre figure professionali. Tra gli operai gli assunti riguardavano principalmente il reparto di saldature. Le altre figure professionali sono invece un merchandiser, che si occupa di assistere i punti vendita della gdo in periferia (ordini, promozioni, ottimizzazione dei banchi); per la parte produttiva un giovane ingegnere impegnato nella Ricerca & Sviluppo, un giovane magazziniere per poter far fronte alla maggiore movimentazione di merce. Abbiamo inoltre un consulente per la gestione del sistema informatico e uno per l’ottimizzazione della produzione. Infine, dal 1° settembre entrerà operativo un controller che si occuperà appunto di controllo di gestione.
Come è avvenuto il contatto?
Non c’è un percorso predefinito, abbiamo scelto il personale sia su segnalazioni esterne che attraverso curricula arrivati in azienda. Lavoriamo spesso anche con le agenzie interinali così da poter sottoporre il personale a un periodo di lavoro e poi valutare l’assunzione diretta.
Quale tipo di atteggiamento avete premiato?
In primo luogo ovviamente la competenza, quindi chi ha svolto ruoli simili in altre realtà è avvantaggiato. Non è però l’unico criterio: buona volontà e capacità di lavorare in team, indipendentemente dalla mansione occupata, sono caratteristiche per noi imprescindibili.
C’è qualche competenza che faticate a trovare?
La figura più difficile da trovare per noi è quella commerciale. È necessario avere il “giusto spirito”: serve serietà e precisione ma anche capacità di relazione, empatia, e ampia disponibilità a viaggiare e spostarsi, anche per più giorni consecutivi. Proprio perché è un ruolo difficile sottoponiamo i candidati a più colloqui con le diverse figure aziendali (dall’amministratore delegato, al responsabile R&S, al responsabile produzione, oltre che ovviamente alla direzione commerciale) e tutte devono dare un parere positivo.
Anche la selezione del controller è stata lunga ed accurata: in questo caso però, trattandosi di materie puramente amministrativa, i livelli di analisi del candidato sono stati inferiori.
Un consiglio ai futuri candidati?
È fondamentale dimostrare apertura mentale e voglia di imparare, così da essere in grado di inserirsi facilmente in un ambiente nuovo e magari molto diverso dalle esperienze precedenti. I candidati devono essere dinamici e proattivi verso i colleghi. Da noi anche chi parte dal basso, se bravo, ha possibilità di venire presto valorizzato.
Il mio consiglio per i futuri candidati, già in fase di stesura del curriculum, è di cercare di far capire chi sono, non solo cosa sanno fare in termini di competenze professionali. Questo significa raccontare anche esperienze di vita, come l’impegno nell’associazionismo o il lavoro durante lo studio: per noi sono significativi perché sono indicatori di come uno si approccerà al mondo del lavoro, soprattutto se al primo impiego. Per chi non è al primo impiego un altro elemento che consideriamo con attenzione è la fedeltà dimostrata negli impieghi precedenti.ù