Duecento ottanta sei milioni di euro all’anno.
Tradotto in percentuale, significa il 10,7% del totale Italia. È l’export Veneto di parti ed accessori per automobili diretto verso la Germania: vale a dire che, in pratica, un pezzo su tre va ad assemblarsi in un’automobile prodotta in terra tedesca. E che c’è poco da ironizzare sul mito tedesco in frantumi.
La Confartigianato regionale ha fatto i conti. “Il caso Volkswagen –dice Luigi Curto, presidente – potrà avere conseguenze rilevanti sulle transazioni all’interno delle filiere globali dell’auto e quindi per il Veneto e i suoi artigiani che, nell’automotive d’oltralpe, hanno da diversi anni trovato un interlocutore prezioso. Le caratteristiche delle auto tedesche infatti, ben si adattano alla produzione di qualità, raffinatezza e precisione garantite dalle lavorazioni di nicchia artigiane che avrebbero difficoltà a trovare mercati alternativi”.
Negli ultimi 12 mesi il Veneto ha esportato parti ed accessori per autoveicoli per 823 milioni di euro (su un totale Italia di 11.743 milioni) e la Germania è il primo mercato di destinazione del made in Veneto (34,7%). Una percentuale altissima, dato che la media nazionale è “solo” del 22,7%. Seguono il Regno Unito con l’8%, la Francia con il 7,8%, e la Spagna con il 4%. I primi dieci mercati di destinazione assorbono quasi i tre quarti (73,1%) del totale dell’export; le vendite verso i mercati Ue 28 rappresentano il 78,4% del totale mentre quelle verso paesi extra Ue sono il rimanente 21,6%.
Il contributo di questa regione è determinante nel posizionare l’Italia al quarto posto tra i Paesi fornitori della Germania per Parti ed accessori per autoveicoli (7% dell’import tedesco), dietro a Repubblica ceca (13,7%), Polonia (11,2%) e Francia (9,7%).
A giugno 2015 nella Produzione di parti ed accessori per autoveicoli e loro motori operano in Veneto circa 185 aziende (2.124 in Italia) di cui 65 (35,1%) sono artigiane.
L’automobile è l’unico settore in Italia che registra più addetti impiegati nelle imprese residenti all’estero a controllo italiano rispetto a quelli impiegati nelle imprese residenti in Italia: il grado di internazionalizzazione attiva per la Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi registra un valore del 100,9%, cinque volte la media del manifatturiero (21,7%).
“Il dieselgate Volkswagen –conclude Curto-, dimostra una volta di più quanto siano interconessi i mercati. Crisi lontane, sanzioni internazionali, perfino fenomeni meteorologici rischiano di volta in volta di penalizzare o premiare parti della nostra economia. Il mercato mondiale è il nostro futuro e bisogna imparare a conoscerlo bene per evitare contraccolpi o salti nel buio”.
Quanto gli effetti dello scandalo Volkswagen possano arrivare vicino lo ribadisce anche l’Associazione delle piccole e medie industrie del territorio di Padova, partendo dai numeri legati alle imprese attive nel settore della subfornitura meccanica nella provincia.
«Sarebbe facile liquidare il tutto facendo dell’ironia sull’arroganza della Germania, sempre pronta a dare lezioni agli altri e poi incappata in un “caso” dalle dimensioni enormi, che mette in dubbio la credibilità e la reputazione di un colosso mondiale del livello della Volkswagen. In realtà, però, non possiamo affrontare quanto emerso con la minima leggerezza, perché la questione non riguarda solo il tracollo finanziario in Borsa del gruppo tedesco, ma anche le aziende della subfornitura meccanica che lavorano con l’estero e quindi anche le nostre aziende, che hanno in Germania un mercato di sbocco importante per il proprio export. Parliamo di un settore che, per quanto riguarda le imprese padovane, solo nell’ultimo semestre è arrivato a esportare per oltre 550 milioni di euro tra parti e accessori per autoveicoli e componenti utilizzati nella produzione industriale» sottolinea Carlo Valerio, presidente dell’Associazione.
La vicenda riguarda al momento le 482mila vetture dei modelli Passat, Jetta, Maggiolino e Audi A3 equipaggiate con i moderni turbodiesel made in Germany per le quali, secondo l’Epa, l’agenzia per l’Ambiente di Washington, e la Carb (autorità californiana per l’inquinamento) sarebbero deliberatamente state messe in atto pratiche per ingannare i consumatori americani e creare gravi problemi alla salute di tutti i cittadini. Il gigante tedesco avrebbe realizzato un software per “aggirare” le procedure di controllo delle emissioni su cui si puntava per la diffusione del motore a gasolio. E lo scandalo potrebbe allargarsi anche al mercato europeo.
Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha analizzato i dati. Nel primo semestre del 2015 l’export padovano, per quanto riguarda esclusivamente il settore della componentistica per le automobili (parti e accessori per autoveicoli) ha toccato i 96 milioni e 191mila euro, ma, se a questa cifra aggiungiamo anche le esportazioni per i componenti utilizzati per la produzione nei vari settori industriali, nello stesso lasso di tempo si arrivano a toccare i 463 milioni e 519mila euro. Proprio la Germania è la nazione in cui le aziende padovane maggiormente esportano: da gennaio a giugno l’export padovano verso quel paese ha superato i 605 milioni e 271 mila euro, circa 150 milioni in più rispetto alla Francia, seconda in questa “classifica”, e più del doppio rispetto agli Stati Uniti, al terzo posto.