Un Report sulla presenza e sulla distribuzione degli immigrati in provincia di Treviso – come il 13. redatto da Anolf Cisl, Caritas, Migrantes e cooperativa La Esse scs, con l’apporto di Veneto Lavoro – è uno strumento per chi opera sul territorio e per chi costruisce politiche locali. Il Dossier conta anche un approfondimento sulle dinamiche relative alla realtà lavorativa dei migranti curato da Veneto Lavoro e una appendice sull’accoglienza dei richiedenti asilo: i dati relativi alla residenza – avvertono gli autori – non sono più sufficienti a fornire un quadro esaustivo del fenomeno immigratorio nel Trevigiano, in primo luogo per la complessità originata dalle variegate strategie messe in atto dai migranti per far fronte alla crisi, compresa una rinnovata mobilità. A ciò, si somma il fatto che ormai la storia immigratoria della Marca è “anziana” e molti immigrati di prima generazione hanno acquisito la cittadinanza italiana, “perdendosi” quindi, dal punto di vista statistico, dentro il computo del dato complessivo dei residenti italiani.
I DATI – Il numero totale di residenti stranieri diminuisce per il terzo anno consecutivo. A fine 2015 il numero è di 94.397: calato di 4.560 persone rispetto al 2014 (pari a – 4,6%). Tuttavia non è detto se ne siano andati da Treviso: di fatto sono “usciti” dalla statistica relativa ai cittadini stranieri ben 6.515 persone che hanno acquisito cittadinanza italiana. Sono 145 le nazionalità presenti. La più numerosa è quella romena (20.144 residenti), seguita da quella marocchina (9.608) e da quella albanese (8.530). Rispetto al 2014, fra i primi 10 gruppi nazionali, crescono leggermente solo i cinesi (+0,5%, pari a +45 persone) e gli ucraini (+1,7, pari a +62 persone), mentre calano tutti gli altri. I marocchini e gli albanesi diminuiscono di quasi 1.000 unità, pari a circa un 9% in meno. In generale, l’incidenza dei cittadini stranieri sul totale dei residenti cala in tutti i comuni. Come lo scorso anno, Mansuè si conferma come primo Comune per incidenza (19,8% complessivo e 30% di minori stranieri sul totale minori), seguito da Cimadolmo (17,2%) e Ponte di Piave (17,2%).
I NEO-CITTADINI ITALIANI – Il numero dei residenti stranieri diminuisce, ma nel 2015 si registra un boom di neo-cittadini italiani. Nel corso del 2015 infatti la già consistente quota di acquisizioni di cittadinanza italiana è notevolmente aumentata, giungendo a 6.515 neo-italiani, 2.123 più dell’anno precedente (+148%), che pure segnalava un aumento notevole, giungendo quasi al doppio dell’impennata del 2013. Tale processo influisce sia sulla diminuzione degli stranieri residenti totali, sia sulla diminuzione di nati e di minori, facendoli “uscire” dalle statistiche relative ai residenti di cittadinanza non italiana. Attenzione però a non trarre conclusioni troppo affrettate circa un aumento della stanzialità e dell’inserimento dei migranti nel territorio italiano: a fronte del permanere delle difficili condizioni del mercato del lavoro, l’acquisizione della cittadinanza italiana spesso si traduce nella maggior facilità a riprendere il progetto migratorio e a cercare lavoro fuori dall’Italia.
L’ANDAMENTO DEMOGRAFICO – Se si guarda al saldo naturale (i nati meno i morti), il 2015 è un anno nero per Treviso: per la prima volta il numero dei morti totali supera il numero dei nati totali. Fino allo scorso anno, il saldo naturale era negativo solo per gli italiani, mentre il dato complessivo risultava positivo grazie all’apporto dei cittadini stranieri. Ma quest’anno il dato complessivo è negativo e questo dovrebbe far scattare un campanello d’allarme perché neanche più gli stranieri, che pur conservano un saldo positivo (+1.400), riescono a bloccare il declino della popolazione italiana, che fa sempre meno figli e invecchia sempre di più. Nella Marca ci sono stati in totale circa 1.000 morti in più rispetto ai nuovi nati, nonostante il saldo positivo (ma in calo) degli stranieri: nel 2015 sono nati circa 1.400 stranieri in più rispetto ai morti. I nuovi nati da entrambi i genitori stranieri nel 2015 sono stati 1.694; prosegue il calo percentuale, in modo sempre più rilevante: -8,3% rispetto al 2014, 149 nati in meno rispetto all’anno precedente, pari al calo percentuale del 2013. E’ questo un forte motivo di preoccupazione: sale sempre più la dipendenza del segmento anziani sulle forze in età di lavoro; d’altra parte non si riesce a trattenere occupazionalmente sul territorio né i giovani stranieri in arrivo, come i richiedenti asilo, né i giovani italiani. La conseguenza è un sistema socio economico e di welfare in crescente sofferenza.
MINORENNI E SCUOLA – La popolazione a cittadinanza straniera è ancora largamente una popolazione più giovane di quella italiana: il 24,4% del totale degli stranieri sono minorenni rispetto ad una incidenza dei minori tra gli italiani pari al 17,3%. I minori stranieri incidono per il 14,7% sul totale dei minori residenti. Durante l’anno scolastico 2014/2015, nella provincia di Treviso gli alunni con cittadinanza non italiana (ma per il 63,6% nati nel nostro Paese) sono stati 19.219, 425 in meno rispetto al precedente anno scolastico. L’incidenza percentuale sul totale degli alunni si mantiene intorno al 14% (media regionale: 13%).
L’OCCUPAZIONE – Nel 2015 si interrompe il trend di contrazione occupazionale avviatosi nella seconda metà del 2008 dando il via ad un primo recupero delle posizioni occupazionali complessivamente perse (circa 23mila posizioni di lavoro dipendente in meno tra il 2008 e il 2014: 18mila tra gli italiani e poco meno di 5mila tra gli stranieri). Nel 2015, secondo i dati del SILV (Sistema informativo lavoro veneto) si registra un cambiamento di rotta: grazie ad un forte aumento delle nuove assunzioni (e trasformazioni contrattuali) il bilancio di fine anno è positivo, con un aumento delle posizioni di lavoro in essere di oltre 7mila unità. Gli andamenti positivi hanno interessato sia la componente italiana (+5.330 unità) sia quella straniera (+1.815 unità); rispetto a quest’ultima le performance migliori si sono registrate per i cittadini non comunitari (+1.300 unità), leggermente sottodimensionate le variazioni positive per i cittadini comunitari (+500 unità). Anche tra gli stranieri, il saldo positivo delle posizioni di lavoro dipendente registrato nel 2015 ha interessato in maniera più decisa la componente maschile (+1.200 unità). Considerando l’insieme del lavoro dipendente, il peso degli stranieri sul totale delle assunzioni nel 2015 si attesta attorno al 24,5%. Guardando alle singole tipologie contrattuali, il bilancio è positivo soprattutto grazie alla crescita del numero dei contratti a tempo indeterminato (+48% per quanto concerne gli stranieri). Il bilancio di fine anno, al netto delle variazioni negative segnate dalle conclusioni dei rapporti di lavoro avvenute nell’anno, è largamente positivo: risulta pari a +9.240 posizioni di lavoro a tempo indeterminato nel caso degli italiani e +2.240 per gli stranieri.
Dal punto di vista settoriale, l’incidenza degli stranieri nel flusso delle assunzioni si conferma particolarmente elevata (e stabile) in agricoltura (47%); è elevata ma in progressiva diminuzione nel settore industriale, dove si è passati dal 41% del 2008 al 32% del 2015; in veloce crescita nei comparti del terziario. In quest’ultimo settore le assunzioni di stranieri, sempre attorno al 13%, nel 2015 sono arrivate ad un’incidenza del 17% rispetto al totale.
IL FENOMENO DEI PROFUGHI – Al 9 maggio 2016 erano presenti nelle strutture temporanee 1.532 persone, circa 6 volte e mezza le presenti a fine 2014. Uno su 4 è accolto nelle strutture gestite dalla Rete Temporanea d’Impresa composta dalle cooperative sociali La Esse, Una Casa per l’Uomo, Alternativa, e da Caritas Tarvisina, Caritas Vittorio Veneto e due altre strutture di comunità religiose, Discepole del Vangelo e Domus nostra. Dall’esame dei dati relativi agli stranieri ospitati dalla Rete si possono evidenziare alcune caratteristiche: la composizione percentuale di genere risulta fortemente spostata verso gli uomini (88,2% rispetto all’11,2% di donne), anche perché in provincia vi sono poche strutture in grado di accogliere donne o famiglie. A fine giugno negli alloggi della Rete erano presenti persone di 21 Paesi diversi. I primi tre erano Nigeria (25,1% del totale), Gambia (12,2%) e Mali (11,4%). Una ulteriore elaborazione per età ha evidenziato la concentrazione degli ospitati nella fascia d’età dai 18 ai 23 anni (quasi la metà, 49,0%); se si aggiungono coloro che hanno dai 24 ai 29 anni giungiamo a quasi l’80% degli ospitati.