Due fratelli, Philipp e Manuel, un papà dal cognome altoatesino (Breitenberger) trapiantato in Veneto dove per quattro decenni ha lavorato la terra vendendo i propri prodotti ad altre aziende, e un’idea: “Avevo 23 anni, rientravo da un Erasmus nella Germania del Nord che mi aveva aperto gli occhi su quello che avrei voluto fare: una azienda agricola, sostenibile, moderna – racconta Phillip – Ho coinvolto mio fratello, nostro padre ha accettato e abbiamo dato una svolta all’attività di famiglia. Avremmo coltivato solo kiwi”.
I Kiwiny sono nati nel 2013: “Abbiamo esordito presentandoci al salone del Bio di Norimberga, ma già dal 2008 avevamo iniziato a gestire l’azienda. Per un anno mi sono alzato alle 4 per battere tutti i mercati rionali e capire come si vendeva il prodotto, se veniva proposto in modo più accattivante. Ho capito che serviva creare un brand, ma anche una gamma di prodotti che andassero oltre: così sono arrivati succhi, gli smoothies (frullati) e le marmellate. Parallelamente abbiamo pensato a vendere in tutto il mondo: sì, anche in Australia, dove parrebbe non ci fosse bisogno dei nostri kiwi, e invece nel periodo dell’anno in cui non maturano arriviamo noi”.
Il tutto a Giavera del Montello, Treviso, all’insegna di valorizzazione dei prodotti ed ecosostenibilità: qui in fondo si respira ancora la tradizione lavorativa e professionale di famiglia, e l’azienda resta fedele ai due principi fondamentali applicati all’intero ciclo produttivo: il biologico e le sinergie.
L’investimento iniziale è stato di un milione di euro: in parte con l’aiuto della famiglia – il papà, 83 anni, non fa mancare i suoi consigli nemmeno oggi – e in parte ricorrendo al bando regionale per l’imprenditoria giovanile e l’agricoltura. Che non è un settore facile: “C’è l’anno in cui le piante si ammalano, l’anno in cui il tempo è inclemente: bisogna tenere testa a più di una tempesta”, spiega Phillip, consapevole che l’agricoltura richiama sempre più giovani.
La forza di avere una gamma di prodotti rende più riconoscibile l’offerta, e aiuta a entrare nelle catene di distribuzione. Oggi al lavoro in azienda ci sono cinque persone, fra familiari e collaboratori, ma l’obiettivo è puntare a 10 posti di lavoro, e a un export in aumento all’80%. Nell’azienda, molto attiva anche sui social da Facebook a Instagram e Twitter, uno dei fattori chiave è la formazione: attualmente i dipendenti stanno seguendo un corso, grazie ai finanziamenti del fondo sociale Eu, organizzato da Unis&f (la società di servizi e formazione delle Unioni degli Industriali delle province di Treviso e Pordenone, cui appartengono oltre 3mila aziende) sull’internazionalizzazione, andando a toccare contenuti di carattere commerciale, marketing, inglese. I Kiwiny credono nel digitale e nell’investire in formazione di digital marketing, anche con i corsi della Marketers Academy.
Intanto, già oggi i Kiwiny arrivano in tutta Europa, fino al Costa Rica. E con le università venete lavorano su ricerca e innovazione: a Padova si studiano rimedi per le fitopatie e per proteggere la produzione, a Verona (dipartimento di Scienze e tecnologie alimentari) si guarda a nuovi prodotti per valorizzare i kiwi, da trasformare anche in snack e merende.
E fresca fresca, aspettando l’estate, c’è la collaborazione lanciata con l’istituto alberghiero di Treviso e il locale Botanic, per mettere a punto una nuova formula di aperitivo: se c’è riuscita la pesca a dare il nome a un cocktail, vuoi che non ci stia il kiwi?
“I giovani hanno una spiccata creatività e una fantasia che ci può insegnare molto in tutti gli ambiti, e in particolar modo nel nostro – dicono i fratelli. Molte volte, sommersi dalle mille cose, perdiamo questo spirito giovanile di pensare e immaginare senza limiti. Questa collaborazione è nata perché prima di tutto potesse essere di insegnamento per entrambi: noi, proprietari della materia prima, abbiamo voluto insegnare ai futuri utilizzatori di quest’ultima l’importanza del mantenimento della natura e delle sue proprietà. Da parte loro gli studenti dell’istituto alberghiero ci hanno insegnato e ricordato la fantasia del saper creare e credere in quello che si fa. Avere limitazioni nel lavoro, dover gestire questioni di altra natura – economica, finanziaria, tassativa – finisce per incidere in maniera inevitabile anche nella fase di pensiero e creazione del prodotto. Abbiamo voluto dare spazio a questi ragazzi, al loro spirito libero e creativo, dando completa fiducia ai giovani sanno sempre trovare una via di fuga alle nostre limitazioni”.
I primi esperimenti sono incoraggianti, ora si stanno mettendo a punto il mix di ingredienti e le dosi. Se nel menù troverete una Kiwinyroska , insomma, sapete già di che cosa si tratta.