«Per i suoi meriti di profondo conoscitore della tecnica organaria classica, di innovatore alla continua ricerca di soluzioni tecniche originali, di esempio di appassionato professionista fortemente legato alla tradizione che ha contribuito con impegno alla valorizzazione del territorio e del patrimonio storico-culturale del Friuli». Con questa motivazione l’Università di Udine ha conferito oggi la laurea magistrale honoris causa in Storia dell’arte e della Conservazione dei beni storico-artistici a Gustavo Zanin, maestro organaro di Codroipo, classe 1930, che ha dedicato tutta la sua vita a questa arte, come artigiano, costruttore, restauratore e artista. Nella sua carriera Zanin ha realizzato più di 400 organi in tutto il mondo, dedicandosi anche al restauro e alla conservazione di quelli esistenti, tra cui quelli recuperati dopo il terremoto del Friuli del 1976.
«Da quasi mille anni indispensabile, fedele, immancabile sostegno ed accompagnamento della liturgia cristiana…», ha detto Zanin nella sua lectio magistralis a proposito dell’organo. Ma, ha sottolineato il maestro laureato, «ciò non significa che la musica organistica sia solo per l’uomo di fede. L’organo si adatta facilmente al nostro pensare, ci avvince, ci trascina, ci trasporta sui campi dell’Infinito. E qualsiasi uomo – ha aggiunto –, religioso o agnostico, non può non avvertire il richiamo dell’Infinito, dello spirito e dell’animo che è in ognuno di noi…».
La cerimonia di proclamazione, affollatissima di pubblico e amici, si è svolta nella Chiesa di San Quirino a Udine ed è stata aperta dai saluti del parroco di San Quirino, don Claudio Como che, per l’occasione, ha citato alcune parole di Martin Lutero: “L’esperienza dimostra che, dopo la Parola di Dio, soltanto la musica merita di essere lodata come signora e moderatrice delle emozioni del cuore umano”.
A conferire il massimo riconoscimento accademico il rettore Alberto De Toni, che ha evidenziato come «questa laurea honoris causa arrivi a suggellare lo straordinario percorso del maestro Zanin che, nella sua lunghissima carriera e grazie alle competenze musicali e artistiche, ha contribuito ad innalzare il nome del Friuli tra le eccellenze organare di tutto il mondo. Portando avanti, al tempo stesso, quel miracolo artistico imprenditoriale frutto dell’attività di sette generazioni che hanno dato vita ad una realtà che oggi ha quasi 200 anni di storia. Una tradizione di famiglia – ha concluso De Toni – che il maestro Zanin ha saputo traghettare fino ai giorni nostri, grazie ad una spiccata e instancabile attitudine alla sperimentazione. Caratteristiche riconosciute nella sua terra e in varie parti del mondo, come testimoniano i numerosissimi e prestigiosi riconoscimenti ricevuti».
Dopo l’intervento del rettore, i saluti di Andrea Zannini, direttore del dipartimento di Studi umanistici e del Patrimonio culturale che ha sottolineato come la laurea conferita al maestro Zanin sia un evento storico essendo la prima proposta del dipartimento, «sorto da poco più di anno e che ha nella sua titolatura l’espressione “patrimonio culturale”». «Il maestro – ha aggiunto Zannini – rappresenta perfettamente ciò che noi intendiamo per “patrimonio culturale”» e questo «è esemplificato nella straordinaria vicenda della famiglia Zanin», «nella pratica di vita di sette generazioni» che, attraverso l’organaria è stata «al servizio di arte, artigianato, industria, creatività, musica, spiritualità, filosofia, bellezza, sentimento, cultura, esperienza di vita, psicologia, teologia, liturgia, matematica, fisica dei suoni, architettura, storia…».
Gustavo Zanin è tutt’uno con la storia della sua famiglia, di quelle quattro generazioni di costruttori di organi che lo hanno preceduto e delle due che attualmente condividono con lui l’attività della più longeva bottega organaria del mondo fra quelle in cui il testimone è sempre stato trasmesso unicamente di padre in figlio». Con queste parole, nella laudatio intitolata “Gustavo Zanin e la sua famiglia: 7 generazioni (200 anni) di organari friulani”, il maestro Paolo Pellarin, direttore del Conservatorio “Jacopo Tomadini” di Udine, ha tracciato il ritratto del maestro. Pellarin ha ricordato la storia della famiglia Zanin a partire dal fondatore della casa, Valentino, ed evidenziando come Gustavo rappresenti «la sintesi fra la tradizione dei fondatori e l’attualità ricca di innovazione».
Una tradizione che contempla quell’operazione «complessa e affascinante» quale è la «realizzazione di un nuovo organo». «Un unicum» lo ha definito Pellarin, «dotato di una sua “identità” irripetibile» che nel caso di Gustavo Zanin significa la realizzazione di più di 400 organi in tutto il mondo. Attività «sempre andata di pari passo con il restauro e la conservazione di quelli esistenti», tra cui quelli recuperati dopo il disastroso terremoto del Friuli del 1976. Nel corso del tempo, ha concluso Pellarin, al maestro Zanin e alla sua bottega sono stati indirizzati numerosi riconoscimenti ed attestati di stima. Persino da parte del celebre ballerino e coreografo Rudolf Nureyev «che volle uno strumento di Gustavo nella propria abitazione privata in Italia».
Dopo la laudatio, il rettore De Toni, lette le motivazioni, ha proclamato dottore honoris causa Gustavo Zanin che, indossata toga e tocco, ha tenuto la lectio magistralis intitolata “Il suono dell’organo”. Zanin, definendo l’organo «straordinaria macchina che per secoli ha primeggiato quanto a complessità meccanica, genialità di concezione e grandiosità sonora», ha ripercorso la storia del «manufatto artistico». A partire dal 245 a.C., anno in cui è fatta risalire la sua invenzione in Asia Minore, mentre la sua apparizione in Occidente è attestata nel secolo VIII. Il neo dottore è passato, quindi, a narrare alcuni capitoli della sua lunghissima ed intensa attività di organaro. Raccontando anche di quel piccolo conservatorio sorto nel cortile della grande casa settecentesca dove il piccolo Gustavo è cresciuto insieme a sette cugini, tutti dediti allo studio della musica.
«Sin dall’età di cinque anni – ha ricordato Zanin – aiutavo mio padre durante l’accordatura negli organi già installati nelle chiese». Mentre a casa, nei tempi liberi dallo studio, il nonno Beniamino «spiegava il “giro armonico”». «Ho lavorato molto, ma molto, nei notturni silenzi di chiese e cattedrali – ha raccontato –, ove le notti, per modifiche termiche, provocano alle architetture lignee e arredi movimenti strutturali con l’emissione di tenui rumori, che sembrano respiri… Nella notte, solo, ti puoi immergere nella fantasia e nella poesia dell’immensità delle onde sonore, dalle più profonde a quelle più elevate, così come l’occhio umano scruta ed ammira il cielo…, a volte in uno stato quasi di estasi come affermava Pitagora, immagini di ascoltare l’armonia delle sfere celesti. Dal silenzio al suono cosmico delle canne dell’organo».
«Amore e passione» per l’arte organara che hanno segnato oltre sessant’anni di attività, trasmessi poi al figlio Francesco e al nipote Carlo «che oggi, lo dico con grande soddisfazione e orgoglio, continuano questa attività con notevole prestigio», ha concluso Zanin.
La lectio è proseguita con una breve spiegazione del funzionamento dell’organo, intervallata da brani eseguiti dal maestro d’organo Davide Basaldella, mentre la cerimonia si è conclusa con il maestro Beppino Delle Vedove che ha suonato “Toccata e fuga” in Re minore di Bach.
Un altro laureato honoris causa che merita conoscere: Raul Randon, il nipote di emigrati vicentini in Brasile (dove ha creato un impero) |
Laurea anche per Silvano Pedrollo, l’imprenditore che ha fatto fiorire il deserto |