La turbina centenaria restaurata e donata all’università, per studiare sul campo la produzione di energia

Ha funzionato per quasi un secolo, dal 1916 al 2014, nella centrale idroelettrica di Campagnola, in comune di Gemona del Friuli. È il “gruppo turbina-alternatore n. 1”, dono della società A2A (multiservizi di produzione e distribuzione di energia elettrica, gas metano e nei servizi ambientali) all’Università di Udine, inaugurato nel cortile interno del polo scientifico dei Rizzi. Il manufatto, che pesa 14 tonnellate ed è lungo 8,5 metri, vero e proprio esempio di archeologia industriale, è stato dismesso nel dicembre 2014 a seguito dell’ammodernamento della centrale e, quindi, recuperato dall’Ateneo.

Il progetto di restauro e installazione del macchinario nel polo scientifico è stato realizzato, sotto la responsabilità di Piero Pinamonti, con il finanziamento del Piano strategico d’Ateneo 2016-2018, assegnato al Dipartimento politecnico di ingegneria e architettura (Dpia), ed è stato eseguito dalla ditta Sea Snc di Remanzacco. L’investimento, pari 20mila euro, ha consentito di valorizzare il manufatto costituito da una turbina “Francis” in camera libera e da un generatore sincrono trifase, mettendolo poi a disposizione di studenti e ricercatori, a scopo didattico.

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Fin dalla sua entrata in funzione nel 1916, la centrale di Campagnola, situata sul canale irriguo del Consorzio Ledra-Tagliamento e dotata di quattro gruppi turbina-alternatore, ha prodotto energia elettrica per l’ex Cotonificio Morganti di Piovega di Gemona, grazie ad una potenza efficiente di 1,15 MW e una producibilità media annua di 8,77 GWh. Dal 1963 è divenuta di proprietà dell’Enel e quindi, fino al 2014 di Edipower del Gruppo A2A, mentre in seguito è stata acquisita da altra società.

particolare-della-turbina-2Alla cerimonia di inaugurazione, per l’Università di Udine erano presenti il rettore Alberto De Toni e Marco Petti, direttore del Dipartimento politecnico di ingegneria e architettura. Per la società A2A sono intervenuti Roberto Gianatti, responsabile degli impianti idroelettrici e Roberto Corona, responsabile della comunicazione, mentre per la ditta Sea, che ha eseguito anche lo smontaggio del gruppo dalla centrale, hanno partecipato il titolare Augusto Casarin e il figlio Giovanni. «Questo manufatto – ha detto il rettore De Toni –, vero e proprio monumento industriale, arricchisce ulteriormente il contesto in cui le facoltà scientifiche operano, sia per il grande valore storico, considerato che la sua realizzazione risale a più di un secolo fa, sia per quello civile, essendo stato parte integrante della centrale idroelettrica gemonese in servizio per quasi 100 anni».

«La donazione di questa turbina – ha evidenziato Gianatti di A2A – consolida il sodalizio tra la nostra società e l’Università di Udine e il legame che A2A ha da sempre instaurato con il territorio friulano, dove oggi, in provincia di Udine, gestisce le centrali idroelettriche di Ampezzo e Somplago. Mi complimento – ha aggiunto – per l’opera di recupero del manufatto che dà la possibilità agli studenti di vedere “il giro dell’acqua” negli impianti che producono energia elettrica».

particolare-della-turbina-3«Il manufatto qui esposto – ha sottolineato il direttore del Dpia Petti – sarà di grande supporto per l’attività didattica, in quanto gli studenti potranno comprendere, anche toccando con mano, quello che è riportato nei libri».

Giovanni Casarin della ditta Sea ha illustrato le varie fasi del recupero del manufatto che hanno contemplato anche lo smontaggio dei componenti, effettuato pezzo per pezzo, fino ad arrivare a ripulire e verniciare ogni singolo bullone. «Fin dall’inizio – ha evidenziato Pinamonti, responsabile del progetto di restauro e installazione del “gruppo turbina-alternatore” –, ho voluto questo progetto che, finalmente, vedo con grande soddisfazione realizzato grazie all’aiuto e collaborazione di tutti: A2A, Università e Sea, che ringrazio vivamente. Credo che lo sforzo fatto – ha aggiunto – sia ripagato dal poter ammirare questo magnifico manufatto che costituisce un eccezionale esempio didattico per i nostri studenti che possono vedere “dal vero” come sono fatte le diverse macchine, ma che ricorda anche l’abilità dei tecnici che più di 100 anni fa hanno realizzato un’opera mirabile e “avveniristica”».