“Come spesso accade, le idee nascono da piccoli grandi drammi, o dall’esigenza di trovare un posto felice nella vita. Nel mio caso i due eventi si sono fusi e mi hanno dato quella spinta, per non chiamarla in altro modo, per cercare un’alternativa”.
E’ l’inizio di una mail che racconta una bella storia: quella di Elena Zanotto, 43 anni, sposata con Sergio e mamma di Anna. Una laurea in Conservazione dei Beni culturali, “ma, a parte una breve esperienza nel campo delle grandi mostre, sono stata figlia della flessibilità che in molti ci hanno chiesto e ho cambiato tantissimi lavori con altrettanti contratti”. Quelli a termine, i famigerati cococo, e altri ancora. Quando arriva l’occasione di maggiore stabilità, non puoi dire di no: “Sono finita a lavorare in banca: io, una laureata in lettere, in banca! Finita l’università , avevo promesso a me stessa che mai avrei lavorato per un istituto finanziario, ma si sa, la vita è beffarda”.
Non è quello che voleva, tantomeno sognava: “Mai stata felice di questo lavoro, ma mi dava la possibilità di potermi creare una famiglia e di mantenerla. Dopo la nascita di Anna tutto è cambiato, anche l’atteggiamento del mio capo e dei colleghi. Vita difficile per le mamme. Decido di cambiare lavoro per avvicinarmi a casa e stare più con la mia bambina, vengo licenziata dopo 3 mesi. Panico, disperazione e mentre esco con la mia lettera di licenziamento penso che potrei inventarmi qualcosa da fare, un lavoro mio, l’alternativa è “buttarmi da un ponte””.
Ecco l’idea: fare dei laboratori creativi per bambini con un po’ di cucina nel mezzo: un modo per segure la propria passione, la propria indole, le ricette imparate fin da piccola dai nonni. “Chiedo a una pasticceria di affittarmi una stanza nei week end e nel 2011 nasce Il Mondo di Bu (qui su Facebook), laboratori di cucina per bambini dai 4 anni. Per tre anni Bu diventa il mio secondo lavoro, perché nel frattempo sono tornata a lavorare in banca. Perché? Perché avevo bisogno di lavorare, di portare a casa uno stipendio e perché avevo troppa paura di mollare tutto per inseguire un sogno“.
Un’altra curva: “Nel 2014 la collaborazione con la pasticceria termina, in contemporanea perdo il lavoro dopo dolorose vicende private che avevano frantumato il mio cuore in mille pezzi”. Era il 13 dicembre del 2014. Per Elena, “quel giorno ho perso tutto, ma ho riavuto indietro la mia vita”.
Oggi Bu – dal nomignolo della bimba appena nata, Annabu – ha il volto di un animaletto buffo, con un grande sorriso (e due belle orecchie), che crede nel valore dell’esperienza pratica. Nel suo mondo “possono entrare tutti coloro che amano viaggiare attraverso i profumi, i colori e i sapori che la cucina ci regala ogni giorno”, spiega Elena. Nel 2015 apre la sede a Vicenza e comincia a girare tutta l’Italia. Dalle fiere al Politecnico di Milano, da un ricettario ai tour per la prevenzione delle malattie cardiache: “Collaboro anche con il governo americano, per promuovere la cucina italiana tra i bambini e durante l’estate Bu si trasferisce nelle strutture turistiche”.
Il fine è sempre educativo, e le collaborazioni, tante, sono “sempre con aziende che hanno a cuore il benessere dei bambini e delle loro famiglie. Il laboratorio di cucina diventa un mezzo per parlare di alimentazione, cultura ma anche innovazione, educazione e sentimenti”.
Oggi che è imprenditrice di se stessa, Elena racconta dinnon avere fatto alcun corso fra i molti dedicati a chi vuole mettersi in proprio: “Però ho letto molto, fatto ricerche. Non sono nemmeno riuscita ad accedere ai fondi per l’imprenditoria femminile: pochi credevano nel mio progetto, i finanziamenti bancari erano inaccessibili senza garanzie. Un tuffo senza paracadute, ma ho cercato di fare un passo alla volta”.
Come va adesso? Ne valeva la pena? “Per carattere non sono una che si adagia sugli allori, sono sempre in movimento. I progetti sono tanti: sogno un franchising, un libro, dei collaboratori… Essere in proprio di porta a fare orari intensi e non puoi stare a guardare l’orologio. Non sempre riesco a conciliare lavoro e vita familiare, e mi sento in colpa, ma faccio quello che amo fare e penso che questo mi renda una persona migliore. Quando riesci finalmente a trovare la tua strada la ricompensa supera la difficoltà per ogni curva fatta”.