Una platea di circa 1000 piccole e medie imprese venete, con un fatturato compreso fra i 10 e i 100 milioni di euro, colpite dal crollo delle banche popolari venete (la maggior parte aveva rapporti di clientela sia con Popolare di Vicenza che Veneto Banca). Imprese che non hanno sofferenze (non sono, cioè, scaduti i termini di pagamento o di rientro), ma incagli, ovvero situazioni di momentanea difficoltà economica: a volte basta avere saltato una rata di mutuo.
Imprese fondamentalmente sane, con un solido piano industriale, un prodotto valido e un mercato altrettanto presente, ma alle prese con un – molto diffuso – problema di sovraindebitamento. Guarda a queste realtà il fondo d’investimento pensato dalla finanziaria regionale Veneto Sviluppo, operativo probabilmente dall’estate 2018. Se alle sofferenze penserà SGA, la Società di gestione degli attivi nata per gestire i 18 miliardi di Npl lordi delle ex popolari venete rifiutati da Intesa, gestita a livello centrale (prevista una mole di 50mila pratiche), “occorre pensare sul territorio a imprese che rischiano di passare, da una difficoltà risolvibile, a una situazione senza ritorno. E che magari possono diventare facili prede di una acquisizione estera per risolvere il problema: se a una azienda viene chiesta della liquidità che non ha, rischia di deragliare”, spiega Fabrizio Spagna, presidente di Veneto Sviluppo.
La soluzione sta in un fondo – dotazione minima 200 milioni, potrebbe arrivare a 400 – che possa entrare nel capitale di queste imprese, accompagnandole dove necessario anche a una evoluzione, come un cambio di cda o di management, o anche una aggregazione. “Crediamo che non serva comprare il credito della banca, perché questo risolve i problemi appunto della banca, non dell’impresa – chiarisce Spagna – Il mezzo individuato è ibrido, una formula ampiamente utilizzata in ambito anglosassone, meno in Italia. Per la banca entra capitale, per l’impresa è un debito, ma un debito che, rimessa nelle giuste condizioni, può ripianare. Pensiamo a un orizzone medio di 5/6 anni”.
Il fondo viene studiato e sarà creato con la Banca d’affari Leonardo mediante il coinvolgimento del suo senior Consultant Gianni Mion, e punta a coinvolgere investitori solo istituzionali ma anche dall’estero: del resto si configura come un buon affare, dal rendimento atteso attorno al 12%. “Uno strumento di debito subordinato che sarà strettamente regionalizzato, legato alle imprese Venete. Non solo le aziende potranno contattarci, ma saremo noi – tramite una specifica attività di analisi – a intercettare le situazioni più adatte a questo fine. Le aziende venete già ci conoscono per il nostro ruolo e sanno che non devono aspettarsi un atteggiamento aggressivo come quello dei fondi in generale. Parliamo comunque di operazioni di mercato, consapevoli dei limiti e delle regole che il mercato stesso impone. Con questa chiave l’investimento che farà Veneto Sviluppo può diventare un reale moltiplicatore per risolvere molte situazioni”.
In questo modo le aziende con una difficoltà solo momentanea possono allontanarsi da rischi maggiori, ed essere trattate in modo diverso da quelle con sofferenze conclamate.
Il nuovo strumento per la gestione degli incagli nasce nel quadro del nuovo ruolo di Veneto Sviluppo, ed è stato presentato insieme al nuovo statuto che vede la finanziaria regionale affiancare in modo diverso il mondo produttivo: “Sino a oggi la Finanziaria Regionale ha svolto prevalentemente l’attività di amministrazione di fondi pubblici, di garanzia pubblica a beneficio delle Pmi, di gestione di investimenti partecipativi e solo in via residuale l’attività creditizia, funzione che il mercato ora non le richiede più. A fronte di uno scenario economico in rapida evoluzione e di una contestuale ridefinizione della cornice operativa di Veneto Sviluppo, la finanziaria ha scelto di non proseguire ulteriormente nell’esercizio delle attività creditizie riservate e vigilate da Banca d’Italia, con la consapevolezza che le imprese venete, ancora supportate in misura assai prevalente dal sistema bancario, necessitano ora più che in passato di strumenti di supporto finanziario addizionali e complementari al credito tradizionale“.
Nel 2017 sono state assistite circa 6.800 imprese, “concedendo finanziamenti e garanzie agevolate per un controvalore complessivo di circa 440 milioni di euro, elevando così a quasi 14.500 il numero delle aziende che attualmente beneficiano di queste linee di intervento, per un controvalore totale di 1,6 miliardi di euro”.
Attualmente le misure e le risorse a disposizione di Veneto Sviluppo sono: i fondi per garanzie agevolate (51 mln euro), i fondi di rotazione per finanziamenti agevolati e contributi (502 mln euro), il private equity gestito da FVS Sgr (50 mln euro), le partecipazioni complessive che fra merchant e gestione diretta sono 30 e ammontano a 38 mln euro e infine gli interventi legati al private debt, attuati attraverso i Veneto Minibond (24 mln euro).