Un nuovo patto per la ricerca fra università e imprese, a basso tasso di burocrazia. Università Ca’ Foscari Venezia potenzia la collaborazione con le imprese lanciando un programma di affiliazione unico in Italia: Research and Innovation Corporate Affiliates Programme (RICAP). L’obiettivo è generare nuovi investimenti in ricerca, ispirare innovazione e trasferimento di conoscenza.
E sono già stati siglati i primi due accordi di affiliazione. Le prime aziende affiliate sono Brenta srl, start-up innovativa della Holding Fabbrica Italiana Sintetici (FIS) impegnata nella ricerca sulle nanotecnologie e nello sviluppo più generale di piattaforme tecnologiche per applicazioni in ambito farmaceutico e Stevanato Group, società specializzata in prodotti, processi e servizi per l’industria farmaceutica, primo produttore al mondo di tubofiale per insulina destinata al trattamento del diabete.
“Ca’ Foscari sta facendo progressi importanti sul fronte del trasferimento tecnologico – dichiara Michele Bugliesi, rettore dell’Università Ca’ Foscari Venezia – ed è un piacere oggi poter dare conto dei primi frutti, con le novità sul Research and Innovation Corporate Affiliates Programme che costruisce un perimetro ampio di collaborazione fra Ateneo e imprese. I primi due accordi siglati con Brenta srl e Stevanato Group sono davvero un buon risultato, che segna l’avvio di un nuovo modo di interpretare il rapporto tra ricerca e impresa”.
Sottoscrivendo l’accordo triennale, le imprese e l’ateneo siglano un patto che supera le modalità tradizionali di collaborazione tra accademia e aziende. Il progetto si rivolge alle aziende innovative che decidono di puntare sulla ricerca condividendone il programma con l’università. Grazie a RICAP saranno agevolmente attivabili tutte le possibili forme di partnership per la ricerca, dai laboratori congiunti ad assegni, borse di ricerca e dottorati, anche industriali.
Nella lista dei vantaggi reciproci anche incontri periodici e mirati per far conoscere direttamente i ricercatori e le loro idee a imprenditori e manager. Inoltre, l’università metterà in campo team di talenti esperti in varie discipline per affrontare le sfide proposte dalle aziende e trovare soluzioni innovative.
Nel medio periodo, questo programma, investendo anche sui giovani ricercatori cafoscarini, favorirà il loro ingresso in azienda, creando un’alternativa al tradizionale percorso accademico e costruendo nuovi ponti tra Ca’ Foscari e i suoi affiliati.
Le aziende aderenti potranno beneficiare anche di una serie di servizi dedicati, come ricerche brevettuali, supporto per accedere a finanziamenti, e a benefit riservati ai sostenitori dell’associazione Alumni.
Il programma è gestito dall’ufficio PINK, l’unità di Ca’ Foscari a supporto delle attività di trasferimento di conoscenza e rapporti con le imprese (www.unive.it/pink).
Stevanato e le giovani generazioni
Lo scorso marzo, dopo aver recentemente ottenuto il riconoscimento di personalità giuridica da parte della Regione Veneto, è nata ufficialmente Fondazione Stevanato, un’organizzazione senza scopo di lucro con finalità di solidarietà sociale, filantropia e beneficenza. Opera a livello regionale nell’ambito dell’assistenza sociale e socio sanitaria, dell’istruzione, della formazione, nonché a supporto delle attività culturali, educative e della ricerca scientifica. In particolare, la Fondazione si occuperà di progetti a sostegno di bambini e giovani che vivono situazioni di disagio sociale o sanitario, fornendo un aiuto fattivo anche alle loro famiglie.
La Fondazione è nata su iniziativa della famiglia Stevanato, che guida l’omonimo Gruppo con sede a Piombino Dese, con l’intento di ridistribuire sul territorio parte degli esiti dell’attività imprenditoriale e ha come fondatori Sergio, Marco e Franco Stevanato, che sono anche membri del Consiglio di Amministrazione.
L’attività della Fondazione sarà finanziata dai contributi della famiglia, delle società del Gruppo Stevanato ma anche dei soggetti privati che decideranno di sostenere i suoi progetti benefici. I progetti selezionati che risulteranno maggiormente in sintonia con le finalità della Fondazione riceveranno le sue erogazioni prevalentemente sotto forma di beni e servizi.
“La nascita di Fondazione Stevanato si pone in continuità con un’attività di erogazione di contributi sul territorio in corso da diversi anni da parte di diverse aziende appartenenti a Stevanato Group, strutturandola e rendendola maggiormente efficace e efficiente. Rappresenta concretamente l’attenzione e l’investimento del Gruppo ad assistere e sostenere persone bisognose, in particolare i minori senza famiglia o con famiglia in stato di difficoltà e anche l’impegno allo sviluppo delle generazioni future facilitandone l’accesso all’educazione e alla cultura. Una formazione di qualità sin da giovani, la solidarietà sociale ed il sostegno al territorio dove operiamo sono valori fondanti per Stevanato Group. Sono certo che il nostro lavoro con gli enti e le istituzioni contribuirà ad arricchire il nostro territorio e a sviluppare le eccellenze di domani” ha commentato Sergio Stevanato, presidente di Fondazione Stevanato.
Per il 2018, l’attività della Fondazione si collocherà in continuità con i progetti già implementati a supporto della formazione e dello sviluppo di metodi di apprendimento innovativi per gli istituti scolastici e con progetti di sostegno sociale di enti ed associazioni territoriali, con particolare attenzione alle iniziative rivolte ai bambini ed ai giovani più bisognosi.
Per richiedere maggiori informazioni sulla Fondazione e la sua attività, si può scrivere a: info@fondazionestevanato.it.
Le nanoparticelle per diagnosi e cura
Qualche mese fa è stato annunciato che nanoparticelle di zirconia mesoporose, capaci di effettuare contemporaneamente diagnosi e terapia di patologie specifiche, erano state sintetizzate e sviluppate da alcuni ricercatori del gruppo “Chimica fisica dei materiali” del Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi di Ca’ Foscari. Una invenzione talmente promettente che un’azienda del nanotech per l’industria chimico-farmaceutica ha deciso di investirci, acquistando il brevetto e lanciando una nuova collaborazione con l’università.
La zirconia mesoporosa – firmata da Benedetti, Riello e Sponchia – è stato il primo caso di brevetto sviluppato a Ca’ Foscari e poi ceduto a un’azienda per l’ulteriore sviluppo industriale congiunto del prodotto. Il ricavato verrà suddiviso tra gli inventori, che possono decidere se accantonare la propria parte nei fondi di ricerca, e l’ateneo, che potrà finanziare altre attività di ricerca e di trasferimento tecnologico.
L’azienda che ha creduto subito nelle potenzialità della tecnologia cafoscarina, acquistando il brevetto e sviluppando una collaborazione con l’università per lo sviluppo congiunto dell’invenzione, è proprio Brenta srl, oggi protagonista dell’accordo con Ca’ Foscari. Impegnata nella ricerca nelle nanotecnologie e nello sviluppo più generale di piattaforme tecnologiche per applicazioni in ambito farmaceutico, Brenta è start-up innovativa all’interno di Holding F.I.S., Fabbrica Italiana Sintetici SpA con sede a Montecchio Maggiore (Vicenza), azienda a sua volta specializzata nella produzione di principi attivi ed intermedi per le più importanti industrie farmaceutiche internazionali.
Il rapporto con l’azienda, gestito e supportato dal Settore Trasferimento di conoscenza e rapporti con le imprese – Pink (Promoting Innovation and Knowledge) di ateneo, ha portato non solo alla vendita del brevetto, ma anche all’avvio di un rapporto di collaborazione innovativo e di ampio respiro.
Le particelle di zirconia sviluppate sono atossiche, possono trasportare molecole farmaceutiche e migliorare la terapia quando sia preferibile un rilascio modulato del principio attivo. Con queste caratteristiche, le nanoparticelle di zirconia mesoporose si candidano a sostituire un ruolo oggi ricoperto dalla silice, con vantaggi produttivi, ma anche di efficienza nella terapia. Potrebbero trovare applicazione anche nella diagnosi e cura del cancro.
“Il materiale brevettato ha dimostrato di possedere significative proprietà per l’utilizzo in campo medico – ha detto Gabriele Sponchia, assegnista a Ca’ Foscari e co-inventore con i professori Alvise Benedetti e Pietro Riello. – L’applicabilità e la biocompatibilità in medicina di materiali a base di zirconia è già nota da alcuni decenni, ad esempio nella chirurgia protesica. Tuttavia, fino ad ora non erano disponibili nanoparticelle di zirconia caratterizzate da un’elevata area superficiale che permette l’impiego di tali materiali come carrier inorganici in sistemi per il drug delivery, come mezzi adatti alla medicina teranostica – cioè idonei sia alla diagnosi che alla cura -, oppure nella prevenzione e trattamento di specifiche patologie”.
Considerato l’elevato potenziale della tecnologia, l’ateneo ha deciso di tutelare l’invenzione tramite una domanda di brevetto italiana, successivamente concesso dall’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, ed estesa ora a livello internazionale.
E a proposito di aziende che innovano: