L’inizio sembrava fatto apposta per scoraggiare: “Era il 2012, mentre ancora definivamo la successione di quel terreno con mia moglie abbiamo piantato qualcosa: alberi da frutto, verdura. Non ha piovuto per tre mesi, andavamo avanti e indietro con i secchi d’acqua, non c’era anocra nessuna organizzazione. Poi è arrivata la tromba d’aria, ha portato via perfino l’erba”.
Un altro ci avrebbe visto un invito a lasciare perdere. Lui (loro), no.
Savino Cimarosto coltiva l’unico orto biologico di Sant’Erasmo. Nella sua prima vita è stato precario in Regione, poi in Comune a Venezia, dove si è occupato di bandi per ottenere fondi europei, di cooperazione e di progetti internazionali. Per un anno ha girato l’Europa per un programma relativo alle buone pratiche per il recupero dei carcerati.
“Un giorno ho detto: basta. Con più di 40 anni, una laurea in Giurisprudenza e un master in Innovazione della pubblica amministrazione”. E poi c’era quel terreno, che i nonni coltivavano a Sant’Erasmo, l’isola definita non a caso l’orto della Serenissima, terra di campioni del remo e, appunto, di ortolani che da secoli – come attesta un documento del 1552 conservato all’Archivio di Stato di Venezia – alimentano i mercati della città storica.
Savino si rimette a studiare, materie del tutto nuove. Frequenta un corso di agricoltura biologica, scopre che il terreno che vuole far rivivere è impoverito, ma bastava raccogliere sotto un telo i rifiuti umidi e nascevano lombrichi in grado di produrre humus e aumentare la fertilità del terreno. In quel 2012, – quando era ancora un hobby – la siccità e la tromba d’aria sembrano mettere fine a un’avventura neanche iniziata.
“Invece, dopo tre settimane, siamo tornati nell’isola e abbiamo scoperto che la natura si era guarita da sola, l’orto si era ripreso spontaneamente: abbiamo raccolto zucchine grandi così, pomodori, verdura”. Savino parla al plurale, perché con lui c’è la moglie Ilaria, la I della azienda agricolra registrata come I&S Farm, registrata nel 2016 alla Camera di commercio.
Oggi l’orto gira a pieno regine: un ecosistema che ospita insetti antagonisti dei parassiti per poter dare vita alla prima coltivazione di agricoltura biologica della laguna di Venezia senza fare ricorso a prodotti chimici. C’è voluto qualche anno di sperimentazione, ma ora c’è anche una linea di prodotti in vaso (la salsa di pomodoro, le melanzane sotto’olio) e con una lunga ricerca, visitando i laboratori di persona, è iniziata la produzione di prodotti fermentati (grazie a una azienda trentina) che tanto piacciono anche ai mercati del Nord e hanno ottime proprietà, dicono i nutrizionisti.
La linea è chiara: esaltare le colture dell’isola, che godono di un terreno salino e di un microclima (favorito dalla vicinanza del mare) che consente di raccogliere pomodori fino a novembre inoltrato. E nell’orto, un ettaro e mezzo di superficie ma con la previsione di espandere l’attività, sono arrivate altre braccia a dare manforte, ma anche turisti e studenti di yoga per una meditazione all’aperto: «Sarebbe bello sviluppare una forma di turismo esperienziale – spiega Savino – accogliere i clienti e fornire loro biciclette per far conoscere l’isola».
L’ultimo tassello – e un bel segnale in controtendenza in una Venezia sempre più assediata dai turisti e dalle botteghe si souvenir, ma che va perdendo i piccoli negozi – è l’inaugurazione, lo scorso 22 giugno, in pieno centro storico di un punto vendita di prodotti freschi e trasformati di i&s Farm: ortaggi e frutti freschi, erbe aromatiche e, per i trasformati, i pesti di cavolo nero e di cavolo riccio, introvabili, i crauti fermentati rossi e bianchi, i sott’olio, le passate e i succhi concentrati. Tutti prodotti biologici di altissima qualità e, soprattutto, Made in Venice.
Fra i presenti alla festa il sindaco, Luigi Brugnaro, Luca Conte (Agroecologo – Scuola Esperienziale Itinerante di Agricoltura Biologica), Efrem Tassinato (presidente di Wigwam, il circuito internazionale che connette persone, attività ed istituzioni che si riconoscono nei principi dell’equità e sostenibilità) Mario Quaresimin, Direttore CIA Venezia.
“Aprire un punto vendita a Venezia della mia azienda – spiega Savino – è un percorso naturale che richiama la vocazione storica dell’isola di Sant’Erasmo che fin dai tempi della Serenissima riforniva la città di prodotti ortofrutticoli pregiati. Qui potremo far conoscere ed apprezzare a tutti, veneziani e turisti, le produzioni, le tipicità e il cibo d’eccellenza biologico del nostro territorio lagunare oltre che favorire un’attività di turismo esperienziale a Sant’Erasmo, isola vocata a un turismo sostenibile e ancora poco conosciuta”.
Nel Punto Vendita diretta, oltre al fresco e ai trasformati, sarà infatti presente anche un desk per la prenotazione delle visite agli orti dell’azienda nel periodo da maggio ad ottobre.