Vi saluto quindi con una frase di Steve Jobs, uno degli uomini più innovativi della storia, che in uno dei suoi celebri discorsi, rivolgendosi agli studenti di Stanford, ha paragonato il lavoro ad una storia d’amore, dicendo che: “l’unico modo per fare un buon lavoro è amare ciò che fai. Se non l’hai ancora trovato, continua a cercare. Non stare fermo. Come capita con le questioni di cuore, saprai di aver trovato quello giusto non appena ce l’avrai davanti.
E’ la conclusione del discorso tenuto da Patrizia Grieco, presidente del consiglio di amministrazione di Enel dal maggio 2014, che ha ricevuto il Master Honoris Causa in Business Administration del Cuoa di Altavilla Vicentina.
Nella stessa giornata hanno ricevuto il diploma Master i 46 allievi degli Executive Master Specialistici CUOA: si tratta di persone – 46% donne e 54% uomini – che vantano un’esperienza lavorativa media di 15 anni e hanno un’età media di 44 anni.
A loro Patrizia Grieco ha parlato così:
Manager
Quando si parla delle capacità e delle caratteristiche che l’impresa si aspetta da un manager del 21° secolo, da un vero leader aziendale, le parole più usate sono: apertura, flessibilità, competenze digitali, pensiero creativo, ampiezza innovativa, capacità di adattamento.
Senza dubbio è così: la velocità dell’innovazione comporta a volte l’assenza di punti di riferimento certi ed è per questo che le aziende hanno bisogno di dirigenti consapevoli, di persone capaci di gestire i rischi, anticipandoli. Oggi non si può essere spettatori passivi del cambiamento in atto – di cui la digitalizzazione è un acceleratore potentissimo –, ma è necessario mettersi in gioco come parte attiva del cambiamento, sperimentando nuove strade e forme di relazione, interagendo con la tecnologia per non esserne travolti.Ma sicuramente non basta. Il manager di cui oggi hanno bisogno le imprese non è il tecnico o l’iper-specialista, ma deve possedere un insieme di competenze e capacità molto più completo e profondo. Ho sempre pensato che un buon manager sia la sintesi di mente e cuore. Una carriera professionale di successo non è legata solamente al talento, agli skills e alla performance individuale, ma è condizionata da molti altri fattori, meno palpabili forse ma altrettanto fondamentali: l’ascolto, la dedizione, il rispetto, la creatività, la passione, il senso di responsabilità, la capacità di valorizzare le persone che ci circondano, riconoscerne il merito anche quale stimolo per accrescere il nostro impegno.
In una parola sola: Umanesimo. Si tratta di un tema fondamentale, non solo per il futuro delle aziende, ma per la tenuta dell’intero sistema economico e sociale, per combattere quella che Papa Francesco ha recentemente chiamato “economia dello scarto”. Nessun essere umano può essere scartato, nessuna persona può essere considerata un “avanzo” o “indesiderabile” solo perché non trova posto in nessuna delle classi sociali esistenti e non ha, non per sua scelta, mezzi sufficienti a condurre una vita dignitosa. Lo “sviluppo integrale” della società auspicato dallo stesso Pontefice, non può che poggiare sulla centralità dell’Uomo.
Un vero leader è quindi quello capace di mettere in giusto rapporto economia ed etica, utile e rispetto della dignità del lavoratore, secondo l’insegnamento di Adriano Olivetti: un grandissimo imprenditore, che ha saputo dimostrare che nell’impresa – e più in generale nella società – possono coesistere profitto, lavoro, scienza, attenzione per la comunità, rispetto del territorio, innovazione sociale, giustizia, equità. Una visione che Olivetti ha adottato e messo in pratica molti anni prima che il tema della sostenibilità diventasse così centrale nel dibattito pubblico e privato.
Oggi è ormai infatti largamente condivisa la visione secondo cui la strategia aziendale deve essere orientata alla creazione di valore nel lungo periodo, non solo in termini finanziari, ma anche di progresso sociale. Una strategia sempre più integrata, su cui poggia la fiducia degli stakeholder ed in particolare degli investitori.
Olivetti è stato probabilmente il primo a comprendere la reale importanza dell’integrazione della sostenibilità all’interno del business: e la sua eredità, la sua idea di “umanesimo sociale” è più che mai attuale specialmente oggi, quando siamo chiamati ad interfacciarci con cambiamenti continui e dirompenti, e con le sfide poste dalla crescente automazione.
È evidente che il mercato del lavoro è alle prese con il prepotente ingresso dell’intelligenza artificiale, con un numero compreso tra 75 e 375 milioni di lavoratori che al 2030 saranno chiamati a cambiare professione e apprendere nuove competenze, secondo un noto studio di McKinsey3. Sempre secondo il medesimo studio, fino al 30% delle ore lavorate potrebbe essere oggetto di automazione entro il 2030, con un impatto che andrebbe a toccare circa il 50% dell’economia mondiale, ovvero circa 1,2 miliardi di persone e circa 15.000 miliardi di dollari di stipendi e salari.
Il Cambiamento
È innegabile che viviamo un periodo di grandissima incertezza e volatilità: il mondo cambia repentinamente, con conseguenze profonde e dagli esiti a volte imprevedibili.
Ma il cambiamento – oltre a possedere un valore intrinseco quale fonte di opportunità – a volte è davvero inevitabile. Come diceva Sergio Marchionne, anche lui insignito con questo Master, un vero leader e anche un caro amico, “ogni volta che si tenta di avviare un vero cambiamento, un coro di cinici vi dirà che non può funzionare, o che le cose semplicemente non si fanno in quel modo. Il cinismo è facile. Ci vogliono invece visione e coraggio per credere nel miglioramento”.Ricordate quindi VISIONE e CORAGGIO! Capire l’ambiente in cui si vive e i vari trend che possono avere un impatto sulla nostra vita ci aiuta ad essere leader anche del cambiamento e adattarsi più rapidamente alle nuove esigenze.
Chi mi conosce, sa che non amo particolarmente parlare di me, ma credo che un esempio pratico, personale, possa chiarire meglio il mio ragionamento. Vi racconto quindi un po’ della mia esperienza. Posso dire di aver vissuto una carriera molto piena e soddisfacente, anche perché ricca di cambiamenti. Cambiamenti che ho vissuto sulla mia pelle, non solo lavorando in diverse industry ed in ruoli differenti, ma anche partecipando attivamente all’evoluzione del business delle aziende che sono state (e sono tuttora) importantissime nella mia vita. Ho avuto la grande fortuna di occuparmi di settori ad alto contenuto tecnologico e di farlo proprio nel momento in cui era in atto un forte processo di trasformazione. Una circostanza che ha reso sicuramente più interessanti le varie esperienze, anche se – lasciatemi dire – decisamente più complicate.
Il mio percorso è iniziato ed è continuato per un lungo periodo nelle Telecomunicazioni, lavorando in Italtel, Siemens e Olivetti, e possiamo dire che poche industrie a livello globale hanno vissuto un’evoluzione così radicale come quelle delle telecomunicazioni. Solo per fare un esempio, siamo passati, nel giro di pochi anni, dai telefoni fissi, tradizionali, fisicamente ingombranti, alla rivoluzione della telefonia mobile di massa, ipertecnologica: potente ed evanescente al tempo stesso. Senza menzionare la straordinaria accelerazione impressa da internet e dalla connettività, che è arrivata ormai a permeare ogni aspetto della nostra vita quotidiana, incidendo profondamente anche nei comportamenti sociali. Ho vissuto tutto questo con emozione ed entusiasmo, come una sfida, una rincorsa continua, e non ho mai avuto paura, ho ascoltato, ho studiato, ho approfondito, ho cercato di imparare dagli altri e di dare il mio contributo, che raramente devo dire è stato di tipo tecnico. Come Vi dicevo prima, ho lavorato anche col cuore!
In Italtel, l’azienda dove sono cresciuta, sono diventata amministratore delegato dopo 25 anni di intenso lavoro. Ed è proprio in quel momento che, invece di fermarmi e assaporare il successo, ho capito che c’era ancora molto da imparare, che cambiare strada mi avrebbe dato una nuova energia e che era necessario rimettersi in gioco per dare una nuova spinta alla mia carriera. È stato un momento importantissimo della mia vita, non nego a volte di aver pensato che la mia scelta fosse stata troppo pesante o addirittura sbagliata, ma senza quella scelta, di sperimentare il cambiamento e di mettermi nuovamente in gioco, ecco credo di poter dire che avrei perso delle grandissime opportunità. È un percorso di crescita che, credetemi, non si ferma mai e continua anche oggi, con la presidenza di Enel: una delle più grandi utilities al mondo, leader della transizione energetica, protagonista negli ultimi decenni di un’evoluzione davvero unica nel panorama internazionale.
(…)
Essere diventata presidente del Gruppo Enel non rappresenta quindi soltanto un grande traguardo professionale, ma è anche (e soprattutto) un’opportunità eccezionale per poter imparare ancora, ed essere parte attiva di un percorso continuo di crescita e sviluppo.
Conclusione
Un viaggio che va avanti giorno dopo giorno, e che, non mi stancherò mai di ripetere, non può che poggiare sulla valorizzazione delle persone, delle loro competenze e meriti e, più in generale, sul rispetto imprescindibile per ogni essere umano.
Questo è il pensiero che vorrei trasmettervi oggi: nel percorso di carriera e di vita che state costruendo, rispetto, amore, passione sono i valori che a mio avviso devono essere sempre tenuti ben presenti. È solo abbracciando questa etica che potremo trovare il coraggio di portare avanti la nostra visione ed essere realmente liberi: ossia avere la forza di non farsi condizionare, di affrontare le difficoltà senza cedere alla noia e all’indifferenza, ma rinnovando ogni giorno l’impegno per quello che facciamo.