AGGIORNAMENTO 12 DICEMBRE:
“Chiedo alla proprietà garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali e, al contempo, faccio appello alle parti sociali affinché, a fronte degli impegni che l’azienda vorrà assumersi, si possa aprire una nuova fase di dialogo e confronto propositivo sul futuro dell’impianto di Buia”. Queste le richieste avanzate dal governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, durante l’incontro, tenutosi stamane a Trieste, alla presenza degli assessori Bini, Rosolen e Zilli, con proprietà e sindacati di Dm Elektron.
“Se il taglio dell’Irap, appena licenziato dalla Giunta regionale, testimonia ampiamente l’attenzione rivolta agli investimenti dei privati sul territorio, le risorse che abbiamo destinato in legge di bilancio a vantaggio delle stabilizzazioni è – ha evidenziato Fedriga – al contempo specchio di quanto la stessa Amministrazione sia vicina alle esigenze dei lavoratori. Su queste premesse – ha spiegato il governatore – dobbiamo tenere conto delle esigenze di entrambe le parti in causa, facendo leva sul loro senso di responsabilità e sulla volontà di addivenire a una soluzione capace di porre fine allo stato di agitazione e di far ripartire la produzione”.
“Ben comprendendo le preoccupazioni in essere – ha concluso Fedriga – chiedo pertanto alla proprietà di assumersi l’impegno di mantenere i livelli occupazionali a Buia: un importante segnale di apertura, cui sono certo le parti sindacali faranno seguire le opportune azioni per riprendere la piena operatività dell’impianto”.
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La situazione è precipitata abbastanza repentinamente, tanto che la convocazione in Regione — fissata per martedì 11 dicembre – potrebbe arrivare troppo tardi. “Cioè a fabbrica svuotata, magari per trasferire tutto in Romania“, denuncia Fabiano Venuti, Fim Cisl, che ricostruisce la vicenda. Qui si fabbricano schede elettroniche, per diversi tipi di macchinari, 130 addetti: “Ora ci sono più impiegati che operai, una volta non era così. La proprietà ha ormai da una dozzina di anni uno stabilimento produttivo in Romania, e in passato è capitato che venissero trasferite lì vecchie linee. Ora per gli addetti denunciano lo svuotamento del sito di Buja, Udine: “C’è perfino un camion con la scritta traslochi. Escono macchinari e l’azienda ha parlato dell’arrivo di nuove macchine per eseguire campionatire e prototipi. A parte il fatto che non si è ancora visto nulla, secondo gli operai si tratta di un lavoro per una dozzina di persone a farla grande”.
C’è chi lavora qui da 31 anni, e vede lo smantellamento dell’azienda come “il portare via un pezzo della propria vita”.
Ecco perché venerdì 7 novembre c’è stata una assemblea straordinaria, autorizzata dall’azienda, è stato dichiarato uno sciopero di otto ore ed è iniziato il presidio: “Abbiamo cercato un camper per rendere meno pesante la situazione, le persone si turnano, senza mollare mai: l’obiettivo è evitare che la fabbrica venga svuotata, perché allora sarebbe troppo tardi”, spiega Venuti. Con Fiom Cgil e Uilm Uil è partita la richiesta di incontro urgente in Regione.
Anche la FeLSA Cisl, che si occupa di lavoratori in somministrazione (interinali), di quelli autonomi e di tutte le forme atipiche e flessibili di lavoro, si è affiancata “al supporto e alla mobilitazione per salvare lo stabilimento di Buja della Dm Elektron S.p.A. Siamo molto preoccupati dalle notizie che arrivano, secondo le quali l’azienda starebbe attivandosi per spostare l’attività in Romania e dunque per la continuità occupazionale dei lavoratori, di cui tanti somministrati. Siamo a supporto delle Organizzazioni sindacali che stanno animando il presidio fisso davanti ai cancelli dell’azienda”, fa sapere via Facebook.
Oggi, 8 dicembre, il presidio è stato visitato dall’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen, che ha annunciato “un tavolo di crisi convocato con la massima urgenza lunedì 10 dicembre per affrontare la situazione estremamente delicata dell’azienda Dm Elektron” Rosolen ha incontrato oggi pomeriggio i lavoratori e le sigle sindacali.
Secondo Rosolen “era doveroso intervenire immediatamente: oggi abbiamo raccolto elementi ulteriori rispetto a quanto emerso ieri, adesso servono urgentemente fatti concreti e il rispetto di accordi pregressi. Lunedì contiamo di ricevere tutte le rassicurazioni del caso dalla proprietà, a iniziare dalla tutela dei posti di lavoro. Il rispetto degli accordi sottoscritti dalla Regione, dall’azienda e dalle sigle sindacali e la tutela delle posizioni occupazionali – conclude l’assessore – sono elementi sui quali non possono esserci margini di trattativa: una volta assunti, gli impegni devono essere rispettati da tutte le parti in campo”. Un accordo del 2015 aveva stabilito, a fronte di 60 esuberi, investimenti e formazione.
Questa sarà la seconda notte da trascorrere fuori dai cancelli dell’azienda, in presidio: la notte nel camper messo a disposizione da un collega, pizza e panini portati da casa per mangiare.