Le tempeste sulle vette dell’Himalaya, il caldo torrido dei deserti nordafricani, 60 millimetri o 5 centimetri di pioggia in un’ora.
Si chiama terraXcube, ed è l’infrastruttura che simula le condizioni climatiche più estreme del pianeta Terra. L’ha realizzata Eurac Research per consentire di effettuare dei test climatici in condizioni estreme sia nell’ambito della ricerca scientifica che industriale: il laboratorio riproduce tutti gli scenari climatici possibili, spinti al loro limite estremo.
Qui, da domani 11 dicembre e per due giorni, si studierà la sicurezza sulle piste da sci. In gara, quando si toccano le maggiori velocità, ma non solo; ci penseranno ricercatori e aziende leader del settore, insieme per il «Safety Innovation Summit». Le 48 ore saranno dedicate a creare un gruppo di lavoro permanente per lo sviluppo sostenibile della sicurezza durante le gare. Obiettivo di indagine: le protezioni a bordo pista, innanzitutto, ma anche tutti gli aspetti che riguardano la gestione dell’impianto. Il Summit è organizzato da NOI Techpark, il nuovo parco tecnologico di Bolzano (in foto), dove già lavorano insieme imprese innovative e istituti di ricerca, in collaborazione con la FISI e l’organizzazione della Coppa del Mondo di Sci della Val Gardena, che vedrà la partecipazione di enti di ricerca e imprese private.
Dagli spazi dei parco ci si sposterà sulla mitica «Saslong» in Val Gardena, che proprio in quei giorni, il 14 e 15 dicembre, ospiterà supergigante e discesa libera, gare di Coppa del mondo di sci alpino. E non mancheranno i protagonisti del circo bianco: al tavolo siederanno esperti del settore e campioni della nazionale, come l’altoatesino Peter Fill, due volte vincitore della Coppa del mondo di discesa libera.
«C’è una continua evoluzione degli standard di sicurezza nelle gare: sono stati fatti grossi passi avanti negli ultimi anni – spiega Petra Seppi di NOI Techpark –. Ma il rischio rimane, come ci ricordano i decessi di due atleti, in gara e in allenamento, avvenuti nella scorsa stagione agonistica. Vogliamo far partire quindi un processo che metta insieme aziende, fornitori, ricercatori, esperti ed atleti: l’evoluzione tecnologica è l’unica strada da percorrere per la riduzione del rischio e per rimanere competitivi a livello internazionale. E le possibilità di innovare sono molteplici: non solo su attrezzatura e materiali, ma soprattutto sul fronte della sensoristica integrata con le potenzialità offerte dalla “data analysis”. Il confronto con chi fa ricerca permette di introdurre idee nuove ad alto contenuto tecnologico favorendo così uno sguardo “out of the box”: per innovare è fondamentale uscire fuori dagli schemi».
Proprio le aziende che producono attrezzatura sportiva saranno fra le protagoniste della due giorni altoatesina. Con l’obiettivo di dare concretezza a quanto viene pensato in laboratorio, testando le nuove opportunità offerte dalla tecnologia. Esperti e aziende potranno analizzare la situazione «dal vivo». Così i protagonisti potranno mettere in campo il loro know-how in materia di sicurezza sulle piste, puntando sul rafforzamento della cooperazione internazionale. L’evento non a caso si svolge durante la settimana di gara in Val Gardena (foto): kick-off per un processo di ricerca che alla fine porterà a nuove soluzioni di sicurezza. Qui programma e informazioni sul Summit.
Il simulatore di climi estremi terraXcube è cementato nel NOI Techpark; qui la pressione e la concentrazione d’ossigeno possono essere regolate per simulare con esattezza le condizioni delle cime più alte del nostro pianeta, come a quota 9mila metri. Inaugurato a fine novembre, offre condizioni uniche a livello mondiale per nuove ricerche in ambito medico, ecologico e industriale.
Le camere climatiche del terraXcube hanno l’aspetto di due grandi cubi. Quello più grande, Large Cube, e quello più piccolo, Small Cube, possono trasformare Bolzano – climaticamente – in qualsiasi luogo della Terra. “Le quattro camere di test dello Small Cube riproducono principalmente le situazioni climatiche delle Alpi, mentre nel Large Cube si possono simulare condizioni più estreme, come la cima del monte Everest”, spiega Christian Steurer, direttore di terraXcube, centro di Eurac Research.
Per la medicina d’urgenza
Un progresso eccezionale per la medicina d’emergenza in alta quota, così lo definisce Hermann Brugger, medico d’emergenza in montagna di Eurac Research, uno dei fondatori di questo progetto unico al mondo. Finora infatti i ricercatori potevano svolgere esperimenti ad alta quota solo all’aperto, in condizioni difficili e pertanto non controllabili. “Quello che ancora mancava nella ricerca medica ad alta quota era la riproducibilità dei test, cioè la loro ripetizione nelle stesse condizioni”, precisa Brugger. Questo è ora possibile nel terraXcube: all’interno del Large Cube possono rimanere fino a 12 partecipanti e tre ricercatori per un periodo lungo fino a 45 giorni. Le condizioni possono essere impostate e ripetute più volte. La camera principale è collegata a una camera di compensazione che permette ai partecipanti di usare la stanza da bagno senza interrompere i test.
La stessa camera di compensazione può servire anche per simulare un calo repentino di pressione come quello che si sperimenta nel corso di un intervento di salvataggio con elicottero in alta montagna. Un monitoraggio medico continuo controlla l’attività cardiaca, la saturazione di ossigeno, la pressione arteriosa e la temperatura corporea dei partecipanti ai test, garantendone l’incolumità. Grazie agli esperimenti che contano di svolgere nel terraXcube, Brugger e i suoi colleghi di istituzioni di ricerca internazionali si aspettano risultati decisivi nello studio della ipossia e del suo impatto sull’organismo umano.
E per l’agricoltura
“La possibilità di impostare la pressione rende il terraXcube una infrastruttura unica a livello mondale e apre nuove prospettive alla ricerca in ambito agricolo e ambientale”, spiega il biologo Georg Niedrist, che con i suoi colleghi di Eurac Research pianifica di sfruttare le camere di simulazione dello Small Cube per studiare le funzioni di piante, animali e microorganismi in diversi contesti climatici. “Questo supporto tecnologico ci permette di affrontare questioni di base che finora non potevano trovare risposta. Come si comportano gli organismi quando cambia la pressione? Le montagne possono offrire un riparo adatto a tutte le specie che migrano a quote più alte a causa dei cambiamenti climatici? Quanto tempo impiegano ad adattarsi?”.
Da inizio dicembre i tecnici e gli ingegneri di entrambe le camere conducono controlli scrupolosi perché con il nuovo anno l’infrastruttura sia a disposizione dei ricercatori e anche dell’industria.
“Siamo soddisfatti perché possiamo offrire non solo agli studiosi da tutto il mondo, ma anche agli imprenditori internazionali, nazionali e soprattutto altoatesini l’opportunità di svolgere i loro esperimenti e di testare i loro prodotti”, afferma Roland Psenner, presidente di Eurac Research. Circa 20 aziende hanno già espresso il loro interesse; Technoalpin e Prinoth stanno già progettando i loro test. “Grazie ai suoi 360 metri cubi, il Large Cube può ospitare anche grandi mezzi”, aggiunge Stephan Ortner, direttore di Eurac Research, lo sguardo rivolto allo strato di neve che ricopre un gatto delle nevi allestito apposta per l’inaugurazione. “Finora i produttori dell’Alto Adige dovevano svolgere test simili all’estero, con grosso dispendio economico e organizzativo. Ora possiamo creare le condizioni per test ad alto livello qui al NOI Techpark”.
Volete entrare nelal camera climatica? Si può visitare virtualmente il terraXcube grazie a un tour interattivo a 360°