In un anno, la produzione industriale di Vicenza è passata da una variazione annua di +4,28% a -0,07%.
“In 12 mesi si è rivoltato tutto”.
Il presidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi sintetizza così i dati dell’analisi congiunturale che gli Industriali berici hanno svolto sul secondo trimestre 2019 (la 144^) a confronto con i dati di un anno fa, quelli del secondo trimestre del 2018, periodo subito susseguente alle elezioni politiche (4 marzo) che hanno visto, dopo tre mesi di ‘fermo’, l’avvio del governo gialloverde (1° giugno).
Va tenuto presente che i dati di una provincia come Vicenza funzionano spesso come un “termometro” molto sensibile e affidabile della situazione e delle sue evoluzioni.
Lo scorso febbraio, a fronte di una sostanziale tenuta dell’economia berica per il 4° trimestre 2018, lo stesso Vescovi aveva commentato: «Siamo un’isola felice, ma fino a quando?».
PRODUZIONE, MERCATO INTERNO ED EXPORT
Un dato su tutti è indicativo: se tra aprile e giugno 2018 la variazione della produzione industriale rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente era di +4,28%, ora, nel secondo trimestre 2019, la produzione segna un asfittico -0,07% (che fa seguito al -0,7% del primo trimestre 2019 a confronto sempre con lo stesso periodo del 2018).
“In questo anno è cambiato fortemente il contesto internazionale e nazionale sotto molti aspetti – continua Vescovi –. Sulle non-scelte di politica economico-industriale del Governo appena caduto, stendiamo un velo pietoso: rinvii, irrigidimenti, litigi, indecisioni, statalismo, assistenzialismo… è stato fatto pressoché tutto quello che si poteva fare per frenare una ripresa forte a Nordest ma fiacca nel paese.
E poi ci sono state le miopie dei leader mondiali, si pensi alla guerra dei dazi Cina-USA con la questione iraniana di mezzo, l’assurdo che tende al tragico che sta diventando la Brexit, un’Unione Europea ancora in impasse, senza contare le difficoltà tedesche dovute in primis all’automotive. Tutto ciò si riflette pesantemente sulla nostra economia che, grazie all’intraprendenza degli imprenditori del territorio, riesce ancora a rimanere a galla con l’export verso l’Europa di cui Vicenza è un distretto totalmente integrato.”.
Quello dell’export verso i mercati dell’UE, infatti, è l’unico indice sulle vendite che registra una variazione positiva rispetto allo stesso periodo del 2018 facendo segnare un +2,36%. Dato che però va ad incrociarsi con l’export verso i mercati extra UE cala e segna un -1,17% rispetto al secondo trimestre 2018.
“L’Istat ci dice che nell’export, per ora, reggiamo meglio di altri – spiega il Presidente di Confindustria Vicenza -. Nel primo trimestre di quest’anno, ad esempio, Torino, seconda provincia esportatrice d’Italia, un gradino sopra Vicenza, è calata di oltre il 10% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; mentre noi siamo rimasti costanti, anzi, in realtà siamo cresciuti di 2 milioni di euro di export. Quindi se Torino ha esportato 4.511 milioni, noi abbiamo registrato un export pari a 4.438 milioni, avvicinandoci moltissimo. Ora vedremo i dati Istat per il secondo trimestre, ma non so per quanto ancora l’export europeo riuscirà a sopportare il peso del calo di quello mondiale, se non cambiano le cose. Tenendo conto, inoltre, che si sta aggravando la situazione degli ordini. Un anno fa era in calo per solo il 20% delle aziende, mentre oggi poco meno della metà delle imprese ha un portafoglio ordini in calo. Questo dato proietta un’ombra negativa sull’andamento previsto nei prossimi mesi”.
Si conferma il trend negativo, poi, per quanto riguarda il mercato interno le cui vendite scendono ancora, -1,69%, dopo che calarono anche lo scorso trimestre, del 2,2%, dopo quattro anni di crescita.
Stante questi dati, a fronte del 40% delle aziende che dichiara aumenti di produzione, il 33% delle ditte evidenzia cali produttivi determinando un saldo di opinione pari a +7 (+9 nel precedente trimestre; +34 nel secondo trimestre dello scorso anno).
Il numero di aziende che denuncia un livello produttivo insoddisfacente rappresenta il 31% del totale.
ORDINI
La consistenza del portafoglio ordini rimane stabile per il 30%, mentre cala per il 43% (saldo pari a -13) delle aziende mentre un anno fa era solo il 20% e il periodo di lavoro assicurato supera i tre mesi nel 22% dei casi.
LIQUIDITÀ E INCASSI
Rispetto al primo trimestre 2019, diminuisce leggermente la percentuale di aziende che denuncia tensioni di liquidità (15%) e diminuisce pure la percentuale di aziende che lamenta ritardi negli incassi (14%).
PREZZI
Nel secondo trimestre 2019 i prezzi delle materie prime hanno registrato una variazione pressoché nulla.
OCCUPAZIONE
Nel trimestre gennaio-marzo 2019 l’occupazione segna un leggerissimo incremento del numero di addetti pari al +0,26%.
Il 60% delle aziende dichiara di aver mantenuto inalterato il proprio livello occupazionale, il 24% l’ha aumentato, mentre il 16% ha ridotto la propria forza lavoro.