Una Pasquetta di lavoro per venti operai di Idrobase Group, che a Padova si occupa di acqua sotto pressione sotto diverse forme: idropulitrici, ma anche macchine nebulizzatrici, come quelle che servono ad abbattere le polveri nell’aria quando ci sono grandi cantieri o demolizioni. Si occupava, sarebbe il caso di dire, perchè l’emergenza sanitaria ha portato in primo piano applicazioni di macchine che già venivano vendute per altri motivi.
“Già da 30 anni ci occupiamo anche di disinfezione, ad esempio per camion, trattori, aziende nel settore degli allevamenti o dell’alimentare, dove minacce come l’aviaria o la suina sono sempre presenti. Oggi possiamo mettere in campo queste competenze contro il coronavirus”, spiega Bruno Ferrarese, presidente di Idrobase Group.
In Cina – a Ningbo, città di quasi 8 milioni di abitanti nella provincia dello Zhejiang – il gruppo padovano possiede Allfrclean, una azienda che produce ricambi per idropulitrici per il mercato asiatico e statunitense: usando la tecnologia padovana l’unità produttiva ha potuto ripartire dopo sanificazione e messa in sicurezza verificate dal locale ministero della Sanità. In quel caso si è trattato di una innovazione (validata da parte di Istituto Zooprofilattico delle Venezie) mutuata dalle stazioni aerospaziali statunitensi grazie alla collaborazione con un’altra azienda, Pureairion.
In questa fase la produzione degli innovativi macchinari BKM, ideati a Borgoricco, è però “fortemente rallentata – dice Bruno Ferrarese – perché, dopo il boom iniziale, è diventato via via più difficile, a causa della crescente emergenza sanitaria anche oltreoceano, ricevere dagli Stati Uniti i catalizzatori, che sono il cuore della nuova tecnologia AHMPP, da noi adottata. Per altro, abbiamo la soddisfazione che molte aziende italiane e straniere stanno producendo portali di sanificazione individuale, acquistando i nostri sistemi di nebulizzazione, made in Italy”.
Oltre alle macchine BKM (che completano la linea di prodotti per la igienizzazione, sanificazione, disinfezione anti bacteria e virus), in modo più ampio tutti i macchinari prodotti a Padova e già in uso – che formano nuvole di acqua sotto pressione, unite a disinfettanti – possono diventare un’arma in tempi di epidemia. Attualmente le tecnologie per la disinfezione sono applicate all’ ingresso di ospedali in Algeria e Marocco, dove operano anche i “cannoni sparanebbia” per igienizzare parchi pubblici, viali, strade anche di Emirati Arabi Uniti, Corea e Cina, dove prosegue ininterrotta l’attività della “Allforclean”, l’azienda di proprietà della Idrobase. Una commessa di apparecchi Lince per la disinfezione estena e interna è arrivata da Egitto e Marocco.
E nel quartiere generale dell’azienda si mettono a punto nuove funzioni: dopo i sistemi per la disinfezione delle merci in transito negli stabilimenti e la disinfezione di automezzi come autobus ed ambulanze, ecco gli atomizzatori, che micronizzano particelle d’acqua, mescolate con l’aria ed appositi disinfettanti, capaci di abbattere i virus presenti negli ambienti
Il 90% della produzione va all’estero: perché non in Italia? “Per questioni di normativa – spiega Ferrarese – la nebulizzazione prevede l’uso di disinfettanti che, per la legge italiana, non possono venire a contatto con le persone. Per questo i portali che avvolgono in una nebbia disinfettante chi entra e chi esce, ad esempio da un ospedale, vengono attualmente venduti solo all’estero”.
Nonostante tutto, Idrobase ha scritto (alla metà di marzo scorso) al sindaco di Padova per mettere a disposizione gratuitamente macchinari per sanificare e disinfettare ambienti esterni dal coronavirus; impossibile, per il momento, rispondere alle richieste di ambulatori e studi medici che richiedono lo stesso trattamento, poichè servirà tempo per ottenere – la procedura è già avviata – la certificazione necessaria.
Ma la progettazione non si ferma: c’è allo studio e in fase di test un apparecchio simile che potrebbe consentire di sanificare i carrelli del supermercato, facendoli passare sotto a un portale adeguato. C’è tutta una serie di applicazioni possibili della tecnologia esistente, per sbarrare la strada al virus e anche ad altri patogeni. Ecco spiegato il turno lavorativo di Pasquetta: “Abbiamo stabilito un premio di 200 euro, retroattivo da febbraio, per il nostro personale: non è legato alle presenza, ma automatico. Quando abbiamo detto che saremmo stati aperti anche lunedì 13 per far fronte alle molte richieste, abbiamo trovato la disponibilità di tutti”. Fra loro c’è un tecnico che è l’ultimo assunto, a tempo indeterminato, giusto una settimana fa.