Il ministero dello Sviluppo economico ha rilasciato il proprio benestare all’aggiudicazione ad OVS, da parte del Commissario straordinario di Stefanel Spa in amministrazione straordinaria, del marchio Stefanel e di alcune attività ad esso relative, tra le quali 23 negozi, l’archivio storico delle collezioni, il personale dei negozi e di sede prevalentemente coinvolto nello sviluppo prodotto.
Il trasferimento di tali attività «verrà formalizzato mediante la sottoscrizione di appositi contratti finalizzati ad implementare i contenuti dell’offerta vincolante di OVS oggetto di aggiudicazione. Già da alcune settimane – fa sapere Ovs, azienda con sede a Mestre -il Gruppo è al lavoro per definire la struttura dell’assortimento e lo stile che lo caratterizzerà: semplice, contemporaneo, contraddistinto da un’elevata qualità dei materiali e con una prevalenza della componente maglieria. Grazie alla nostra piattaforma industriale e organizzazione di sourcing, verrà offerto un elevato rapporto qualità-prezzo, difficilmente riscontrabile nel mercato».
Il rilancio del marchio beneficerà dunque non solo di sinergie industriali «ma anche commerciali, passando attraverso una strategia multicanale. Da un lato negozi fisici, a partire da quelli già esistenti ai nuovi che si aggiungeranno, anche attraverso una diversa destinazione di location che già fanno parte del nostro portafoglio. Dall’altro una strategia di presidio dei canali digitali, in Italia e all’estero, in particolare laddove la reputazione del marchio è ancora molto forte».
E sul fronte del lavoro, «OVS ha da sempre riposto grande attenzione al territorio ed ai propri collaboratori, anche di quelli derivanti da passate acquisizioni. Al personale di Stefanel attualmente operante nelle attività di sede, verrà garantita la possibilità di inserimento nell’organizzazione OVS di Mestre,a poco più di 30 chilometri dalla sede attuale sita in Ponte di Piave, quanto prima e comunque nell’arco dei 12 mesi successivi all’acquisizione, anche attraverso l’utilizzo di adeguati ammortizzatori sociali. Gli inserimenti avverranno tenendo conto della valorizzazione delle competenze esistenti. Il personale dei negozi acquisiti sarà invece utilizzato prevalentemente nell’ambito della riapertura dei negozi stessi».
Ma sul lavoro c’è qualche tensione.
Nei giorni scorsi, l’8 gennaio, si è svolta una assemblea sindacale con i lavoratori di Ponte di Piave e dell’outlet di Levada rispetto all’esito dell’incontro con il Mise, comprese quelle che sono state definite «novità non tranquillizzanti e di cui veniamo a conoscenza per la prima volta – rimarcano Tiziana Basso (Cgil Veneto), Margherita Grigolato (Filcams Cgil Veneto), Christian Ianicelli (Filctem Cgil Treviso) – Sapevamo della decisione di Ovs di acquisire 23 punti vendita su 27. Eravamo invece convinti del mantenimento della sede di Ponte di Piave, anche a fronte della comunicazione che l’acquirente prenderà in affitto l’immobile dall’amministrazione straordinaria. E qui c’è la prima novità, ossia il trasferimento di tutto il personale della sede trevigiana a Mestre. Inoltre, viene formalizzato che la gran parte dei lavoratori, a eccezione del personale del centro stilistico ed il management, sarà collocato in Cassa Integrazione Straordinaria, con un graduale inserimento in servizio presso la sede di Mestre entro 12 mesi. Questa seconda novità non può non preoccuparci ulteriormente. Non consideravamo positiva la scelta di trasferire alla nuova azienda solo 94 dipendenti a tempo indeterminato su 135 complessivi. A questo aspetto di criticità, si aggiungono nuovi dubbi e perplessità e grande preoccupazione per l’incertezza sul futuro dei lavoratori presenti in assemblea. Chiediamo pertanto l’apertura immediata di un tavolo con Oviesse, con il coinvolgimento del Ministero dello Sviluppo economico e del Ministero del Lavoro, sul futuro dei lavoratori di Stefanel. Ci batteremo per difendere tutte le lavoratrici e i lavoratori e, in particolare, per non far pagare un prezzo salato al nostro territorio a un’acquisizione che può diventare una buona operazione solo se garantisce la continuità occupazionale e non sacrifica le grandi professionalità di un marchio che ha fatto la storia dell’abbigliamento e che vogliamo abbia ancora un avvenire».