Quest’anno, nella sacca di regata, i partecipanti della Barcolana di Trieste hanno trovato anche un amaro, una grappa agricola ed una grappa “smoked” in formato mini: merito dell’accordo di sponsorship che le Distillerie Bepi Tosolini hanno stretto, per il secondo anno consecutivo, con l’amatissima competizione velistica.
“Dopo aver sostenuto per molto tempo alcuni dei team che prendevano parte alla gara, abbiamo deciso di dedicarci alla Barcolana in maniera più ‘neutrale’, sponsorizzando l’evento nella sua interezza” spiega Lisa Tosolini, export manager dell’azienda. “Il nostro amaro è composto principalmente da erbe che provengono dal bacino del Mediterraneo: è un distillato più marino che alpino, a differenza di altri prodotti analoghi. Tra l’altro, all’interno del processo produttivo rientra un passaggio a Carlino, sulle rive della laguna di Marano, dove l’amaro trascorre un periodo di affinamento. Visto questo legame con il mare, e vista la natura dell’amaro di prodotto adatto ai momenti conviviali, ci è sembrato naturale coniugare il nostro brand con la più importante e affollata regata a vela del mondo”.
La partecipazione come sponsor alla Barcolana segna ogni anno, nel calendario dell’azienda, una sorta di ‘giorno x’: come già avvenuto in passato, seguirà l’avvio di una campagna pubblicitaria televisiva, con uno spot diffuso sulle reti Mediaset.
“In questo momento è in corso una ripresa importante: valutiamo la salute del settore dagli ordini che ci arrivano, e per fortuna si sta tornando nuovamente ai livelli precedenti al Covid” ha spiegato la manager. “Il settore ha sofferto parecchio: in particolare noi, dedicandoci solo alla ristorazione e ai negozi di specialità, siamo stati penalizzati dalle chiusure più di tanti altri”.
“L’online per i distillati ancora non funziona come per il vino: la spinta è molto inferiore, ma credo sia normale. Il distillato lo si beve a fine pasto al ristorante, il vino lo si consuma anche a casa” ha proseguito Tosolini. “L’aspetto avvincente, quando si tratta di questi prodotti complessi, è avere a disposizione qualcuno che li illustra e aiuta il cliente a degustare: un valore aggiunto che online viene meno. Inevitabilmente si va a perdere un po’ il contatto con chi è in grado di insegnare al consumatore qualcosa, come il sommelier che può dare consigli specifici a chi si trova di fronte. Sicuramente, però, l’online aiuta la diffusione dei prodotti, e anche grazie all’impulso del Covid questo sta già succedendo: in particolare all’estero, dove il nostro mercato è in crescita del 20-30 per cento”.