Sono poco meno di 300 i pesci salvati dalla carenza di ossigeno nelle acque del canale Alicorno all’Orto botanico dell’Università di Padova: è il risultato dell’operazione di salvataggio che ha visto protagonisti i volontari del progetto ‘Padova e i suoi canali’ realizzato dal Comune di Padova in partenariato con Amissi del Piovego, Cooperativa Piovego e Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova.
L’intervento di trasferimento dal ramo del canale Alicorno – ormai prosciugato dalla prolungata siccità – al Canale Santa Chiara e al Bacchiglione ha condotto al salvataggio di numerosi esemplari di persici, barbi, cavedani, savette, carpe e scardole prevenendo la moria di specie significative per la biodiversità dei nostri canali.
L’operazione ha visto fianco a fianco i volontari delle associazioni, i giardinieri dell’Orto botanico, i ricercatori della stazione idrobiologica di Chioggia (Dipartimento di Biologia, Università di Padova), la Polizia provinciale e l’Assessorato all’Ambiente del Comune di Padova in una collaborazione diretta a contenere gli impatti ambientali dell’abbassamento del livello dei fiumi e a prevenire un potenziale pericolo per la salute pubblica.
Fiumi in crisi
La situazione nei corsi d’acqua è drammatica a causa della siccità.
“Il livello d’acqua dei fiumi è ai minimi storici – ha dichiarato Vincenzo Gottardo, reggente della Provincia di Padova – e riceviamo continue segnalazioni da parte di cittadini e associazioni sulla morìa di pesci lungo i canali. La Polizia Provinciale è attiva per organizzare e coordinare azioni di salvataggio della fauna ittica. Questa è intervenuta sullo scolo Alicorno che lambisce le mura dell’Orto Botanico per recuperare il pesce vivo. Grazie anche all’aiuto dei volontari, dotati di idonea attrezzatura, è stato trasferito nel Bacchiglione dove, nonostante il livello sia basso, è al momento il corso d’acqua più elevato. Il Bacchiglione è talmente basso che non riesce a trasferire l’acqua sul tronco maestro dal ponte dei Cavai lungo via Goito e verso la Specola. Il problema in centro città è ancora più grave perché tanti rivoli non sono sufficientemente alimentati e il livello del Brenta sta scendendo a vista d’occhio, di conseguenza la fauna ittica non sempre riesce a resistere su pochi centimetri d’acqua. La Polizia Provinciale è costantemente operativa, risponde a tutte le segnalazioni e alle richieste cercando di intervenire dove possibile, ma la scarsità d’acqua è davvero eccezionale, a causa anche delle nevicate insufficienti dell’inverno scorso. Speriamo davvero in un cambiamento della situazione meteo”.
Nel Vicentino
Un fenomeno naturale dovuto all’alta temperatura e alla carenza di acqua: lLa moria di pesci riscontrata a fine maggio sul Bacchiglione, nella località di Ponte di Debba, è riconducibile alla riduzione dell’ossigeno presente nell’acqua. A certificarlo sono le verifiche ambientali realizzate da Arpav che, sulla base delle attività in loco e delle analisi di laboratorio, hanno escluso la presenza di contaminazioni e ricondotto il fenomeno all’elevata temperatura e alla concomitante ridotta portata dei fiumi causata dalla prolungata siccità. Tali fattori hanno determinato condizioni di stress per la fauna ittica, che hanno plausibilmente portato alla moria di alcune specie nel Bacchiglione.
“Il difficile momento che stanno attraversando i fiumi – commenta l’assessore all’ambiente Simona Siotto – ha purtroppo degli effetti disastrosi sull’intero ecosistema. Siamo sollevati che, da quanto riscontrato da Arpav, l’origine del fenomeno non sia dovuta alla dispersione nell’ambiente di inquinanti. Non sottovalutiamo però la grave crisi idrica che sta vivendo il nostro territorio e ci aspettiamo purtroppo non solo il ripetersi di fenomeni simili ma anche il loro aggravamento. È la stessa Arpav ad avvertire infatti che il perdurare delle attuali condizioni meteo climatiche di alta temperatura e siccità accentuata, con la conseguente portata ridotta del fiume, potrebbero determinare nelle prossime settimane degli episodi analoghi se non più gravi”.
Nel dettaglio, la relazione di Arpav evidenza che dalle analisi dei campioni prelevati in vari punti del fiume Bacchiglione si confermano valori di ossigeno, in particolare, e di azoto ammoniacale non ottimali rispetto agli standard di qualità delle acque destinate alla vita di pesci.
Inoltre, i controlli effettuati sui depuratori civili di Longara e Casale non hanno evidenziato criticità di rilievo.