Alla Brazzale, storica azienda vicentina – la più antica azienda casearia italiana giunta alla ottava generazione – il baby bonus è stato introdotto lo scorso anno in marzo: Non soltanto per aiutare i neogenitori in un momento di sforzo economico, ma, soprattutto, «per far sentire che l’azienda è felice quando riescono a realizzare i loro progetti di vita, che devono sempre restare in primo piano».
Alla cena aziendale organizzata per gli auguri di Natale, è stato fatto un bilancio: 15 neonati solo in Italia – e le loro famiglie – hanno beneficiato dell’incentivo, pari a 1.500 euro. Il premio viene riconosciuto anche nel caso delle adozioni e riguarda i 600 dipendenti distribuiti fra Italia e Repubblica Ceca (in questo caso la cifra è di 25mila Czk), per un importo pari a un’intera mensilità. E si arriva a un totale di 35 bambini e bambine.
Al centro della politica aziendale c’è la maternità, o meglio la genitorialità, visto che vale anche per i papà.
Il baby bonus della Brazzale ha ispirato anche un disegno di legge – uno dei tanti che non vedrà la luce in questa legislatura – per la detassazione della cifra che viene assegnata ai genitori indipendentemente da ogni criterio di produttività. “E ci mancherebbe altro – spiega l’avvocato Roberto Brazzale – l’unico requisito è una certa continuità: dunque un minimo di due anni di anzianità aziendale, ma che possono essere raggiunti anche dopo la nascita se qualcuno diventa genitore e magari è stato assunto solo da un anno”.
Nelle diverse sedi, facendo un rapido calcolo, l’80% della popolazione lavorativa “è in età fertile: abbiamo pensato anche all’eventualità di un secondo figlio, in questo caso allungando di un anno l’anzianità aziendale richiesta. Il tutto come atto di pura liberalità. Non c’è nessun legame con la produttività o altri parametri, e non c’è stata alcuna contrattazione con il sindacato, in una azienda che ha appena siglato – il 13 dicembre scorso, il nuovo integrativo.
L’obiettivo – a tempo intedeterminato, senza bisogno di proroghe o conferme – è semplicemente “promuovere il benessere dei propri lavoratori e delle loro famiglie, convinti che ciò produrrà un miglior clima aziendale”.
Il contesto è quello di una fase positiva, dopo la crisi che ha colpito l’intero settore negli anni 2014-2016, e di una azienda che si trova ora in un periodo di sviluppo sia in termini di produzione che di espansione. “L’impegno in tecnologie è molto importante ma richiede altrettanto impegno da parte dei dipendenti”, è la motivazione del bonus, che è anche a zero burocrazia: “Non serve alcuna documentazione aggiuntiva rispetto a quella che viene normalmente consegnata all’ufficio personale per gli assegni familiari: basta il normale certificato di nascita, e il bonus viene erogato con la prima busta paga. Peccato che l’importo, lordo, subisca un taglio fiscale, e peccato che lo Stato non lasci aziende come le nostre libere di agire per poter trasferire dei benefici ai propri dipendenti senza ingabbiarle con mille vincoli”.