Il recente Decreto Milleproroghe ha previsto il blocco fino al 31 dicembre 2015 delle sanzioni relative al Sistri: non di tutte, però. In Veneto c’è aria di mobilitazione: qui è nata l’iniziativa delle prime cause collettive contro il sistema informatico che, tramite appositi dispositivi tecnologici (chiavette Usb e blackbox), dovrebbe assicurare la tracciabilità a livello informatico del ciclo dei rifiuti, dal sito di partenza all’impianto finale di trattamento.
«Il condizionale è d’obbligo – avverte Salvo Renato Cerruto, avvocato e presidente di AGR, l’Associazione Gestori Rifiuti (ente senza scopo di lucro che riunisce le Aziende del settore raccolta e trattamento rifiuti) con base a Grisignano di Zocco, Vicenza- dato che il sistema, introdotto con il D.M. 17/12/2009, non è mai realmente entrato in funzione».
Al momento in Veneto sono state già avviate tre cause collettive, ma l’Associazione sta continuando a raccogliere adesioni anche fuori Regione. Altre cause sono in procinto di essere avviate in Trentino e nelle Marche, seguendo lo stesso modello: «Un’azione legale collettiva presenta numerosi vantaggi: restando uniti si è più forti e si abbattono notevolmente i costi della causa», spiega il legale.
Delle tre azioni collettive, due sono state avviate presso il Tribunale di Venezia, per complessive 11 aziende partecipanti; una presso il Giudice di Pace di Venezia, con sette aziende partecipanti. Le cause avanti il Tribunale sono ancora nella fase iniziale/istruttoria; la causa avanti il GdP invece si avvia invece a conclusione: l’ultima udienza si è tenuta il 7 ottobre scorso, e c’è attesa per la sentenza finale.
L’obiettivo è «tutelare tutte le imprese che hanno ingiustamente pagato per un servizio telematico mai entrato in funzione, che è stato soltanto fonte di ritardi, disagi e spese inutili. Tramite azioni legali collettive è possibile chiedere il rimborso dei contributi Sistri pagati, oltre al risarcimento di tutti i danni subiti – sottolinea Cerruto – I contributi Sistri pagati devono essere restituiti, in questo senso si è già pronunciato il Giudice di Pace di Roma con la sentenza n. 35907 del 2013 che ha condannato il Ministero dell’Ambiente a rimborsare a una società di trasporti i contributi pagati, oltre alle spese processuali».
Negli anni, proprio a causa della complessità dell’avvio, il Sistri è slittato più di una volta. Da ultimo ci ha pensato il Decreto Milleproroghe (Decreto Legge 31 dicembre 2014 n. 192), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale di S. Silvestro, che ha previsto il blocco fino al 31 dicembre 2015 delle sanzioni relative al Sistri previste dagli artt. 260 bis e ter D.Lgs. n. 152/2006.
Attenzione, però: sono state escluse dal rinvio le sanzioni relative a due adempimenti ben specifici. Si tratta dell’omessa iscrizione al sistema e il mancato pagamento del contributo annuale. Queste sanzioni si applicano a decorrere dal 1° febbraio 2015.
«Si tratta di sanzioni amministrative assai pesanti che possono arrivare a 15.500 euro se i rifiuti non sono pericolosi, e addirittura fino a 93mila in caso di rifiuti pericolosi (art. 260-bis comma 1 e 2 del D.Lgs. n. 152/2006). Una vera batosta in periodo di crisi economica come quello attuale».
L’Associazione AGR promette battaglia e chiede che l’avvio differenziato delle sanzioni venga cancellato in sede di conversione in legge del Decreto: «Le aziende dovranno pagare i contributi solamente quando il sistema Sistri sarà pienamente operativo: un pagamento in anticipo non è ammissibile – afferma Cerruto, secondo il quale la norma del Milleproroghe è «ingiustamente vessatoria perché costringe le Aziende a pagare importi, talvolta anche molto elevati, per un sistema non ancora pienamente operativo, non cogente e neppure assegnato con una regolare gara pubblica; quindi per un servizio che non viene regolarmente erogato».
La valutazione dei costi e della possibilità di aderire alle cause collettive è sul sito dell’associazione.