Il “dottore di ricerca industriale” è una figura poco diffusa in Italia, ma che le ultime linee guida del ministero cercano di fare crescere e incentivare. Si tratta di una nuova modalità di collaborazione tra Università e mondo del lavoro: una collaborazione che consente alle aziende di formare, rafforzandone le competenze, oltre che propri dipendenti anche figure professionali fortemente specializzate, nell’ambito di un Corso di dottorato di ricerca secondo un percorso formativo che viene costruito di comune accordo dall’azienda e dal Collegio docenti del Corso di dottorato coinvolto e prevede sia la frequenza di corsi universitari che lo svolgimento dell’attività di ricerca. Il dottorando viene seguito da due supervisori, uno accademico ed uno aziendale.
Una rivoluzione ancora in corso di definizione, ma non molti sanno che il Trentino ospita già un dottorato innovativo – coordinato dalla Fondazione Edmund Mach e dal Centro Agricoltura Alimenti Ambiente, struttura accademica congiunta Università di Trento-FEM, e finanziato dal programma europeo Horizon 2020 – che anticipa a livello nazionale quanto il ministero dell’Istruzione e della ricerca ha iniziato a fare con le nuove linee guida che semplificano i rapporti atenei-aziende e mirano ad incrementare i dottorati industriali.
Nei giorni scorsi, la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige ha ospitato il meeting intermedio di Interfuture, il progetto europeo di dottorato industriale che coinvolge 11 studenti provenienti da 10 nazioni diverse all’interno di percorsi di ricerca e formazione condivisi tra otto istituti accademici (centri di ricerca ed università) e sei aziende che operano nella ricerca e produzione di biofertilizzanti e biopesticidi per il controllo di malattie e insetti che attaccano le piante di interesse agrario.
Tale iniziativa pone le basi per un corso di dottorato dell’Università di Trento in convenzione con FEM programmato a partire dall’anno accademico 2019/20. In questo nuovo percorso parte dei dottorandi svilupperanno ricerche in collaborazione con finanziatori industriali con l’obiettivo di agganciare la ricerca di base alle esigenze dell’industria e fornire nuovo stimolo all’innovazione nell’ambito dell’agricoltura, dei prodotti alimentari e dell’ambiente.
“Le aziende che sono interessate ad attivare un progetto con l’università possono farlo” spiega la direttrice del Centro Agricoltura Alimenti Ambiente C3A Ilaria Pertot, che chiarisce la distinzione fra i diversi tipi di dottorato: nel caso del progetto con finanziamento interamento a carico delle istituzioni europee, gli studenti devono obbligatoriamente dividersi al 50% fra studio in ateneo e lavoro nell’impresa, e nel caso siano italiani dovranno svolgere il periodo assegnato in una azienda all’estero. Nel caso del dottorato per il quale si apriranno i bandi a giugno è previsto un cofinanziamento da parte dell’università, fino al 50%: “Vuol dire che l’impresa può collaborare con noi e indicare l’area di applicazione della ricerca desiderata. Un componente dell’azienda siederà anche nella commissione incaricata di selezionare gli studenti partecipanti al bando. C’è anche un numero limitato di posti di dottorato che sono interamente a finanziamento aziendale, e che possono riguardare persone già dipendenti dell’azienda stessa, in possesso di laurea almeno magistrale”, sottolinea Pertot.
A questo indirizzo le aziende possono richidere informazioni dettagliate e/o inviare manifestazioni d’interesse per partecipare all’iniziativa: c3a@unitn.it
Intanto il network europeo di dottorato industriale è giunto a metà del suo percorso. La rete è costituita da importanti università e centri di ricerca europei e industrie che si occupano dello sviluppo di prodotti biotecnologici naturali per la fertilizzazione e la difesa delle colture da patogeni e parassiti.
Undici sono i giovani ricercatori selezionati su un bando competitivo internazionale che si stanno formando nella ricerca, cercando di trasformare le loro scoperte scientifiche in altrettanti prodotti che potranno essere messi a disposizioni dell’agricoltura di domani. Il concetto alla base di tutte le loro ricerche è l’utilizzo di microrganismi e dei loro metaboliti come base di prodotti fitosanitari biologici, sicuri e biodegradabili. Nel meeting presso FEM si è svolto anche un momento di valutazione dell’avanzamento delle loro ricerche da parte di un esperto esterno nominato dalla Commissione Europea. Dopo questo importante passaggio infatti i giovani ricercatori completeranno il loro percorso con 18 mesi di ricerca applicata nelle aziende di riferimento.
Le aziende che partecipano al progetto hanno sede in Belgio (BIOBEST, BIPA NV, De Ceuster Meststoffen NV), Germania (INOQ GmbH, E-NEMA Gesellschaft fuer Biotechnologie und Biologischen Pflanzenschutz) e Regno Unito (Azotic Technologies Ltd).