La notte scorsa ad Arsiè, provincia di Belluno, il termometro segnava meno un grado e 80% di umidità: sono stati accesi fuochi di paglia e fieno ogni dieci metri, a filari alternati, per creare una coltre di fumo e calore capace di arginare i danni. “Abbiamo fatto come ci hanno insegnato i nostri vecchi, e come già due anni fa era accaduto”, spiega Marco De Bacco, con il padre Domenico e la sorella Valentina alla guida della cantina De Bacco, sede a Seren del Grappa e vigneti in diverse zone del Feltrino.
L’azienda è nata nel 2008, e si è dedicata alla selezione e recupero di varietà quasi scomparse: la Pavana, la Gatta, la Bianchetta, alcune coltivate su terreni che superano l’80% di pendenza. Partita da un piccolo vigneto di famiglia degli anni Venti, De Bacco da anni lavora per la riscoperta e rivalutazione dei vitigni autoctoni del Feltrino e del Fonzasino, ma negli ultimi tempi essa sta sperimentando con successo anche la coltivazione di alcuni vitigni internazionali. E presto inaugurerà una nuova sede, perché quella vecchia non basta più.
Un lavoro da salvare a ogni costo: “Per l’ettaro di terreno più esposto al gelo abbiamo lavorato in due gestendo i fuochi, ma altre 10 persone erano pronte a intervenire dove ce ne fosse stato bisogno”, spiega Marco.
Anche numerosi vigneti delle valli altoatesine la notte scorsa sono stati illuminati dalle luci di candele. Una visione suggestiva, ma non legata a celebrazioni festose. Questo sistema di candele è uno dei metodi utilizzati dagli agricoltori per contrastare gli effetti devastanti delle gelate notturne che proprio in questi giorni interessano la provincia di Bolzano in connessione con le correnti di aria fredda. Tra i filari vengono posizionati dei contenitori di cera che accesi innalzano la temperatura di qualche grado nella speranza che l’aria riscaldata eviti il congelamento dei germogli e dei fiori e quindi danni seri alle colture. È un metodo utilizzato dagli agricoltori che non dispongono di impianti di irrigazione a pioggia.
Nella foto la Bassa Atesina
Molti cittadini, allarmati per il fumo diffuso nell’aria si sono rivolti all’Agenzia provinciale per l’ambiente e la tutela del clima. Le candele bruciando paraffina producono naturalmente del fumo, ma come fanno presente i tecnici dell’Agenzia, si tratta di un fenomeno che non incide in modo rilevante sui valori limite annuali dell’inquinamento atmosferico. L’impiego di candele accese contro le gelate notturne è una pratica eccezionale limitata a pochi eventi meteo. Tale pratica, chiesta esplicitamente dalle organizzazioni dei contadini, è prevista dalla legge provinciale sulla qualità dell’aria.
(nella foto i fuochi alla De Bacco)
Intanto, dalla mattina del 27 aprile gli uomini di AVEPA (Agenzia Veneta per i Pagamenti in Agricoltura), insieme al direttore Fabrizio Stella, hanno lavorato nelle aree della Pedemontana veneta colpite dal maltempo, per una prima verifica dei danni che le coltivazioni e il settore agricolo hanno subito soprattutto a causa delle forti grandinate abbattutesi in diverse province.
Nello stesso tempo, gli uffici regionali hanno istruito il decreto per la dichiarazione dello stato di emergenza per i danni subiti da opere pubbliche del territorio: è il numero 61 del 27 aprile 2019, subito firmato dal Presidente della Regione del Veneto.
L’area interessata parte da Nicolino, Vidor, San Giovanni, Santo Stefano, Guia, Campestre, Miane, Follina (Farrò e Valleverde risultano ad oggi le zone più colpite), con una “coda” fino a Rolle. Sopralluoghi approfonditi sono stati avviati anche nella zona della Pedemontana vicentina per i danni ad altre colture.
“I tecnici di Avepa sono a disposizione qualora giungessero le segnalazioni – prosegue il presidente del Veneto – da parte dei Consorzi, da singoli proprietari o dagli enti”. Per quanto attiene invece il decreto sullo stato di emergenza, “attendiamo che i sindaci, come prassi, formalizzino il censimento dei danni a opere pubbliche, infrastrutture, impianti, eccetera”.