Un tampone che utilizza la saliva, meno invasivo di quello tradizionale nasofaringeo (utile per i bambini, ma anche per le persone autistiche, con disabilità o per il personale sanitario soggetto a controlli ripetuti e frequenti), ma capace di intercettare un numero maggiore – fino al 12% in più – di casi positivi.
E’ una collaborazione fra pubblico e privato – con il sostegno della politica regionale – quella che ha portato a presentare il tampone made in Friuli: a tenerlo a battesimo Francesco Curcio, professore di Patologia clinica del Dipartimento di Area Medica dell’Università di Udine e Direttore del Dipartimento di Medicina di laboratorio della Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale, e Germano Scarpa, presidente di Biofarma Group.
Una idea nata quando, a inizio epidemia, nemmeno si trovavano i reagenti: allora l’azienda – realtà industriale con base a Mereto di Tomba, impegnata nell’ambito dello sviluppo, produzione e confezionamento di integratori alimentari, dispositivi medici, farmaci a base di probiotici e cosmetici nata dalla fusione fra Biofarma e Nutrilinea; 170 milioni di fatturato e oltre 650 dipendenti – si era mobilitata per produrre gel igienizzante mani da donare a Protezione civile e ospedali italiani.
Tutte le competenze interne ed esterne sono state mirate a sviluppare un liquido da utilizzare per l’esame: la saliva è facile da raccogliere, con un’operazione che non richiede un operatore specializzato, e contiene un numero di particelle virali anche superiore a quelle che si trovano in naso e faringe; al tempo stesso, la saliva è ricca di sostanze capaci di degradare rapidamente le componenti del virus.
La soluzione è un liquido di conservazione che mantiene inalterato fino a due giorni, a temperatura normale, l’Rna virale. Con il beneficio aggiuntivo di proteggere gli operatori: non serve manipolare o estrarre un bastoncino usato per la raccolta, il virus si trova direttamente nella soluzione in provetta che lo rende inattivo, minimizzando i rischi.
Azienda e sanità pubblica hanno svolto ricerca insieme, e il prodotto è stato testato in parallelo con i tamponi molecolari tradizionali, osservando un migliaio di soggetti sia con sintomi che asintomatici (dunque sia per confermare la diagnosi che per screening): è risultato più sensibile del 12%, cioè ha identificato più soggetti positivi che non venivano individuati con il prelievo tradizionale.
Ora è in produzione il primo lotto: i primi 1.500 pezzi, spiega il presidente di Biofarma Germano Scarpa, saranno donati all’ospedale di Udine: la produzione salirà in meno di un mese da 40mila a 120mila pezzi a settimana. La produzione in Italia di reagenti, ma anche dei dispositivi di protezione che a inizio epidemia erano introvabili, consente di non dipendere da consegne e tempi dettati da altri. Non solo: le variati di SarsCov2 che si stanno diffondendo, come la brasiliana e la sudafricana – dicono i ricercatori di questa iniziativa – sembrano avere una presenza di due/tre volte superiore nella saliva, e dunque potrebbero essere più facilmente rilevate con il test e il reagente friulano.