Melone, lisca di pesce, bucce varie, e in mezzo l’immancbile pezzetto di guscio d’uovo che fa rompere il sacchetto quando sei appena arrivato – di corsa – dalla cucina alla scala condominiale. Poche cose come la raccolta differenziata dell’umido d’estate mettono a dura prova anche il più tenace ambientalista. Poteva non esserci spazio per una startup del sacchetto?
Si chiama Sumus, ed è un sacchetto 100% compostabile in carta riciclata a fine vita per la raccolta differenziata dei rifiuti organici. Lo produce in Veneto (provincia di Padova) un’azienda passata da tre a sette persone in organico nei primi due anni (più due che saranno inserite fra settembre e novembre) nata da un affitto di azienda seguito a un fallimento. Succedeva nel 2013, quando l’attività è ripartita con un solo milione di fatturato: oggi sono oltre tre.
«L’idea è nata guardando a quanto da tempo si fa in Nord Europa – spiega l’amministratore delegato Davide Lolli – Abbiamo scommesso su una alternativa alla bioplastica che non presentasse gli stessi problemi: non fosse cioè sensibile all’acidità e al calore, non avesse una data di scadenza (i sacchetti in bioplastica dopo un certo tempo si polverizzano), e presentasse anche dei vantaggi».
Nel caso specifico, il sacchetto dell’umido in carta riciclata ha una sorta di suoletta interna che lo rende più resistente ed è anche traspirante: «Vuol dire che non si formano batteri, e dunque non arriva la puzza, anzi: la carta assorbe l’umidità permettendo al rifiuto di asciugarsi, e diventa anche più leggero». I dati dicono che nelle prime 48 ore i liquidi assorbiti fanno perdere circa il 20% del peso, «senza bisogno di usare, anzi sprecare, doppi sacchetti».
Il brevetto è stato messo a punto coinvolgendo istituti agrari e universitari. La materia prima arriva da due cartiere della provincia di Padova, sostanzialmente a chilometri zero. Finora «non abbiamo mai ricevuto segnalazioni di rottura», sottolinea Lolli. Il sacchetto, immediatamente compostabile (cioè trasformabile in concime di qualità destinato all’agricoltura e al giardinaggio) viene distribuito direttamente dalle aziende di servizi di raccolta dell’immondizia municipalizzate. In sostanza, attendendo di avviare i primi canali di vendita diretta nella grande distribuzione, il cliente dell’azienda sono, sebbene indirettamente, le pubbliche amministrazioni, il che in tempi di conclamati ritardi di pagamento è roba da far tremare. «Scegliamo con cura i clienti, facciamo attenzione al fatto che rispettino il patto di stabilità e che siano rigorosi con i pagamenti ai fornitori: non possiamo certo permetterci di fare da banca», sottolinea Lolli.
Oltre al sacchetto dell’umido, Sumus produce anche teli per la pacciamatura, sacchetti (sempre in carta) per la raccolta delle deiezioni canine e per la raccolta differenziata della carta. Nei bidoni della raccolta differenziata, attuamelmente, finiscono il 50% di sacchetti irregolari (cioè non destinati all’umido), e il 49% di bioplastica. «La nostra filosofia è reimpiegare il più possibile il materiale già esistente, in questo caso la carta riciclata a fine vita che alternativamente sarebbe destinata al macero o all’inceneritore da macero esausta, lavorandolo senza alcun procedimento chimico senza sottrarre ulteriori terreni e risorse al pianeta. Restituiamo al pianeta ciò che l’uomo gli ha tolto con il minor impatto ambientale possibile».