Oltre due milioni e 600mila studenti, 266mila dipendenti: lavorano ogni giorno nella scuola italiana. Mettiamo che ognuno di loro acquisti e consumi una bottiglietta d’acqua alla settimana (una stima davvero minima); la moltiplicazione fa un numero enorme, una spesa media di (almeno) 26 euro all’anno, uno spreco di plastica che, in peso, fa 24mila volte quello di Gerry Scotti, e riempirebbe 136 mongolfiere (in metri cubi).
Alex, Gioia, Lorenzo e Martino, tutti studenti di quarta superiore, hanno presentato la loro idea anti spreco venerdì, davanti a due funzionari del Miur (ministero dell’Istruzione e della ricerca) e allo staff di Digital Accademia, la prima scuola di digitale in Italia, e H-FARM, incubatore e acceleratore di imprese a Roncade, Treviso. Si chiama ScH2Ool (all’interno c’è la formula dell’acqua, H2O), e ai presenti ha fatto dire: questa è una startup bella e pronta da lanciare.
Tutto è iniziato lo scorso marzo, a Milano: 600 studenti al penultimo anno della secondaria superiore hanno partecipato al primo H-ACK School, praticamente una gara di idee su sei filoni, tutti collegati alla riforma della scuola (appena approvata). I giovani si sono suddivisi in team di lavoro misti (in ciascuno membri di istituti diversi), e alla fine è stato scelto un vincitore per ogni tipologia. Per loro – 48 ragazzi e ragazze – una settimana in Digital Accademia, a H-FARM, in cui hanno potuto sviluppare il loro progetto, imparare tecniche di social media e digital marketing, e alla fine esporre un’idea pronta a diventare materiale didattico da mettere a disposizione anche delle altre scuole.
E per la scuola, hanno pensato gli studenti, hanno pensato a qualcosa di semplice: facile come bere un bicchiere d’acqua. Trittle è il nome formato da bottle (bottiglia) e Tritan, materiale plastico di nuova generazione riutilizzabile, personalizzabile, lavabile in lavastoviglie.
Ogni studente potrebbe avere la sua Trittle, da riempire nei distributori installati nelle scuole (acquistati o in comodato). Il sistema funziona con un badge per la ricarica, un distributore che è anche depuratore (l’acqua comune diventa così buona anche dove non lo è) e un beccuccio compatibile solo con questa bottiglia. Le scuole ci guadagnerebbero in due modi: una immagine più responsabile, meno rifiuti da smaltire e le entrate derivanti dalle ricariche. Una scuola media, hanno calcolato i ragazzi, potrebbe incassare circa 25mila euro: quante attività potrebbe organizzare con questi fondi?
Gli studenti, dal canto loro, imparerebbero a scuola a essere consumatori responsabili (e spenderebbero meno). ScH2Ool sta muovendo i primi passi: c’è la pagina Facebook per farsi conoscere, i primi contatti con i fornitori, due scuole già interessate alla sperimentazione (il liceo Moscati di Grottaglie, TA, e l’IISS Galilei Costa di Lecce) e grandi progetti. La bottiglia, ad esempio, potrebbe essere oggetto di un contest, una gara di design, e si potrebbe pensare a cartucce per aromatizzarel l’acqua (al sapore di frutta e altro). Ce n’è abbastanza per far dire a chi con le startup lavora che qui la strada imboccata è quella buona (e per tenere d’occhio questo team).