Non si aspettavano i pullman di gente in arrivo dal Triveneto, dalla Slovenia e dalla Croazia (ma fra i visitatori ci sono anche olandesi e tedeschi), nè il boom di espositori: sono 307 quelli che hanno deciso di partecipare alla Trieste Mini Maker Faire in corso oggi (sabato 17 maggio). I “makers” sono gli inventori, i creativi, quelli entusiasti della cultura del “fare”, che tirano fuori da garage e laboratori le proprie opere per esporle al pubblico e condivideranno con tutti idee e invenzioni.
Non ci sono aziende tradizionali, ma privati, startup e molti studenti. Fra gli oggetti, alcuni sono già arrivati alla fase di produzione. Altri, francamente, è già notevole sapere che esistano in qualche cantina.
La Maker faire è un evento importato dall’America. In Italia è già sbarcato a Roma, a giugno toccherà a Torino. La versione mini di Trieste apre all’innovazione più spicciola, alla portata di tutti, con l’obiettivo di intrattenere, informare, connettere le persone e far crescere la comunità. E se accade in questa città un motivo c’è.
Quest’anno il Centro internazionale di Fisica teorica Abdus Salam (www.ictp.it) che si trova in città celebra i suoi primi 50 anni: finanziata dall’Onu, è la prima istituzione internazionale che offre opportunità di ricerca e formazione scientifiche non disponibili nei Paesi in via di sviluppo. Si cerca così di colmare un gap, ospitando scienziati di altre nazioni e fornendo loro un ambiente internazionale che favorisce il più alto livello di ricerca scientifica e scavalca i confini politici e geografici.
Ma l’Istituto fa anche l’operazione opposta, cioè portare alla portata di tutti la scienza e le sue applicazioni, anche collaborando con le scuole.
È nato così – fra gli altri – il progetto del Liceo Classico Dante Alighieri. Capitanati da Giancarlo Pellis, docente di Educazione fisica, gli studenti hanno preso il modellino di scheletro che si usa da sempre per studiare il corpo umano e hanno constatato che il ginocchio, fissato con un perno, non segue affatto il movimento reale: «Nella realtà il movimento è roto-traslatorio, nel modello invece no, e questo rende difficile studiare e capire l’articolazione – spiega il docente – Non solo: un modello che riproduce fedelmente la realtà potrebbe rendere possibili anche nuove soluzioni chirurgiche». Il progetto dei liceali è ora in un file che chiunque, collegandosi a una stampante tridimensionale, potrebbe stampare.
Alla mini maker Faire, organizzata con la collaborazione del Science Centre Immaginario Scientifico – si sono presentate altre scuole – come l’istituto tecnico serale Volta, con quattro progetti, o la classe 2 dell’ITT di San Giorgio di Nogaro, indirizzo meccanico meccatronico sotto la guida della prof.ssa di Tecnologia e disegno Raquel De La Cruz, che hanno pensato a lampade a energia solare con materiali di riciclo – e nei laboratori i bambini hanno imparato, ad esempio, a costruire dei robot partendo dai cartoni del latte.
Altre idee: il sismografo realizzato con parti recuperate da vecchi hard disk e lettori CD, i gioielli al laser o di led, le linee di sartoria creativa che usano vele dismesse, i ferri circolari per il lavoro a maglia che facilitano e velocizzano il lavoro di creazione dei capi in un unico pezzo, lo strumento per pedalare in acqua a domicilio, l’antifurto per borse e zaini. E c’è anche RG2, robot antropomorfo dotato di due gambe in grado di alzarsi, camminare avanti e indietro e girare; è alto 120 cm, pesa 45 kg ed è mosso da otto motori elettrici e una batteria da moto, potrebbe sopportare il peso di una persona: elettronica di controllo e tutta la costruzione meccanica sono state realizzate nella cantina di casa.
Da seguire qui:
@makertrieste
http://www.makerfairetrieste.it/