«Il nostro settore purtroppo finisce sotto i riflettori per gli episodi negativi che coinvolgono alcune imprese e questo rischia di produrre un danno per tutti, anche per la maggioranza di aziende che si sono sempre comportate correttamente, con trasparenza e nella legalità». Diego Pavan – presidente della Edilvi, 50 dipendenti e 30 anni di storia a Villorba (Treviso) – parlava così in giorni lontani dalle cronache della nuova tangentopoli. Con la soddisfazione dell’attestato appena ricevuto, esprimeva una speranza: «Ci aspettiamo che questo impegno sia valutato adeguatamente anche dalla Pubblica amministrazione e dalle banche, che devono considerare il valore del rating di legalità nelle loro relazioni con le imprese».
Era il 31 luglio scorso: il tempo per valutare se ci sono stati effetti è sufficiente.
«Diciamo che per noi è stata una grande soddisfazione: in tre mesi avevamo pronti tutti i documenti, tutto l’ufficio si è mobilitato per produrre le carte necessarie», ricorda Pavan. Ma quella patente «la Pubblica amministrazione non sa nemmeno cosa sia, le banche nemmeno, se noi gliela presentiamo ci guardano smarriti: che cos’è?».
Diversa è la situazione all’estero: «Stiamo partecipando ad alcune gare in tema di efficienza energetica per la Nato, e in quel contesto sì, quella è praticamente la prima cosa ad essere richiesta».
L’azienda trevigiana oggi sta cambiando pelle, «così come il settore delle costruzioni: non lavoriamo con la Pubblica amministrazione, perché sappiamo che ancora è un settore in cui con la procedura più che il risultato. Se le cose cambieranno, allora ci apriremo anche agli appalti. Intanto puntiamo tutto sulla riqualificazione dell’esistente, come nel cantiere di borgo Meschio a Vittorio Veneto, interamente a emissioni zero, dove abbiamo applicato risparmio energetico e sostenibilità a un patrimonio immobiliare vincolato. La crisi dell’edilizia tradizionale è diventata per noi l’opportunità per pensare a nuove prospettive».
Il rating di legalità venne proposto da Antonello Montante, delegato per questa materia di Confindustria, e poi adottato dal Parlamento nel 2012. Viene rilasciato dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato: Nella domanda all’Antitrust l’azienda deve dichiarare che l’imprenditore, gli altri soggetti impegnati nell’attività (come il direttore tecnico, i soci, gli amministratori) e l’impresa stessa non hanno condanne e pendenze di carattere penale o amministrativo.
La procedura è spiegata qui:
http://www.agcm.it/rating-di-legalita.html
Fra le altre cose, l’impresa deve dichiarare di effettuare pagamenti e transazioni finanziarie di ammontare superiore alla soglia di mille euro esclusivamente con strumenti di pagamento tracciabili. Il rating di legalità ha durata di due anni dal rilascio ed è rinnovabile su richiesta.
L’elenco delle imprese oggi supera i 100 nominativi: ci sono – fra le altre – aziende informatiche, ditte di trasporti e cooperative di allevatori, studi di progettazione e forniture di servizi.