In Alto Adige – dove la formazione duale è forte e consolidata, e si impara un mestiere ricevendo una qualifica e unendo le ore di studio alla pratica – i giovani falegnami sostengono un esame finale: hanno 12 ore di tempo per realizzare un mobile. Sempre lo stesso mobile, almeno fino ad adesso.
I falegnami lavoreranno poi nella propria professione con architetti e designer, e si sa quale opinione abbiano – l’una dell’altra – le due categorie: quelli con la laurea ma che non sanno tenere un martello in mano, quelli che non hanno passato anni sui libri.
La locale Confartigianato lvh.apa. e un professore della Libera Università di Bolzano hanno pensato di abbattere questa barriera invisibile.
Alcuni studenti del corso di Design, seguiti dal prof. Kuno Prey (l’inventore, fra l’altro, delle Stampatelle), hanno avuto il compito di progettare nuovi mobili che servissero da esame finale per i giovani falegnami, e lo hanno fatto insieme a loro, per due giorni di full immersion. Ragazzi di 17-18 anni, artigiani, e ventenni alle prese con gli esami, “ma sono stato io stesso a dire loro che era più importante uscire dal contesto universitario per vivere questa esperienza diretta nel mondo del fare”, spiega Prey.
Il risultato è una serie di mobili molto particolari, pensati per dei collezionisti (in particolare di cartoline illustrate, di bottiglie di vino e di essenze di legno. Grazie alla fidanzata di uno dei ragazzi è spuntata anche l’idea di una consolle porta trucchi): devono aprirsi quando c’è da mostrare gli oggetti raccolti, ma anche chiudersi per proteggerli dalla polvere, e occupare meno spazio.
Una forma di “innovativa cooperazione”, capace di riunire in un unico prodotto forma e funzionalità, estetica e praticità. “All’inizio si guardavano con un certo sospetto – racconta ancora Prey – poi è scattata la collaborazione. Chi ci ha guadagnato? Assolutamente entrambi: hanno vissuto insieme un processo di progettazione, ne hanno capito gli aspetti tecnici e produttivi, le difficoltà. Un approccio vincente”.
Le fantasiose idee degli studenti di design hanno trovato il giusto compromesso tra la forma e la funzionalità delle opere: “I giovani protagonisti del progetto non hanno avuto vita facile in questa impresa – ha spiegato il presidente dei Falegnami lvh.apa Michael Gruber -. Se gli studenti universitari hanno lavorato al massimo per cercare di rendere possibile l’impossibile, gli apprendisti hanno dovuto ingegnarsi e trovare una soluzione concretamente applicabile ai diversi problemi”.
Con una ricaduta: “Questi ragazzi (fra gli studenti di design anche tre ragazze) hanno potuto vivere in anteprima quelle che saranno le sfide professionali quotidiane – ha detto il professore di falegnameria Eberhard Mitterrutzner“ della Scuola professionale provinciale per l’industria e l’artigianato di Bolzano.
Tanto che di sicuro l’iniziativa verrà riproposta anche in futuro