I muri? Cancellabili, per dare spazio alla fantasia. La mensa con il self service, perché non a tutti piacciono le stesse cose, e soprattutto non tutti hanno la stessa fame. E una radio scuola, così le lezioni arrivano anche a chi è a casa ammalato.
Più di 350 under 15 si sono ritrovati sabato a H Farm, per progettare “La scuola che vorrei”. Hanno lavorato divisi in 42 gruppi eterogenei (i grando con i piccoli, ragazzi e ragazze), armati di tablet, ma anche di una marea di post it colorati, di pennarelli e di cartelloni, di macchina fotografica e l’inseparabile cellulare.
Una iniziativa nata per esplorare giovanissime idee e proposte, proprio qui dove si stanno mettendo a punto gli ultimi tasselli di una innovativa formazione che coprirà dai tre anni di età fino ai master universitari, passando per elementari, medie e superiori.
Una scuola internazionale, e per questo capace sperimentare nuove modalità innovative. Una scuola dove sarà normale trovare le classi capovolte, un apprendimento attivo e non passivo, nessuna cattedra tradizionale a tenere le distanze con i banchi, una struttura per discipline (12) e non per classi anagrafiche, così ci si trova con chi è allo stesso livello, senza necessariamente dover essere legati all’età (se sei più bravo in matematica, studi con i più grandi, se hai bisogno di più tempo, lo trovi senza accelerare).
Internazionali saranno anche buona parte dei prof, per le superiori: già 27 – hanno raccontato Riccardo Donadon, fondatore di H Farm, e Carlo Carraro, responsabile dell’area education – sono i nuovi assunti, qualcuno fino a ieri si occupava di innovazione a Dubai.
L’obiettivo è creare un campus capace di attrarre anche studenti da tutto il mondo: tutti potranno vivere a stretto contatto con le startup, con le aziende che vengono a cercare soluzioni da applicare al proprio contesto; in fondo già adesso fra gli iscritti agli hackaton, le maratone che si tengono mensilmente dedicate ai diversi settori, non mancano i minorenni.
Com’è fatta la scuola di domani? Cosa c’è di diverso da quella di oggi? E come funziona? Perché funziona meglio? Come accorciare le distanze che dividono l’aula scolastica dalla realtà quotidiana degli studenti?. Su questo hanno lavorato i giovanissimi: fra le loro proposte, un banco digitale pensato come strumento unico di studio e di appunti, una scuola rovesciata dove anche i bambini insegnano ai docenti, la radio della scuola e le lezioni da seguire via web per i ragazzi assenti. E ancora spazi per lo sport, giardini curati, docenti motivati, pavimenti riscaldabili, sport diversi ogni mese e molte attività manuali.
Le idee di #lascuolachevorrei hanno preso forma sono pronte ad essere applicate, messe alla prova e poi, magari esportate.