Alle Acciaierie Valbruna di Vicenza più di metà dei mille dipendenti provengono dal Sud, e in particolare da Giovinazzo (Bari). Qui fino agli anni ’80 erano attive le Acciaierie Ferriere Pugliesi. Dopo la loro chiusura è iniziata una migrazione di operai verso il Nord, che continua tuttora ed è diventata un film.
Lo spunto nasce da un saggio di Devi Sacchetto, professore di Sociologia all’Università di Padova, dedicato all’attuale immigrazione meridionale in Veneto. Fra le storie raccontate c’è questa, una strana mescolanza di veneti e pugliesi che un dirigente dell’azienda citato nel testo descrive con la metafora dell’acqua calda e dell’acqua fredda, la cui unione dà vita a qualcosa di nuovo e più complesso. “L’acqua calda e l’acqua fredda” – un film corale fatto soprattutto di interviste, potenziate da materiali d’archivio – è uno dei titoli del Working Title Film Festival, che nasce a Vicenza e punta a diventare un appuntamento fisso nel panorama cittadino e nazionale.
L’evento (qui su Facebook) nasce da un’idea di Marina Resta, filmmaker, e Giulio Todescan, giornalista, è promosso dall’associazione Lies, laboratorio dell’inchiesta economica e sociale, dal Cinema Primavera e da Exworks, spazio per il lavoro creativo e l’arte. La mappa dei luoghi LINK del festival
Il filo conduttore è l’alta qualità artistica insieme alla capacità di affrontare il tema del lavoro con punti di vista, estetiche, stili originali. L’iniziativa gode del patrocinio del Comune di Vicenza ed è sostenuta dai contributi di alcune aziende del territorio, oltre che dal crowdfunding.
L’ingresso ad ogni proiezione al cinema primavera prevede un biglietto di 5 euro; tutti gli altri appuntamenti del festival sono ad ingresso libero.
Fra i titoli in programma c’è “El mostro. La coraggiosa storia di Gabriele Bortolozzo“, l’operaio che, dopo avere ricostruito con un’indagine personale la sorte dei colleghi esposti al cvm (cloruro di vinile monomero), avrebbe dato inizio all’inchiesta e al processo sulle vittima della chimica “sporca” a Porto Marghera. Si parla del passato, e del presente: la filmmaker tedesca Alex Gerbaulet presenta Schicht (2015), un ritratto della propria famiglia e della città dell’infanzia, Salzgitter, polo siderurgico e minerario oggi in declino, mentre Elisabetta Sgarbi, editrice ex Bompiani e oggi con La Nave di Teseo, porta il suo film Colpa di comunismo (2015), presentato in concorso all’ultimo Torino Film Festival, storia di un gruppo di badanti romene in cerca di lavoro in Italia.
Domenica 1 maggio l’appuntamento con gli autori è alle 16.30 con la serie web Klondike (2015) che con ironia e sarcasmo racconta le vicende di due giovani copywriter alle prese con lavoro malpagato e sogni di successo. La maratona di episodi della serie, che spopola su YouTube, sarà commentata con i registi Carlo Bassetti, Fabrizio Luisi e Pier Mario Tamburini.
Il festival è aperto a tutta la città. Alcune proiezioni saranno riservate alle scuole della città, nelle mattine del 28 e 29 aprile, e i cittadini possono partecipare in due modi. Il primo è contribuire alla campagna di crowdfunding (raccolta fondi online) sulla piattaforma Eppela.com, che scade il 25 aprile e mira a raccogliere 5mila euro per coprire parte delle spese. Si può donare da un minimo di 5 euro (donazione a fondo perduto), a un massimo di 100 euro o più (avendo in cambio due abbonamenti a tutte le proiezioni dei 5 giorni, due borsette e una t-shirt del festival), con altre cinque formule intermedie: con 10 euro, per esempio, si ottiene il biglietto per una proiezione, con 20 euro un abbonamento giornaliero, con 30 euro un abbonamento a tutte le proiezioni dei 5 giorni, e in più una borsetta. Donando 50 euro, in aggiunta, si ha diritto anche a una t-shirt.
Il secondo è la formula Ospita un regista: chi per una o due notti ospita a casa propria uno dei registi o dei relatori avrà in cambio un abbonamento gratuito per tutti i film in programma. Tutte le informazioni sono sul sito www.workingtitlefilmfestival.it.