Soggetti beneficiari: le piccole e medie imprese in situazione di potenziale crisi di liquidità a causa di mancati pagamenti da parte delle imprese debitrici. Quante ne sono fallite nel frattempo? Non la Aga di Serenella Antoniazzi, piccola imprenditrice in una attività familiare di carteggiatura mobili, a Concordia Sagittaria (Venezia).
Il fondo che concede alle aziende vittime di mancati pagamenti, approvato dalla commissione Bilancio nel novembre 2015 e finalmente dotato dei decreti attuativi, porta il nome di questa donna, che ha descritto il suo incubo nel libro “Io non voglio fallire” (con Elisa Cozzarini, Nuovadimensione), praticamente un manifesto della lotta quotidiana di tante piccole realtà stritolate non tanto dalla crisi economica, ma da regole che non cautelavano aziende che subivano il fallimento o il concordato di terzi, aziende sane travolte a causa dalle difficoltà (reali?) di altri.
La Circolare applicativa del finanziamento (n. 127554 del 22 dicembre 2016) indica, finalmente, le modalità di accesso al Fondo.
Il Fondo Serenella nasce a beneficio delle imprese vittime di mancati pagamenti ad opera di clienti (sempre imprese) per cause dolose (artt. 629/estorsione, 640/truffa, 641/insolvenza fraudolenta C.P. 2621/false comunicazioni sociali C.C.). Lo scopo è duplice: dare liquidità a chi, subendo un mancato pagamento del lavoro fatto, rischia il fallimento o il sovra indebitamento da interessi finanziari ricorrendo ai tradizionali canali di finanziamento. Non solo: “Incentivare la denuncia di comportamenti che superino il limite della legalità nel muoversi con spregiudicato opportunismo tra le pieghe della legge”.
Per accedere al Fondo occorre aver sporto denuncia, seguita quantomeno dall’apertura di un procedimento penale. L’azienda che effettua la richiesta deve essere in attività e dimostrare di poter proseguire proprio grazie al supporto di questo prezioso strumento. Il Fondo è un finanziamento a tasso zero; il denaro reso verrà reimpiegato dallo Stato per aiuti alle imprese in difficoltà.
Al momento sono previsti stanziamenti per trenta milioni di euro, dieci all’anno: nel 2016 per chi ha procedimenti aperti entro la fine del 2015; nel 2017 per chi li ha visti aprire nel 2016; nel 2018 per chi ottiene rinvii a giudizio entro il 2017.
Le domande andranno compilate a partire dalle ore 10 del 3 marzo, tramite procedura telematica. La presentazione (invio) potrà essere effettuata a partire dalle ore 10 del successivo 3 aprile e fino ad esaurimento dei fondi disponibili.
Le imprese richiedenti dovranno presentare anche documentazione finanziaria che attesti l’effettiva validità del contributo (fino ad una partecipazione massima pari ad euro 500.000,00), ovvero che la liquidità sarà effettivamente utile al riassetto economico-finanziario e, quindi, fornire le garanzie necessarie di capacità produttiva nei periodi a venire.
Il valore del Fondo non è infatti a titolo risarcitorio (si determinerebbe il caso di aiuti di Stato vietati a livello di Unione europea), bensì di finanziamento atto a rispristinare uno stato di liquidità e ridurre gli oneri finanziari e/o sanzionatòri, spesso determinanti nel definitivo crollo delle imprese in difficoltà. Non va dimenticato il caso specifico, ovvero trattarsi di imprese in difficoltà per dolo di terzi. Un deciso intervento contro l’uso del fallimento come modello economico.
Lei, Serenella, non nasconde l’emozione: “Sembra persino irreale che una politica apparentemente tanto lontana, un mondo completamente diverso dal mio e una strada tutta in salita da percorrere si siano invece incontrati raggiungendo un risultato che per le imprese in difficoltà a causa di altre imprese è importantissimo, determinante. Lungo questo cammino ho incontrato tante persone, alcune sgradevoli, altre meravigliose che non dimenticherò mai. Al di là delle mie vicende e di tutto quello che il libro ha mosso, forse in tanti avevano bisogno di un cambiamento, di qualcosa di pulito e onesto. Ci siamo concessi tutti una seconda opportunità per non darla vinta a coloro che preferiscono restare ciechi davanti all’evidenza di cose che non funzionano”.
Ogni battaglia, però, lascia dei segni: “Le mie vicende e il modo in cui le ho affrontate mi hanno profondamente cambiata; oggi, di fronte ad uno scenario dove le imprese, gli imprenditori, le famiglie in difficoltà sono davvero troppi, non riuscirei più a girarmi dall’altra parte e fare finta di nulla o provvedere solo a me ed alla mia azienda. Sto portando avanti un’iniziativa che si occupa di affiancare le persone che, come me, tentano di resistere e chi opera già con le aziende. Se è stato possibile avvicinare mondi tanto diversi e a volte distanti e controversi nel mio caso, lo sarà anche per altri”.
Il ricordo va alle parole di un imprenditore lombardo, citato nel mio libro, che le aveva telefonato nel dicembre del 2012: “Ragazzina testarda – mi ha detto – a volte bisogna accettare l’aiuto di chi si offre nel momento del bisogno. Trova sempre la forza per non girare il viso dall’altra parte e ricordare quanto hai ricevuto”. Aveva ragione.