La Moringa Stenopela è una pianta endemica del sud dell’Etiopia; è conosciuta a livello mondiale per le sue proprietà nutritive, per le sue doti terapeutiche e per i suoi usi industriali. Tuttavia, ad oggi, non c’è un controllo di qualità sulla sua produzione e lavorazione. Inoltre, pur essendo una pianta ricca di nutrienti, la popolazione è scarsamente informata su tutte le sue caratteristiche nutritive. Cento grammi di prodotto contengono 17 volte il contenuto di calcio del latte, 0,5 volte il contenuto di vitamina C rispetto alle arance, 25 volte il contenuto di ferro degli spinaci, nove volte il contenuto di proteine dello yogurt, solo per fare alcuni esempi.
Unido (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale), su richiesta del presidente della Regione SNNP (Southern Nationals Nationalities and People) e con il sostegno della First Lady d’Etiopia, Roman Tesfaye, ha avviato un “Progetto per la valorizzazione della Moringa nelle comunità rurali dell’Etiopia”, che è parte di un più ampio Programma quinquennale che punta a migliorare le condizioni di vita delle donne etiopi nelle aree rurali.
C’è anche la mano italiana: l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) ha concordato con Unido, in stretta collaborazione con le autorità nazionali e regionali etiopiche, il finanziamento di una fase pilota, 984mila euro per sviluppare la filiera della moringa nella regione individuata dando particolare risalto agli aspetti nutrizionali e di genere, oltre che al miglioramento del reddito dei produttori e delle loro famiglie.
Centrale è il ruolo delle donne: in Etiopia, l’agricoltura impiega circa il 78% della forza lavoro, contribuendo al 40% del Pil nazionale. Le donne rappresentano fino al 75% di questa forza lavoro, garantendo il 70% della produzione alimentare per la famiglia. La loro posizione resta comunque svantaggiata per via del limitato accesso a risorse-chiave (terra, credito, formazione, informazione, inputs agricoli) e della concomitante domanda proveniente dal ruolo svolto nella famiglia (cura dei bambini e degli anziani, preparazione dei pasti, lavori domestici, ecc). Per queste ragioni, la partecipazione delle donne nella filiera agricola, soprattutto in posizioni di leadership nelle cooperative, è molto limitata.
Sebbene le donne abbiano un ruolo fondamentale nell’assicurare il livello nutrizionale in ambito familiare, spesso incontrano difficoltà di accesso a materie prime qualitativamente e quantitativamente soddisfacenti. Come conseguenza, nel contesto rurale, è elevato il livello di malnutrizione: il 40% dei bambini sotto i 5 anni risultano cronicamente malnutriti e solo il 7% dei bambini dai 6 ai 23 mesi raggiunge una dieta alimentare sufficiente (dati aggiornati al 2016).
Il progetto mira a promuovere cooperative e piccole e medie imprese femminili coinvolte nella produzione, lavorazione e commercializzazione dei prodotti ricavati dalla moringa. Una volta identificati i gruppi di donne, questi saranno organizzati, rinforzati e collegati al mercato locale. Nel contempo, a fini dimostrativi e formativi è prevista la realizzazione di un campo sperimentale per una migliore produzione della bio-massa vegetativa.
Inoltre, è programmata la creazione di una linea pilota per la lavorazione dei prodotti della pianta della moringa (semi, foglie, radici) e di prodotti da essa derivati (té, integratori alimentari, olio, ecc). Le famiglie beneficiarie, di cui le donne capo famiglia rappresentano buona parte, saranno formate e informate, non solo sugli aspetti tecnici della produzione, ma anche sul tema della malnutrizione e del contributo positivo del corretto uso della moringa. Il progetto accompagnerà le donne coinvolte anche nella fase di marketing e commercializzazione.
Il progetto, iniziato nel mese di novembre 2016, durerà 12 mesi.
I beneficiari direttamente coinvolti sono 3mila, di cui il 50% donne.
“Ho iniziato ad occuparmi dell’Etiopia dal giugno del 2015 – spiega Ginevra Letizia, direttore dell’Italian Agency for Development Cooperation ad Addis Abeba – E’ un Paese bellissimo e dalla ricca, millenaria cultura, che affronta ancora oggi innumerevoli difficoltà. A fronte di una crescita economica rapidissima – è lo Stato dell’Africa che registra i tassi di crescita più alti – la redistribuzione della ricchezza è ancora parziale. Le donne, specialmente nell’area rurale, sono purtroppo ancora oggi emarginate e incontrano numerosi ostacoli che impediscono loro di ricoprire un ruolo significativo e riconosciuto sia in ambito sociale che economico, benché l’attuale Costituzione dell’Etiopia, adottata nel 1995, e successive riforme legislative, garantiscano formalmente l’eguaglianza di genere. Particolarmente nel settore agricolo, le donne devono affrontare diverse barriere, come ad esempio la difficoltà di accesso diretto alla terra senza l’intermediazione di un partner maschile, gli ostacoli al credito per l’impossibilità di fornire dei collaterali a garanzia e la mancanza di expertise per migliorare la produzione agricola. Da considerare, infine, che per le donne rurali è difficile raggiungere posizioni di rilievo, soprattutto nel campo dell’imprenditoria”.
“L’Etiopia – spiega Rossella Belli, l’esperta di genere che segue anche il Progetto moringa – è un Paese dalle grandi potenzialità e garantire che i progetti considerino una prospettiva di sviluppo rispettosa delle differenze e delle uguaglianze di genere dà la possibilità di trarre il massimo vantaggio dalle risorse individuali e collettive. La donna è sempre un valore aggiunto, ma purtroppo spesso avvilito dalle circostanze e da sistemi culturali conservatori. L’Etiopia è comunque un terreno fertile dove è in atto un processo di cambiamento volto alla promozione della parità di genere e al conseguimento per il 2030 del 5° Obiettivo di sviluppo sostenibile “Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”. Il mio compito è far si che le iniziative finanziate dall’Agenzia italiana per la cooperazione e lo sviluppo vadano verso questa direzione.”
Questo progetto è stato disegnato proprio per far fronte a queste problematiche “e sosterrà – aggiunge Ginevra Letizia – le donne in tutti i passaggi della filiera della moringa, dotandole di idonei mezzi teorici, pratici e finanziari, con una strategia di lungo periodo”.
Il progetto si basa su esperienze pregresse di successo, messe in atto in Burkina Faso e Sudan. Così come è avvenuto in questi Paesi, l’ambizione è di creare un circolo virtuoso di sviluppo, che direttamente e indirettamente avrà ricadute positive su almeno 15mila persone. Aiuterà a stabilire una linea pilota per la lavorazione dei prodotti della moringa, potenzierà l’Ethiopian Public Health Institute, attraverso l’installazione di un laboratorio per la certificazione della qualità della moringa e contribuirà a combattere la malnutrizione tra le comunità locali della regione SNNP, con una speciale attenzione per le donne incinta e i neonati.
Alla rappresentante italiana, la first lady Tasfaye ha voluto assegnare un nome etiopico: Janiette, ovvero “Colei che fa cose nobili”.