“Vogliamo riaprire a settembre”: i 14 dipendenti del Torronificio Scaldaferro, una delle (tante) eccellenze gastronomiche del territorio veneto, dovranno tralasciare per un po’ il lavoro con mandorle, nocciole, zucchero e albumi. Fin dal giorno dopo il tornado erano alle prese con le macerie del capannone da 3mila metri quadrati, a Dolo, scoperchiato dal vento che ha raggiunto i 300 chilometri orari.
La loro è una corsa contro il tempo: solo così sarà possibile essere sulle tavole delle feste di Natale.
Il Torronificio è un’azienda attiva dal 1919, in prima linea per il risparmio energetico e ambientale (viene riciclata anche l’acqua per la cottura a bagnomaria del prodotto) e l’educazione alimentare: il laboratorio riceve (riceveva, riceverà) ogni anno centinaia di bambini delle scuole primarie, ai quali vengono insegnati, oltre a rudimenti di analisi sensoriale, anche i principi di una corretta alimentazione e di un consumo consapevole.
Anche Confindustria Venezia è impegnata nella conta dei danni: le associate che sono state colpite sono una quindicina, distribuite perlopiù nei comuni di Dolo e Mira, un paio anche a Cazzago di Pianiga.
Complessivamente – secondo la prima stima – hanno riportato circa 5 milioni di euro di danni diretti (dato preliminare e non definitivo), a cui mancano ancora quelli indiretti della non ripresa della produzioni e di eventuali perdita di commesse o di consegne se il fermo dovesse proseguire. Per questo il presidente Matteo Zoppas si augura la concessionedi qualche forma di sgravi o di dilazione per il pagamento delle imposte.
Le tre aziende più danneggiate sembrano essere l’azienda metalmeccanica Omeca di Gambarare di Mira, Rocca dei Leoni-Villa Ducale (alberto-ristorante a pochi metri da Villa Fini, quella distrutta dove è stata fatta la prima conferenza stampa con il governatore Zaia) e la Romea Legnami di Gambarare di Mira. I danni interessano in particolare tetti, coperture dei capannoni e pannelli fotovoltaici ma anche danni alla merce nei piazzali, serramenti e cancelli divelti, perdite di gas e guasti ai macchinari e agli impianti elettrici.
Intanto, dopo avere svolto un ruolo chiave nel portare l’attenzione nazionale su quanto era successo con l’hashtag #tornadoriviera, i social network sono in prima linea nel raccogliere e convogliare aiuti. La pagina Facebook Sos è il punto di incontro fra chi ha bisogno di spostare calcinacci e chi mette a disposizione camion ed escavatori. E su Je suis Riviera si offrono partite di coppi e tegole per la ricostruzione, cucine e interi saloni da parrucchiere, cucine, lavabi, generatori di corrente e porte, mentre idraulici, elettricisti e avvocati mettono a disposizione ore di lavoro per dare una mano.
Ci sono anche psicologi ed esperti di conservazione di libri antichi (molte ville storiche sono state danneggiate), mentre il comune di Pianiga ha diffuso un appello per geometri, architetti o ingegneri disponibili a dare una collaborazione professionale per il rilievo dei danni causati dalla devastazione dell’8-luglio (la mail è ass.fogarin@comune.vigonovo.ve.it lasciando il numero di telefono). Carpentieri si rendono disponibili a riparare cancelli, insegnanti offrono lezioni e libri di testo per sollevare da una spesa le famiglie; studenti delle scuole della zona lavorano al fianco dei profughi.
Dopo il salvataggio del gatto Sem dalla da villa Fini, praticamente distrutta, i social network sono anche il luogo di incontro di animali persi e ritorvati.
Qui il post precendente.