Oggi il #RomanzoCollettivo profuma di Gelsomino (un nome, non un fiore)

I beni personali svenduti — la barca a vela, l’automobile, le attrezzature. La rinuncia al proprio stipendio e a tutti i risparmi di una vita, utilizzati per non fallire mentre il commercialista consiglia di consegnare i libri contabili in tribunale. Temporeggiando, e cercando di sopravvivere, costretti a non pagare l’Iva, e preferendo onorare stipendi contributi e fornitori.

E poi l’umiliazione di chiedere a un figlio un prestito di 20mila euro, necessario per far fronte alla drastica riduzione dei fidi delle banche. La crisi è arrivata così, nel 2009, capace di mettere in discussione una storia che ritenevi ormai solida, sicura, tua. Può far tremare anche i legami familiari più solidi, e rimette in discussione ogni certezza.

Non era iniziata così, questa storia.

Oggi il Romanzo collettivo profuma di Gelsomino (un nome, non un fiore)

gelsomino

Qui trovate le regoleper partecipare, e il resto dei capitoli finora arrivati.

Siamo nel 1945, appena finita la guerra: Gelsomino Bacciolo dà vita alla propria azienda, che porta ancora oggi il suo nome. Gelsomino inizia a lavorare partendo da zero: è fabbro, poi meccanico, idraulico, elettricista, commerciante di biciclette, costruttore di piccoli pozzi artesiani, fa servizio noleggio di biciclette e moto Guzzetti, è lattoniere e stagnino. Cerca in ogni modo possibile opportunità di lavoro, da solo, da autodidatta.

Nel 1954 sposa Elvira, che fin da subito riesce a dare sostegno al marito. Sarà capace nell’arco di 4 anni di dare alla luce 3 bambini e risulterà essere una figura fondamentale in futuro. Corre l’anno 1958 quando l’impresa individuale “Bacciolo Gelsomino” con 2/3 operai, viene iscritta alla Confartigianato di Venezia, all’albo delle imprese artigiane. Inizia così una lunga storia di vita, di lavoro, di crescita che nell’arco di quasi 70 anni ha visto succedersi 3 generazioni.

Gelsomino, sfrutta il momento del boom economico del dopoguerra improvvisandosi fabbro, indebitandosi per acquistare la prima saldatrice e costruirsi cosi, uno ruolo professionale capace di mantenere una famiglia numerosa. Armato di coraggio, di grande spirito di sacrificio, lavorando sette giorni su sette, patendo la fame e il freddo, ingegnandosi per utilizzare, ottimizzando, le scarse risorse e attrezzature disponibili.

Da sempre l’azienda si è contraddistinta per la professionalità, la qualità dell’operato e da una etica lavorativa esemplare. Come dimostrano i primi anni di vita l’impresa fabbrile mostra una grande dedizione al lavoro permettendo di aumentare il volume d’affari, gli spazi, le attrezzature che di anno in anno si rinnovano, e soprattutto aumentando le capacità e il numero delle risorse umane.

Erano anni in cui ci si poteva fidare sul valore delle parole tra clienti e imprenditori, vigeva un sano rispetto, dimostrato dal fatto che non venivano calcolati preventivi di spesa, il cliente si limitava a pagare il consuntivo a fine lavoro, senza contestare.

Anni in cui lo Stato Italiano dava spazio alle iniziative private, alla crescita economica e sociale. Gli imprenditori si sentivano sicuri nel poter investire senza troppi “pensieri” per l’azienda e per i collaboratori (L’innovazione tecnica e tecnologica dava l’opportunità di alleggerire, velocizzare, perfezionare il lavoro e ad essere cosi più competitivi nel marcato: furono acquistate saldatrici a filo, a TIG, una cesoia e una pressa-piegatrice).

Le prospettive degli anni futuri, negli anni 60–70 erano rassicuranti, ed era proprio in questo clima che giovani imprenditori avevano la reale possibilità di mettere in gioco il proprio intelletto, ingegno, grinta ed energia che solo i ventenni possono esprimere: in questo modo il giovanissimo Giorgio Bacciolo primogenito di Gelsomino impiega poco tempo ad inserirsi nell’azienda, sostituendosi alla figura paterna (Giorgio ricorda ancora la battuta di suo padre: “Caro figliolo questa è l’impresa, arrangiati!”). Una ventata di aria fresca entra nella piccola officina in Via Marco Polo a Treporti, paese che assieme a Burano, Torcello, Lio Piccolo caratterizza la laguna nord di Venezia. Attualmente l’impresa continua ad operare nel giovane comune di Cavallino-Treporti.

Giorgio incomincia a prendere di petto e per certi versi andando, in modo giocoso e sfacciato, alla ricerca del rischio, elemento fondamentale per la sopravvivenza e la crescita della Ditta fabbrile. Nella squadra inizia a delinearsi la decisione e la volontà di occuparsi di commesse di maggiore entità, che richiedono la lavorazione di qualità, con materiali diversi dal classico “ferro verniciato”. Ci si cimenta e si sperimentano lavorazioni metalliche che non seguono uno standard, non più solo serramenti, carpenteria, lattoneria ma lavorazioni uniche nel loro genere.

La zona di comfort aziendale si allarga, cosi come gli spazi lavorativi, il numero del personale, si migliorano vistosamente le capacità di problem solving e il know how. La conseguenze arrivano sotto forma di soddisfazioni personali, un consistente aumento di fatturato, e grandi quantità di utili vengono reinvestite puntualmente nell’azienda.

Il personale della Bacciolo Gelsomino e Figli ora prende familiarizzazione con l’acciaio inox, l’alluminio, l’ottone, il rame. Vengono sperimentati vari trattamenti, diverse applicazioni, nuove forme. Tutto ciò grazie all’esperienza accumulata e alle innovazione tecnologiche.

Già nel 1982 Giorgio aveva previsto che uno strumento come il personal computer avrebbe potuto rivoluzionare il panorama tecnico globale. La Bacciolo e figli Snc (si inseriscono in aziende anche le sorelle di Giorgio) vanta il record di essere stata una delle prime, nell’associazione degli artigiani veneziani, a tenersi la contabilità in “casa”. Successivamente il PC si rivelò fondamentale nella progettazione e pianificazione della parte tecnica del lavoro, e grazie ad internet agevolare l’amministrazione, la segreteria.

L’azienda allarga anche i propri confini territoriali: già negli anni 80 non solo la provincia di Venezia, ma anche la pianura Veneta, le regioni confinanti, in particolare il Friuli, nuove commesse arrivano da città e capoluoghi italiani. In parallelo si incomincia ad imparare a memoria le calli, i campi, i canali e i rii, l’azienda si attrezza per lavorare in diversi contesti nella città che riteniamo essere la più bella del mondo: Venezia.

Gli anni 90 sino ai primi anni 2000 sono l’apice della storia aziendale. “Ogni giorno si sperava che ci fosse bel tempo per poter svolgere e portare a termine all’aria aperta, nello spazio antistante l’officina, l’elevato carico di lavoro”.

Gli spazi non bastavano, cosi come le ore che scandivano la quotidianità. Anni d’oro in cui si potevano contare 20 dipendenti costretti a fare un gran numero di straordinari per poter progettare, disegnare, ordinare il materiale, eseguire, trasportare e posare in opera le più disparate lavorazioni metalliche (e non solo). Iniziando a fidelizzare clientele di un certo livello (Amministrazioni pubbliche, musei, aziende importanti) muovendosi e operando anche oltre i confini nazionali.

La Bacciolo Gelsomino e figli si contraddistingue dalla concorrenza per il fatto di accogliere qualsivoglia commessa e sfida lavorativa. Clienti pretenziosi che desiderano vedere realizzata la propria idea in maniera fedele. Ci si ritrova essere scienziati, architetti, ingegneri per portare a termine le varie richieste che non hanno niente a che fare con la precedente e la successiva.

Ad ogni commessa corrisponde una piccola storia che richiede la massima espressione umana per le capacità intellettive e manuali, in poche parole: vera abilità artigianale! Dove il sapere e la maestria incontra, incrocia e sposa la grande esperienza espressa da mani sapienti che portano la testimonianza di errori, di tentativi, di ferite, di sudore ma soprattutto successo.

L’azienda si specializza negli allestimenti museali, nel saper creare teche espositive, con dimensioni, aspetti estetici e funzionalità eterogenee tra loro. Strutture metalliche che ospitano manufatti millenari dalle più distanti culture e opere artistiche. Ogni teca ha diverse esigenze. Si progettano quindi teche che a loro volta diventano opere d’arte. Caratterizzate per la ricerca, la cura minuziosa dei dettagli, per i meccanismi che hanno nel loro interno diretti a proteggere l’oggetto da esporre. Infatti oltre al metallo l’officina fabbrile opera con aspetti relativi: ai vetri, all’illuminazione, ad impianti di sicurezza, e al controllo climatico. Le opere si presentano eleganti attraverso forme e aspetti estetici unici e inoltre soddissfando magistralmente i requisiti funzionali.

Un’azienda capace di plasmare il metallo partendo da richieste, sotto forma solamente di poche parole chiave accompagnate da disegni indicativi di architetti quali Mario Botta, Francesco Venezia, Fabrizio Plessi e molti altri. La Forza dell’azienda sta proprio qui, nell’accettare di mettersi alla prova di volta in volta, incominciando sempre da zero, e arrivando a dare sostanza fedele ad un’idea chiara solamente nella mente del cliente, battendo così la concorrenza, formata da aziende che non vantano esperienze pluridecennali e forse non hanno mai voluto esporsi in questo ambito lavorativo.

L’apice è la costruzione di un capannone di 2400 mq, sognato da molto tempo. Capace di offrire spazi finalmente adeguati alle crescenti commesse, garantendo una vasta superficie volta ad ospitare macchinari sempre più all’avanguardia (Taglio laser, pressa-piegatrice e cesoia a controllo numerico, centro di lavoro a tre assi). Il salto è compiuto: l’officina degli anni Sessanta è ora un capannone di ultima generazione, per il figlio e il nipote di Gelsomino, scomparso poco anni prima.

É il 2004 e Nicolò, da quattordicenne incomincia partendo dalla gavetta (come ogni lavoratore che si rispetti) a ritagliarsi un ruolo che in pochi anni arriverà a saper rispondere a moltissimi, se non tutti gli aspetti che riguardano la produzione e l’amministrazione.

Sembra che finalmente si siano raggiunti obiettivi ambiziosi, che si possa godere di una qualità della vita tranquilla, serena e felice.

Nel 2009 questa clima agiato e proficuo si interrompe. Nicolò non è fortunato come il padre che 45 anni prima aveva trovato terreno fertile per esprimere il massimo del suo potenziale.

Sono gli anni della crisi, non solo economica, ma politica, e forse anche etica. Il fatturato di dimezza. I mancati pagamenti aggravano pesantemente la situazione.

I margini di guadagno sono ridotti all’osso, le spese e le tasse sono “irrazionali” (nel senso logico e matematico del termine) e i clienti non rispettano i pagamenti, cosi il personale, i fornitori e lo stato stesso non ricevono in modo tempestivo i pagamenti che gli spettano. E’ un circolo vizioso, una frustrante guerra tra poveri che non rende giustizia a nessuno.

Per far fronte agli impegni, Giorgio svende i suoi beni personali, allo stipendio. Le banche riducono i fidi, serve chiedere un prestito al figlio Nicolò. C’è umiliazione, rabbia, paura.

Oggi che i momenti più seri sono stati superati, almeno per ora, grazie alla tenacia di tutti coloro che hanno creduto nello spirito di sacrificio. La strada è ancora molto lunga e tortuosa ma siamo fiduciosi e ottimisti che lavorando assieme per il bene comune potremmo rivivere anni d’oro, nei quali oltre ad una sicurezza economica, era percepibile uno stato d’animo soddisfatto, affiatato e speranzoso”.

(testo raccolto dalla famiglia Bacciolo, grazie)