Melegatti, c’è il bando per la seconda asta: salvare i posti di lavoro non è più una priorità per chi acquisterà

La salvaguardia dell’occupazione, oltre al salvataggio di un marchio storico dell’impresa veneta, era sembrato fin qui un faro nella complicata vicenda Melegatti, finita in difficoltà a ottobre 2017, protagonista di una mini campagna di Natale da un milione e mezzo di pandori di grande successo grazie anche alla mobilitazione social di lavoratori e clienti, dichiarata fallita a maggio e finita all’asta.

Il Tribunale di Verona ha pubblicato un nuovo avviso di vendita congiunta, ancora una volta con un unico lotto per le due realtà (Melegatti Spa e Nuova Marelli Srl), con tempi ristretti: gli interessati dovranno far pervenire la propria offerta irrevocabile entro le 12 del 17 settembre, allo studio dell’avvocato Bruno Piazzola (via Scalzi 20). Per le due proprietà il prezzo è di 13,5 milioni, ma la novità sostanziale è un’altra: “l’acquirente avrà la possibilità di subentrare, in tutto o in parte, nei rapporti di lavoro subordinato che saranno in essere alla data della cessione delle aziende, previa stipulazione di apposito accordo sindacale”.

L'azienda Melegatti a Verona, 4 ottobre 2017 ANSA

Sempre l’acquirente si farà carico delle “indennità di mancato preavviso relativamente a quei dipendenti per i quali non subentrerà nel rapporto di lavoro subordinato”, e ciò senza possibilità di compensazione con il prezzo dell’aggiudicazione, ma versando questa cifra contestualmente al prezzo di acquisto.

Facile pensare che questa clausola sia stata suggerita da qualcuno dei soggetti interessati all’acquisto, nessuno dei quali si è presentato alla prima asta – fa notare Maurizio Tolotto, Fai Cisl. In sostanza, se ci fosse una azienda già del settore dolciario – e di nomi se ne era fatto più di uno prima dell’asta andata a vuoto – avrebbe già in casa le competenze necessarie, senza volontà di portarsi a casa, insieme a un marchio storico, anche la forza lavoro.

melegatti5(nella foto: palazzo Melegatti, con il pandoro di cemento sulla facciata)

La notizia che nessuno aveva presentato offerte, lo scorso 27 luglio, aveva lasciato di stucco per primi i sindacati, che avevano parlato di amara sorpresa: “Dalle notizie, apprese in questi mesi dalla stampa e dai media in generale, trapelava l’informazione che, intorno a questo stabilimento e al suo importante marchio, ci fosse l’attenzione di ben 25 soggetti diversi. Perché quindi, non si è fatto avanti nessuno? Perchè, ogni qualvolta che si offre l’opportunità di concretizzare gli impegni annunciati, cala il silenzio ? E’ possibile fare una proposta anche ora. La partita è ancora aperta. Nulla è perduto. Non è accettabile pensare di disperdere un patrimonio industriale così importante per il territorio veronese e il Veneto”.

In quei giorni si era stabilito di mantenere l’esercizio provvisorio, per dare a Melegatti un’altra chance e “concentrare le forze per sensibilizzare ulteriormente i soggetti che avevano manifestato l’interesse per l’acquisto dell’azienda. Melegatti non può chiudere i battenti. Il suo valore non va disperso. Ci auguriamo – scrivevano  Fai-Cisl, Flai -Cgil e Uila Uil – che le prossime settimane siano propizie e che qualche imprenditore responsabile e lungimirante colga questa importante occasione per fare un investimento serio per sè e per la collettività”.

In campo era scesa anche la Regione Veneto: “Alla luce dell’esito del primo bando d’acquisto – aveva detto l’assessore al Lavoro Elena Donazzan dopo che il primo bando era stato un insuccesso – restano due certezze: la prima è  che il gruppo Melegatti e i suoi lavoratori rappresentano una eccellenza del territorio veronese e veneto; la seconda certezza è che l’attuale fase, importante e delicata, di individuazione di un soggetto imprenditoriale che abbia la capacità di rilanciare la storica azienda, è tutt’altro che conclusa”. La Regione Veneto – aveva assicurato – “continua a seguire la vicenda aziendale di Melegatti e Nuova Marelli, in raccordo con i curatori fallimentari, le organizzazioni sindacali e le istituzioni interessate, e auspica che già nelle prossime settimane si facciano avanti soggetti del territorio che abbiano le potenzialità per rilanciare produzione e marchio e valorizzare storia e professionalità dell’azienda veronese. In questa fase, estremamente importante e delicata, è doveroso mantenere la barra dritta, e tenere bene a mente e perseguire con determinazione l’obiettivo finale, cioè la salvaguardia dell’azienda e dei suoi livelli occupazionali”.

La cassa integrazione straordinaria scadrà il 20 dicembre: non è prorogabile.

Sulle maglie della squadra del Verona, in occasione delle amichevoli estive, era tornato il marchio Melegatti, fondata nella stessa città nel 1894 da Domenico Melegatti. Una mossa concreta nel segno della solidarietà ai lavoratori e alle loro famiglie.

maglietta

  • Luana |

    Perché ogni lavoratore non acquista una quota e diventa socio lavoratore?
    Tre obiettivi:
    1) salvaguardia del posto di lavoro
    2) evitare speculazioni da parte di imprese/multinazionali che non garantirebbero il lavoro a Verona
    3) salvaguardare anche l’indotto

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