L’emigrazione dei veneti (5 milioni di persone) diventa materia di studio a scuola: nel mondo 147 circoli di discendenti

La storia dei 5 milioni di veneti emigrati nel mondo dall’Unità d’Italia al secondo dopoguerra diventerà materia di approfondimento nelle scuole del Veneto di ogni ordine e grado, inserita nei programmi scolastici e riconosciuta con crediti formativi. E’ quanto prevede il protocollo siglato a palazzo Balbi tra la Giunta regionale del Veneto, rappresentata da Elena Donazzan e Manuela Lanzarin, rispettivamente assessore alla scuola e ai flussi migratori, l’Ufficio scolastico regionale, rappresentato dalla dirigente Francesca Altinier, e i presidenti del coordinamento e delle associazioni dei veneti nel mondo.

Le associazioni dei Veneti nel mondo, Unione dei Triveneti nel mondo, Emigrati ed ex Emigrati in Australia e Americhe (Anei), Bellunesi, Trevisani, Vicentini e Veronesi nel mondo metteranno a disposizione competenze ed esperti per percorsi formativi ed iniziative didattiche rivolte ad insegnanti e studenti che aiuteranno a capire il fenomeno migratorio che ha interessato l’Italia e il Veneto tra Otto e Novecento.

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Le modalità attuative dell’insegnamento della storia dell’emigrazione veneta saranno definite dall’apposita  commissione di coordinamento tra Regione Veneto, Ufficio scolastico regionale e i rappresentanti delle Associazioni dei veneti nel mondo.

“Pochi sanno che 25 milioni di italiani, tra cui quasi 5 milioni di veneti, hanno lasciato il loro paese dopo l’Unità d’Italia per cercare lavoro e fortuna in terre lontane e che attualmente ci sono nei diversi continenti 147 circoli composti dai discendenti dei veneti – hanno ricordato Elena Donazzan e Manuela Lanzarin – E’ una pagina di storia troppo a lungo dimenticata o ignorata, da conoscere nei suoi particolari per comprendere la nostra contemporaneità, cioè cause e ricadute, analogie e differenze con altri flussi migratori”.

Grazie all’accordo con l’Ufficio scolastico regionale, le associazioni dei veneti nel mondo possono ora strutturare un percorso formativo, affidato all’autonomia delle singole scuole, che attraverso la testimonianza dei diretti protagonisti e approfondimenti di tipo storico, letterario, geografico e artistico offrirà proposte formative per i docenti e proporrà moduli didattici ai ragazzi della scuola dell’obbligo e delle superiori.

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“Far conoscere ai ragazzi di oggi le sofferenze, le difficoltà e i successi degli emigranti – commentano Aldo Rozzi Marin, presidente dell’Associazione dei veneti nel mondo e Guido Campagnolo, presidente dell’Unione dei Triveneti nel mondo e della Trevisani nel mondo – significa anche saldare un debito di gratitudine con quanti, con la loro scelta di emigrazione, hanno contribuito allo sviluppo del Veneto e delle nostre comunità. Parlare di chi è partito nei decenni scorsi significa, inoltre, creare una cultura di sensibilità e di attenzione verso paesi lontani, con i quali il Veneto continua a mantenere vive relazioni e interessi, nonchè verso i nuovi flussi migratori”.

Il Veneto è la prima regione ad aver intrapreso un percorso educativo di questo tipo – evidenzia Oscar De Bona, ex assessore regionale, ex presidente della Provincia di Belluno e ora presidente dell’associazione Bellunesi nel mondo – che aiuta non solo a riscoprire un passato poco noto, ma anche a capire la mobilità di oggi e a porre le premesse per il possibile rientro di ‘cervelli’ e talenti espatriati. Per esempio, l’associazione dei Bellunesi nel mondo ha avviato, d’intesa con Confindustria, la banca dati dei profili dei giovani che sono emigrati in questi anni al fine di agevolarne il possibile rientro”.

“Noi mettiamo a disposizione le nostre testimonianze e le nostre esperienze – testimoniano Enrico Pauletto, presidente dell’Anei,  nato in Australia e nipote di un veneto emigrato in Brasile, e Marco Appoggi della Vicentini del mondo – e là dove siamo già intervenuti siamo sempre riusciti a coinvolgere l’interesse dei ragazzi di oggi, veneti e immigrati, verso la realtà della migrazione, il suo significato e i suoi valori, la capacità dei nostri avi di coniugare identità e integrazione nel rispetto di norme e consuetudini della comunità ospitante”.

Qualche storia di veneti nel mondo:

Ci sono Mario ede Elena, lui partito da Badoere per l’Australia nel 1959, lei lo ha raggiunto: nell’orto di casa cresce anche il radicchio trevigiano, oggi – in visita nel paese di orgine raccontano: “Siamo stati accolti con ospitalità in un Paese lontano, ci siamo distinti per la nostra laboriosità, siamo animatori dell’associazione trevisani nel mondo, parliamo inglese anche se il dialetto ci piace di più, abbiamo tre figli tutti laureati che ci hanno dato tanti nipoti – spiegano – Non ci siamo scordati delle nostre radici e la bellezza della campagna della quale conserviamo il fiore d’inverno anche se a dirla tutta lo piantiamo a gennaio e lo mangiamo a luglio: questione di stagionalità”. “Ai giovani che vogliono provare un’esperienza all’estero – dice Mario – consiglio di non avere paura e di conservare tutti i valori italiani come il senso della patria, il sacrificio, l’impegno e la solidarietà, solo così si è di casa in tutto il mondo“.

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E poi c’è Raul Randon, nipote di Cristoforo, emigrato in Brasile da Muzzolon di Cornedo Vicentino. Ha creato un impero (è mancato l’anno scorso), negli anni ha dato lavoro e commesse alle aziende vicentine, e l’università di Paudova gli ha conferito la laurea ad honorem.

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E fra i tanti giovani che hanno scelto di fare fortuna all’estero, ecco il geometra che ha portato la cucina friulana a Shangai. Parla Marco De Cecco, classe 1982, nato a Udine: “Mi sono diplomato e ho conseguito l’abilitazione alla libera professione per seguire le orme di mio padre. Le mie conoscenze culinarie le ho apprese da mia nonna, poi ho continuato a documentarmi e sperimentare. I miei nonni fondarono la Trattoria De Cecco quarant’anni fa, nel pese dove ho vissuto tutta la mia giovinezza a Buttrio,  Udine. Ancora oggi il ristorante è aperto grazie ai miei cugini Rossella e Lorenzo e a zia Giuliana. Quando ero giovane, lavorare fianco a fianco di mia  nonna e di mia cugina mi ha fatto scoprire i segreti della cucina friulana, ricette antiche tramandate oralmente che a volte ho rivisitato e modificato in base alla mia inventiva. Ma soprattutto è nata in me la voglia di utilizzare prodotti freschi e di buona qualità. Ancora oggi continuo a preparare il pane e la pasta fatta in casa come un tempo”.