La frenata dell’economia, vista dalla provincia che esporta più di ogni altra: mai così male dal 2015

“La marcia della crescita è scalata ed è scattato un inquietante campanello d’allarme per l’export extra UE”. Inzia così il commento al  risultato della 141^ indagine congiunturale, condotta da Confin­dustria Vicenza per il 3° trimestre 2018 che fotografa un’economia vicentina che, pur rimanen­do in area positiva, evidenzia un significativo rallenta­mento nella sua crescita.

vicenzaa“Poco prima della nostra assemblea generale di settembre – afferma il presidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi – il nostro Centro Studi aveva rilevato come il cosiddetto sentiment degli imprenditori fosse nettamente peggiorato. E quando gli imprenditori vicentini sentono nell’aria che le cose stanno cambiando, sono purtroppo facili profeti. Le questioni che stanno incidendo sulla nostra crescita sono essenzialmente due. Stiamo assistendo ad una fase del ciclo economico mondiale che penalizza il mercato libero a tutte le latitudini tra dazi, sanzioni, chiusure di confini e incertezza geopolitica, dalla Brexit agli USA, dalla Germania che rallenta fino alle recenti tensioni Russia-Ucraina. Noi siamo la prima provincia per export pro-capite e quindi tutto questo ha grande rilevanza. Ma anche negli anni scorsi l’incertezza era un fattore, anche se non così pesante; solo che a questo si aggiunge anche un clima interno che sta spingendo le imprese a pensarci due, tre, quattro volte prima di fare un investimento. Un Governo che vede le imprese come una scocciatura, i progetti sulle infrastrutture che sono continuamente messi in discussione, un mercato del lavoro reso ancora più rigido dallo sciagurato decreto dignità, una formazione sul 4.0 e un’alternanza scuola lavoro depotenziate e la volontà di far debiti per misure assistenziali anziché per investimenti pongono tanti, troppi dubbi sul futuro. E i risultati di questo combinato disposto, purtroppo, si vedono”.

vescovi_vicenzaLa produzione

La produzione industriale, infatti, cresce dello 0,86% rispetto allo stesso trimestre del 2017 (che fece segnare invece un +3,91%). Una frenata non indifferente se si pensa che i precedenti due trimestri di quest’anno facevano segnare +3,16% e +4,28% e che per trovare un ritmo di crescita più basso di questo si deve tornare al primo trimestre 2015.

A testimoniare la frenata è anche l’andamento: a fronte del 39% delle aziende che dichiara aumenti, il 28% delle ditte evidenzia cali pro­duttivi determinando un saldo di opinione positivo pari a +11, che stride rispetto al +34 nel precedente trimestre e del +31 nel terzo trimestre dello scorso anno. Il numero di aziende che denuncia un livello produttivo insoddisfacente rappre­senta il 26% del totale.

Mercato interno ed export

Subisce, poi, una forte battuta d’arresto il trend positivo re­gistrato fino allo scorso trimestre per quanto riguarda il fatturato sui vari mercati di destinazione.

Sul merca­to interno le vendite si fermano al +0,77%, contro un +3,52% dello stesso periodo dello scorso anno ma anche del +3,05% dello scorso trimestre. Era da oltre due anni che si cresceva nettamente sopra l’1% (toccando vette del +4,91% e + 4,8% nel primo trimestre 2018 e 2017).

Tengono meglio le vendite sui mercati dell’Unione Europea che segnano un +1,76%, ma che sfigurano rispetto al +4,99% dello stesso periodo del 2017 e del +4,97% del secondo trimestre 2018.

L’allarme, invece, riguarda il mercato extra UE che fa segnare un dato negativo: -0,66%. Un dato non drammatico, ma molto indicativo se si pensa che nei precedenti 34 trimestri, ovvero dal 2010, solo 2 volte si sono registrati cali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (erano il primo e l’ultimo trimestre 2015). Una frenata ancora più impressionante se si fa il confronto con lo stesso trimestre del 2017 che faceva segnare un +6,47%.

Gli ordini

La consistenza del portafoglio ordini rimane stabile per il 36% delle aziende e il periodo di lavoro assi­curato supera i tre mesi nel 22% dei casi.

Liquidità e incassi

Rispetto al secondo trimestre 2018, è stabile la percentua­le di aziende che denuncia tensioni di liquidità (13%) mentre diminuisce leggermente quella delle aziende che lamenta ritardi negli incassi (17%).

Prezzi

Nel terzo trimestre 2018 i prezzi delle materie prime han­no registrato un incremento medio del 2,08%, men­tre quelli dei prodotti finiti crescono dello 0,84%.

Occupazione

Nel trimestre luglio-settembre 2018 l’occupazione segna un incremento del numero di addetti pari al +2,05%. Il 53% delle aziende dichiara di aver mante­nuto inalterato il proprio livello occupazionale, il 34% l’ha aumentato, mentre il 14% l’ha ridotto.

I principali settori

Guardando all’andamento dei principali settori produttivi, gli indici di produzione, export e occupazione sono tutti in positivo per materie plastiche; meccanica; sistema moda; vetro ed estrattive. Frenano solo nella produzione l’alimentare e il settore carta e grafica; mentre anche nell’occupazione il settore concia. Segno negativo nella produzione e nell’export per l’orafo mentre registrano valori in diminuzione per tutti gli indici il settore della chimica e quello del legno-mobile.