Le strade, i telefoni, internet, le vetrate rotte e i macchinari bagnati: la sfida delle aziende bellunesi, dopo la tempesta

Belluno, una delle province più industrializzate di Italia nella complessità di un territorio di montagna. Non a caso qui è nata (e da qui viene coordinata)  l’iniziativa di una Confindustria per lo sviluppo economico e sociale delle Terre Alte.

I giorni dopo l’ondata di maltempo si stanno ancora stimando i danni subiti: “Non ci sono le zone industriali come quella di Longarone, dove il forte vento ha scoperchiato capannoni e rotto vetrate, danneggiando gli stabili e in qualche caso gli impianti produttivi – spiega Andrea Ferrazzi, direttore di Confindustria Belluno Dolomiti – La vera emergenza sono i collegamenti, la viabilità, la rete stradale e quella elettrica e telefonica. Anche le aziende normalmente al lavoro si trovano isolate  su vari fronti”.

tempesta

Proprio a Longarone ha sede Sinteco, che costruisce macchinari ad alta automazione per una clientela per il 70% straniera (grandi gruppi del medicale negli Usa e dell’automotive, perlopiù tedeschi, ma anche i clienti italiani sono  in buona parte multinazionali), 200 addetti. “Di cinque stabilimenti – spiega Stefano Giacomelli, general manager – uno ha avuto la copertura del tetto distrutta in parte da quella che non esito a definire una tromba d’aria: è entrato di tutto, colpendo i delicati macchinari in costruzione. In un secondo sito è andata anche peggio, con la rottura dell’intera facciata a vetri, anche qui con ricadute sulla produzione. Fondamentale è stato il ruolo del nostro personale: ragazzi e ragazze che si sono allertati via social e whatsapp e si sono presentati per pulire e asciugare il possibile, in questo modo di certo contenendo i problemi”.

Hanno fatto tutto da soli: “Protezione civile e Vigili del fuoco erano giustamente alle prese con molte altre emergenze: il nostro grazie va al Comune di Longarone che ha fatto davvero il possibile, basti pensare solo alla quantità di alberi caduti che sono stati rimossi”. Lo stesso Giacomelli aveva provato a raggiungere lo stabilimento nella notte di lunedì, ma è stato impossibile: ”Sono riuscito ad arrivare al mattino, e subito dopo la strada è stata chiusa”. Uno stop forzato per una azienda in forte crescita: solo nell’ultimo periodo sono state assunte 40 persone, e ancora si cercano esperti di software ed ingegneri elettronici.

A  Longarone molte sono le aziende nate dopo il disastro Vajont, grazie alla legge (la 457 del 1963 e 357 del 1964, provvidenze a favore delle zone devastate dalla catastrofe del 9 ottobre 1963) che sosteneva economicamente chi voleva investire sulla provincia. Molte – Marcoli, Safilo, De Rigo – appartengono  al distretto dell’occhialeria, che paradossalmente proprio “al perdurare di condizioni meteo avverse che ha influenzato le vendite di occhiali da sole  – si legge nel Monitor di Intesa Sanpaolo – nel secondo trimestre 2018 deve il calo delle esportazioni (-6,6%) , con un calo consistente delle vendite nel mercato spagnolo, e in generale nei mercati europei”.

Più su, a Cibiana, c’è una delle aziende più “ad alta quota” con i suoi 1.100 metri: è la  Errebi, che dal 1949 produce chiavi per serrature, esportandole per il 50% in 40 Paesi da Cibiana, il paese “dipinto”. Ha sopportato nevicate, strade chiuse, “tutte le difficoltà della montagna – spiega il direttore generale Luca Mazzucato – Ma un vento così forte, una pioggia così insistente, in 20 anni che sono qui non li avevamo mai visti”. In azienda è interrotta la linea telefonica fissa e il collegamento internet: Mazzucato parla dal cellulare e dice che “ancora oggi (venerdì pomeriggio, ndr) piove: noi possiamo dirci fortunati, ma guardiamo con preoccupazione ai prossimi giorni: se il sole aiuterà a rimettere in sicurezza la viabilità potremo ripartire, ma se dovesse continuare così… Al momento stiamo fermi: i nostri tir dovrebbero percorrere alcuni chilometri di strada provinciale costeggiata da boschi, il rischio frane e caduta alberi è reale. Preferiamo lasciare lavorare chi sta provvedendo a sistemare le emergenze”.

Ma la “tempesta perfetta” ha riguardato l’intera provincia: Feltre (con una vittima),  l’Agordino, e giù fino a Treviso, dove il Piave ha allagato l’area industriale di Segusino.

Proprio qui la rilevazione dei danni avviata da Assindustria Venetocentro ha trovato le maggiori criticità.  A inizio settimana alcune imprese hanno sospeso la produzione per un turno, in occasione dei problemi ai ponti sul Piave: non esiste infatti più la bretella provvisoria realizzata per il cantiere di consolidamento del ponte della Priula, ed è stato chiuso un pomeriggio dalla Prefettura anche il ponte tra Fagarè e Ponte di Piave con sospensioni alle aziende della zona di Salgareda. Altre sospensioni ci sono state per l’interruzione dell’energia in alcune zone, sempre nei primi giorni della settimana.

Nel  corso  della  prossima  giunta  camerale  convocata per  venerdì  9 novembre, la Camera di Commercio di Treviso – Belluno indirà un bando di 150mila euro riservato alle  imprese  colpite  dalle  recenti  calamità  atmosferiche  per  sostenere e  facilitare  la  ripresa  delle  attività aziendali.

Ed è attivo il Conto Corrente di Banca Unicredit Spa, tesoriere regionale, denominato “REGIONE VENETO – VENETO IN GINOCCHIO PER MALTEMPO OTT. – NOV. 2018”.

Il Codice IBAN è: IT 75 C 02008 02017 000105442360

La causale è: “VENETO IN GINOCCHIO PER MALTEMPO OTTOBRE-NOVEMBRE 2018”.

“Ogni centesimo che verrà versato andrà destinato solo ed esclusivamente per aiutare le persone in difficoltà”, assicura il presidente Luca Zaia.