Troppi in quarantena, allarme lavoro nelle piccole aziende

Aumentano le quarantene dei dipendenti delle aziende del territorio a causa di contatti con persone contagiate o potenzialmente contagiate, con conseguenze che cominciano a diventare pesanti per le imprese, in particolare per le piccole e piccolissime che hanno pochi lavoratori.

Su questo problema prende posizione la CNA di Treviso che chiede corsie preferenziali, maggiore rapidità nell’effettuazione dei tamponi a familiari e parenti dei contagiati e nella comunicazione dei relativi responsi, e snellimento delle procedure.

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«Sono positivi l’ampliamento dei punti Covid-19 nella nostra provincia e il grande sforzo organizzativo che sta facendo il sistema sanitario territoriale per gestire la pandemia – afferma Mattia Panazzolo, direttore di CNA territoriale di Treviso -. Serve ora un ulteriore impegno da parte dell’azienda sanitaria per testare rapidamente i contatti più vicini ai contagiati altrimenti le imprese, con tutte le quarantene che si stanno verificando, rischiano la paralisi».

CNA Treviso accoglie anche con favore il decreto Ristori-bis, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, evidenziando, tra le positività del provvedimento, il fatto che la cassa integrazione Covid-19 sia stata estesa a tutti i lavoratori assunti prima del 9 novembre che il testo di legge abbia ampliato la platea dei beneficiari dei contributi inserendo settori dimenticati nel precedente decreto come i bus turistici, i fotografi e le lavanderie industriali.

L’Associazione Artigiana, invece, lamenta il trattamento riservato agli artigiani della ristorazione ai quali viene riconosciuto un ristoro pari soltanto al 50% del precedente. «Auspichiamo che in fase di conversione del provvedimento – conclude Panazzolo – il Parlamento alzi il contributo al 200% come per le altre attività della ristorazione. Allo stesso modo sollecitiamo il legislatore a inserire le lavanderie artigiane, ingiustificatamente escluse tra i beneficiari dei contributi».

Di altre categorie escluse (anche chi vende bomboniere o i fotografi) abbiamo parlato qui.

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E poi c’è la questione delle zone differenziate per livello di rischio. CNA-SHV in Alto Adige esprime “forti preoccupazioni per gli indennizzi spettanti alle aziende chiuse con le precedenti ordinanze provinciali e con quella che inasprisce ancor di più le restrizioni della zona rossa”, estesa all’intera provincia. Le famigerate 50 sfumature di zona rossa che rischiano di penalizzare alcune categorie.

“Abbiamo avuto modo di illustrare al presidente della Provincia, Arno Kompatscher – spiega Caudio Corrarati, presidente di CNA-SHV – la nostra ferma volontà di collaborare per risolvere un’emergenza sanitaria che, al momento, sembra davvero fuori controllo. Siamo anche disposti, così come ci è stato chiesto, a sensibilizzare le nostre imprese in caso venissero disposte ulteriori chiusure. Allo stesso tempo, però, non possiamo non far notare che quanto avevamo prospettato nei giorni scorsi si è purtroppo avverato. Il tanto atteso Decreto Legge Ristori, pubblicato oggi sulla Gazzetta Ufficiale, contiene dettagliati elenchi delle attività che beneficeranno degli indennizzi per la chiusura, secondo quanto previsto dal Dpcm del 3 novembre. I parrucchieri, chiusi in Alto Adige con ordinanza provinciale e aperti nelle zone rosse del resto d’Italia secondo il Dpcm, sono esclusi dal beneficio. Prendiamo come un impegno prioritario le parole del presidente Kompastcher che auspica una modifica del DL Ristori. Aggiungiamo che nel DL sono stati penalizzati gli artigiani della ristorazione, ovvero le gastronomie, con il 50% di ristoro, mentre sono state escluse le lavanderie professionali. La Provincia si muova in sintonia con il Governo, non solo sulle chiusure ma anche sugli indennizzi”.

CNA-SHV ha anche segnalato che la proliferazione delle ordinanze provinciali sta creando problemi interpretativi alle forze dell’ordine. “Ci risultano associati che dovrebbero essere aperti – ha aggiunto Corrarati – costretti a chiudere da chi controlla, mentre altri associati, che dovrebbero essere chiusi, rimangono aperti con il benestare di chi controlla. E’ come se avessimo 116 sfumature di zona rossa, una per ciascun comune altoatesino. Così non va bene”.

Infine il problema complessivo dei sussidi. “Comprendiamo la gravità della situazione e la necessità dei sacrifici – conclude Corrarati – ma se non si interverrà una riorganizzazione immediata della sanità, in termini di personale e posti letto, non basteranno i ristori, ma serviranno camion di euro freschi di stampa per far sopravvivere le aziende che andranno incontro a chiusure o a cali vistosi della redditività e della produttività, soprattutto se verranno effettuati tamponi a tappeto che costringeranno molti lavoratori, imprenditori e autonomi a stare in quarantena”.