Vendite on line sospese per eccesso di domanda: il prosciuttificio Coradazzi, piccola realtà artigiana appartenente al Consorzio del Prosciutto di San Daniele (Udine), aveva pubblicizzato sul sito aziendale il proprio “18 mesi Dop”, entrato nella Guida grandi salumi del Gambero Rosso insieme ad altri due prodotti locali. Risultato: il picco di richieste legato alla notorietà e alle feste natalizie ha costretto a sospendere lo shop on line del prosciutto e degli altri prodotti in catalogo. Merito, anche, di un sito che segue poche regole di massima efficacia.
Molte foto, fatte fare appositamente per il sito. Contenuti rinnovati di frequente. Una risposta veloce ai contatti, spesso entro le prime tre ore. Così l’immagine online del prosciuttificio avvicina i potenziali clienti. Qui si lavorano 13mila cosce all’anno, all’interno di uno stabilimento di circa 1.600 metri quadrati. Bastano pochi addetti: circa una decina, per uno stabilimento nato nella seconda metà degli anni Settanta (1976) e che oggi basa la sua attività su di un mercato interno e su un export al 30% del fatturato (di 1,4 milioni). Forte legame al territorio e alla tradizione, ma grande capacità di farsi conoscere: «Fare un prosciutto buono è già per noi una soddisfazione, ma farlo al top ancora di più» sono le parole di Angelo e Teresa Coradazzi i fratelli, titolari del prosciuttificio.
Teresa poi in regione e' conosciuta come una regina dei fornelli, tanto da invitare a cucinare a casa sua altre donne note e non: l’ultima volta a riprenderla c’era una tv giapponese. Per questo il sito non è solo un posto “istituzionale”: qui oltre allo shop online ci sono le ricette, non necessariamente a base di prosciutto, dal “Brodo d’altri tempi” alle creazioni di suocere e cugine. Il prosciutto è riuscito a sfilare anche al Pitti Uomo (sempre in braccio a Teresa), e solo per motivi di privacy non svela i nomi di alcuni degli acquirenti più noti: teste coronate – pare – incluse.
I due fratelli:
E a proposito di cibo, tradizione, opportunità di lavoro e commerciali legate ai prodotti tipici a rischio estinzione: sono già molti i casi di specialità salvaguardate da produttori appassionati e impegnati a conservarne le tipologie e le lavorazioni. Slow Food FVG le ha raccolte nell'"Arca del gusto", per difendere la preziosa biodiversità, ma anche promuovere nuove occasioni di sviluppo per il territorio. All’inizio di dicembre, il Terra Madre Day al Visionario di Udine ha visto tanti produttori raccontare al pubblico – che poi ha assaggiato – alcuni di questi cibi, salvati dall’estinzione, alcuni già dichiarati Presìdi Slow Food e nell’Arca del Gusto, altri con le carte in regola per essere "imbarcati". Fra loro il broccolo friulano – varietà antica e ricca di nutrienti, molto resistente al freddo e tipica degli orti rurali poveri di un tempo, e l’aglio di Resia, conservato dalle cure delle anziane della valle e riconosciuto nel progetto che lo ha visto recuperare dal 2002, successivamente dal 2004 presidio Slow Food oggi in grado di rappresentare un quarto della produzione regionale di aglio. Ancora, il Pan di sorc (presidio che comprende tutta la filiera), e tantissime varietà di mais, in cui la domanda commerciale supera di gran lunga l'offerta, come nel caso del "cinquantino", del rosso di Aquileia o del dente di cavallo.
Questo è il Radic di mont:
La sfilata prosegue con il crafùt (una polpettona a base di carne di maiale, ma farcita fino a diventare dolce, con ingredienti come uvetta, cannella, finocchio selvatico, scorze di limone e arancia), la cipolla rosa della Val Cosa, che alcuni ortolani sono riusciti a salvare in extremis dalla scomparsa, la scuete frante e gli strucchi lessi. C’è anche una "novità" assoluta, l'asparago di Nogaredo del Torre, varietà conosciuta fin dal passaggio di Napoleone in Friuli e ora recuperata, pronta a entrare di diritto nell'Arca Slow Food friulana.
Bujadnik:
Finora a bordo di questa inconsueta Arca di Noè del cibo sono diversi salumi e derivati (la Marcundela, diffusa in molte parti della pianura e montagna friulana, il Pestat di Fagagna, le Petuccia, Peta Pitina delle valli pedemontane pordenonesi, la Sasaka, elemento-base del tradizionale spuntino dei boscaioli della Val Canale-Canale del Ferro), formaggi (il Formadi frant, il Montasio d’alpeggio, il Salato della Carnia e Val d’Arzino, la Scuete fumade, tipica ricotta della Carnia), un paio di ortaggi (l’aglio di Resia, il Radic di mont, la Rosa di Gorizia), e un paio di dolci (il Bujadnik tradizionalmete prodotto a Resia, i Colaz biscotti della Carnia.)
Pitina: